Aprilia, parla Casimirri: “Noi giovani, ma cresceremo. Possiamo arrivare tra le prime tre…”

Aprilia, parla Casimirri: “Noi giovani, ma cresceremo. Possiamo arrivare tra le prime tre…”

Ha girato in lungo e in largo quasi tutta l’italia ed è stato anche all’estero.

Ha un papà Agente FIFA e un giorno anche lui vorrebbe cimentarsi nel ruolo.

Giocando ha avuto gioie, preso cantonate, fatto fesserie ma non rinnega nulla.

Andrea Casimirri è un ragazzo sveglio e schietto.

Quello che pensa non ha paura di dirlo, a dispetto del tradizionale vocabolario calcistico e di un’ortodossia dialettica che evidentemente non gli garba troppo.

D’altronde, da lui ti puoi aspettare qualsiasi cosa: una domenica ti firma una doppietta d’autore e quella dopo si fa espellere perchè magari non è troppo d’accordo con il metro arbitrale.

Benvenuti nell’universo del Top Player di Eccellenza della scorsa settimana.

 

Andrea, cominciamo dalla partita di coppa di ieri a Ladispoli.

Siete approdati tra le fanfare ai Quarti di Finale.

Ora anche questo diventa un obiettivo.

“A dire il vero, noi la coppa non l’abbiamo mai snobbata, anzi…

Certo, magari non ha lo stesso peso specifico del campionato, però ha certamente un valore.

Ieri abbiamo fatto una bella prestazione su un campo letteralmente impraticabile.

Con tutto il rispetto per il Ladispoli, non capisco come sia possibile che in queste categorie esistano ancora terreni di gioco in pozzolana.

Loro probabilmente erano convinti che, dopo il 2-2 dell’andata, noi saremmo andati a giocare da loro senza troppa convinzione, e invece…”.

Nei prossimi giorni conoscerete la vostra prossima rivale.

Tra quelle rimaste in lizza c’è una squadra che eviteresti volentieri?

“Ad onor del vero, tranne quelle del nostro girone non conosco benissimo le altre formazioni.

A prescindere da tutto, però, io non temo nessuno in particolare e lo stesso vale per il campionato…”.

Spiegati meglio.

“Osservando il nostro girone, per me non esiste una vera e propria ammazzacampionato.

Secondo me, l’Aprilia può giocarsela con tutti”.

Però il Cassino sembra non conoscere ostacoli e domenica scorsa anche voi, pur giocando una buonissima partita al Salveti, avete pagato dazio contro di loro.

“Per carità, sono certamente una buona squadra, quadrata e compatta, però non mi hanno dato l’idea di essere la classica corazzata.

Noi abbiamo ricevuto molti complimenti domenica scorsa, ma vi posso garantire che non è stata neppure la nostra miglior partita.

Dopo aver subito il loro pareggio, eravamo un po’ stanchi e non avevamo più la forza di attaccare.

Peccato, perchè resto convinto che potevamo uscire da lì con qualche punto”.

C’è stato anche l’episodio della tua espulsione a pochi minuti dal termine…

“Ho sbagliato, non c’è dubbio.

Non sono solito aggredire verbalmente un arbitro come ho fatto domenica ma, come si suol dire in gergo, mi si è “tappata la vena” dopo l’ennesima decisione discutibile che il direttore di gara ha preso durante la partita.

Spiace perchè dovrò saltare due partite per squalifica e non ci voleva davvero”.

Domenica da voi arriverà il Morolo, una squadra che ultimamente sta faticando un po’ in campionato ma che ieri è andata ad un passo da una vera e propria impresa contro la Valle del Tevere.

“Non sarà una gara facile, tutt’altro.

L’esperienza mi ha insegnato a non fidarmi affatto di queste squadre dal rendimento altalenante.

Per vincere dovremo dare più del 100%”.

Tu puoi ricoprire senza problemi più di un ruolo in attacco.

Qual è quello che senti più affine alle tue caratteristiche?

“Io mi sento un trequartista, è quello il mio ruolo.

Preferisco giocare alle spalle di una prima punta, in sostanza.

Poi può succedere che, per esigenze tattiche, venga impiegato in zone diverse.

Quest’anno, ad esempio, parto da destra, ma sempre mantenendo inalterate le mie caratteristiche: fare gol, ma soprattutto sfornare assist”.

Che rapporto hai con Bussi?

“Io e Cristiano ci conosciamo fin dai tempi del settore giovanile ad Udine.

Visto da fuori può sembrare burbero, scontroso, ma è solo un lato del suo carattere.

Se lo conosci megli, scopri un ragazzo d’oro”.

E con Venturi?

“Con il mister ho stretto un rapporto bellissimo.

E’ una persona solare e sempre pronto alla battuta.

Oltre a soffermarsi molto con i ragazzi più giovani del gruppo per dar loro consigli, ha anche un’altra virtù da non sottovalutare: non snatura i suoi giocatori, ma li mette nelle condizioni di giocare nel loro ruolo naturale”.

Dicevi di Udine.

Che ricordi hai dell’esperienza in terra friulana?

“Ne ho tanti e non tutti belli purtroppo.

Ho avuto la possibilità di giocare in quello che allora ero uno dei vivai migliori in Italia e condividere l’esperienza con ragazzi che poi tra i professionisti ci sarebbero arrivati.

Vedi Roman Eremenko e Felipe Sodinha, un fenomeno nonostante la mole.

Qualche rimpianto però me lo porto dietro.

Intendiamoci, non sono uno di quelli che dicono che potevano arrivare in Serie A, però forse ad un certo punto il club non ha creduto più di tanto in me.

La maggior parte delle responsabilità però me le prendo io e ci convivo: a quei tempi di stupidaggini ne ho fatte tante…”.

Qual è stata la più grande?

“Anni dopo ebbi la possibilità di andare a giocare in C a Sorrento, ma rinunciai, preferendo tornare a giocare tra i dilettanti vicino Udine perchè volevo stare vicino alla mia ragazza”.

Di maglie ne hai indossate tante.

Ce n’è una che ti è rimasta di più nel cuore?

“Senza dubbio quella del Sora.

Lì ho vissuto un’annata estremamente complicata, rimettendoci soldi.

Ci sono stati giorni in cui la spesa dovevamo farcela da soli noi giocatori per mangiare.

Nonostante tutto, mantengo un grande ricordo dei tifosi e di una piazza che per i colori bianconeri nutre una passione simile a quella dei tifosi napoletani.

L’allenatore era Massimiliano Farris, ora secondo di Inzaghi nella Lazio, di sicuro uno dei migliori tecnici che abbia mai avuto.

Ieri a Ladispoli ho rivisto volentieri Agostini che con me condivise quell’annata.

Fu tutto estremamente faticoso, ma tra mille traversie la squadra riuscì a togliersi delle soddisfazioni.

Fu anche la stagione in cui riuscii a realizzare quello che al momento rimane il mio record di reti (nove, ndr).

Dispiace vedere una società con quel blasone e quei tifosi esser costretta a ripartire dalle categorie inferiori, ma forse è preferibile questo al fatto che le si accostino personaggi strani come in passato…”.

Girare tanto per l’Italia e non solo come hai fatto tu forma ulteriormente il carattere o può essere sotto certi aspetti un limite?

“Mah, di sicuro accresce il bagaglio di esperienze, però non nego che mi sarebbe piaciuto fermarmi due o tre stagioni in un club.

Ad eccezione dell’annata a Sora, invece, ogni anno a dicembre ho dovuto trovare una nuova sistemazione…”.

Ad Aprilia devono preoccuparsi allora.

“No, qui sto bene e certamente resterò fino al termine del campionato (ride)…”.

Quali obiettivi pensi possa raggiungere la squadra?

“Io credo che possiamo chiudere tra le prime tre, dobbiamo solo acquisire un po’ di malizia.

Siamo peraltro una squadra giovane e dunque certi errori ci possono stare, fanno parte del percorso di crescita.

Pian piano ci stiamo conoscendo e credo che potremo far bene.

Ripeto, non vedo schiacciasassi in giro.

Sono convinto che possiamo giocarcela con tutte”.

E tu quali obiettivi ti poni?

“Diciamo che non mi dispiacerebbe chiudere con dodici o tredici reti all’attivo, prima però penso al bene della squadra”.

Hai solo ventisei anni, ma te lo chiedo ugualmente: hai già le idee chiare circa il futuro?

“Da piccolo sognavo di fare il calciatore ed arrivare in Serie A.

Non ci sono riuscito, ma non mi dispiacerebbe realizzarmi comunque restando in questo ambito.

Mio padre fa l’Agente FIFA e non mi dispiacerebbe ripercorrere le sue orme, anche perchè ho la presunzione di pensare di capirne di calcio, visto che lo mastico da quando ero piccolo.

Il mio sogno sarebbe quello di scoprire un ragazzo di talento, valorizzarlo al massimo e vederlo un giorno esordire ai massimi livelli”.

Sii sincero: in questi anni tuo padre ti ha mai dato una mano a trovar squadra?

“No, mai.

Da una parte è stato un bene perchè mi sono fatto la pelle dura, ma dall’altra un aiutino avrebbe anche potuto darmelo, anche perchè non avrebbe sponsorizzato un giocatore scarso (sorride)…”.

Al momento hai un procuratore?

“No, ormai da anni faccio tutto da solo.

In passato qualcuno ha guadagnato su di me e allora ho imparato a far tutto da solo per tutelarmi.

Per carità, di errori ne ho commessi comunque, ma si cresce anche attraverso quelli.

In Lega Pro ed in Serie D si vedono molti personaggi che vogliono unicamente lucrare sui ragazzi.

Per me invece un procuratore degno di questo nome deve essere una persona di assoluto affidamento e che addirittura ti voglia bene”.

In Eccellenza com’è la situazione?

“Tra i calciatori ce ne sono certi fortissimi a parole, ma che poi non si dimostrano altrettanto bravi sul campo.

Per non parlare di quei direttori sportivi, onestamente la maggior parte in questa categoria, che fanno le squadre al pc, senza aver mai visto dal vivo un giocatore”.

Cosa conta invece?

“Io sono per la meritocrazia.

Se sei bravo e lo dimostri, hai tutto il diritto di crescere professionalmente.

Il campo deve restare la miglior forma di assicurazione sul futuro per un giocatore”.