ARZACHENA, ZUCCHI PREDICA CALMA: “IL PRIMATO? PENSO PRIMA ALLA SALVEZZA. BRANICKI UN TRASCINATORE”

ARZACHENA, ZUCCHI PREDICA CALMA: “IL PRIMATO? PENSO PRIMA ALLA SALVEZZA. BRANICKI UN TRASCINATORE”

Di Alessandro Bastianelli.

Il girone G della Serie D ha un padrone che pochi avrebbero pronosticato ad inizio stagione. Dieci punti in quattro gare hanno consegnato lo scettro di capolista all’Arzachena di mister Giorico, un collettivo cinico e ben amalgamato fra giovani ed esperti che, dopo tredici stagioni consecutive in Serie D, ha messo tutti in fila dietro i colori biancoverdi.

Méta di vacanze durante l’estate, la Costa Smeralda si gode ora il primato nel girone senza perdere né l’umiltà né il peso dei propri obbiettivi, come ci racconta il trentacinquenne DS Antonello Zucchi , da sette anni all’Arzachena, nell’intervista rilasciata alla nostra redazione.

Signor Zucchi, state vivendo un momento positivo e inaspettato. Siete sicuri di non dover rivedere i vostri obbiettivi verso l’alto?

Ma no, siamo alla quarta di campionato e sarebbe prematuro fare discorsi del genere.

Vedo un girone molto livellato, ci sono squadre ostiche per tutti, noi siamo stati concentrati sin dal primo minuto del sei Settembre e dobbiamo rimanervi per arrivare al nostro obbiettivo, che è la salvezza. La squadra sta giocando bene e sta dando le risposte che ci aspettavamo.

Non dobbiamo adagiarci sui risultati né perdere la nostra umiltà e concentrazione, questa è la rotta per far bene e raggiungere i fatidici 40 punti il prima possibile.

Lì davanti avete un giocatore che sembra rigenerato rispetto alle ultime stagioni, Piotr Branicki.

Come avete gestito il suo recupero tecnico e psicologico dopo le ultime sfortunate stagioni a Torre Del Greco e Monopoli?

Pietro non è soltanto uno dei migliori attaccanti della categoria, ma anche e soprattutto un uomo straordinario.

Erano tanti anni che ero sulle sue tracce, volevo portare qui l’attaccante che mi aveva incantato quando giocava con la maglia del Sora. Potevamo riuscirci lo scorso anno ed alla fine, dopo le incertezze sul nostro ripescaggio, il matrimonio s’è fatto a Dicembre.

Superati i problemi fisici, ci ha messo poco a prendersi il ruolo che gli spetta. Lui è un trascinatore, un punto di riferimento per tutti i ragazzi, un professionista fra i dilettanti. E’ bastato credere in lui e farlo sentire importante per farlo tornare ai suoi livelli.

Avere un uomo e un giocatore come Branicki è un lusso per questa categoria.

Di solito in Costa Smeralda ci si va in vacanza, voi siete riusciti negli anni a costruire un gruppo valido e dotato di ottimi giovani.

Come si aggirano le difficoltà di dover creare un gruppo affiatato e di valore in provincia, lontano dai centri popolosi? E’ difficile trovare i giovani adatti?

Tra una chiamata della Viterbese ed una dell’Arzachena, un giocatore si fa, in teoria, pochi dubbi.

Da noi però, più che i soldi e le promesse, si fa leva soprattutto sul progetto, sulla tranquillità e sulla serietà della nostra società.

Il caso di Pietro (Branicki ndr) è il tipico esempio di come trattiamo con i giocatori: con lui ho parlato del progetto e del ruolo che avrebbe avuto nel nostro scacchiere. Certo, non tutti hanno le stesse pretese e la certa umiltà, ma questo ci stimola a cercare meglio i giocatori e a puntare sulle doti umane, oltre che su quelle tecniche.

Trovare giovani validi, e convincerli a venire a giocare qui è un compito impegnativo, essendo il nostro bacino d’utenza meno ampio e più dispersivo. Puntiamo sullo scouting e sulla ricerca nel nostro territorio, cercando di tenere buoni rapporti con le società grandi come il Cagliari che ci presta alcuni giovani. Fortunatamente non trovo grandi difficoltà nel comporre il pacchetto under.

Quest’anno ci sono più sarde nel girone, ben otto compresa l’Arzachena.

Questo può essere un vantaggio per voi, che dovrete affrontare meno trasferte?

Francamente no, perché giocare con una laziale è più facile dal punto di vista ambientale.

Mi spiego: qui nel “continente” sardo tutte le partite sono sentite, e giocare contro sette sarde vuol dire disputare quattordici derby. Ci vuole tanta concentrazione, temperamento e carattere, tante gare vengono decise da episodi e occorre tarare sui giri giusti

Andare in trasferta e attraversare il Tirreno non ci pesa, dopo tredici anni ci siamo abituati ormai!

Quali sono le squadre più attrezzate per la vittoria finale?

Le dico tre nomi: Olbia, Viterbese e Grosseto.

Non solo sono piazze importanti e seguite, ma hanno anche i mezzi e le possibilità per disputare poi una Lega Pro.

Non trascurerei l’Olbia che lì davanti ha due grandissimi giocatori, Molino e Giglio.

Chiudiamo con uno sguardo a domenica.

Tornate nel Lazio per affrontare il Flaminia, che in questo avvio di campionato sta faticando e non poco.

Come state preparando la gara?

Sappiamo che non è facile affrontare partite del genere, domenica c’è bisogno della concentrazione che ha accompagnato tutto questo inizio di stagione.

Giochiamo contro una squadra che, seppur in bassa classifica, ha individualità importanti come Gay e giovani di valore come Bonaventura.

Non abbasseremo la guardia, questo è certo.