Il suo esonero è stato uno dei più chiacchierati di questa singolare stagione 2013/14.
Avete presenti quelli di Solimina e Punzi?
Beh, qui siamo decisamente sullo stesso piano.
Quando il Colleferro ha deciso di destituire Enrico Baiocco nonostante la squadra fosse ancora al secondo posto in classifica nel Girone B di Eccellenza, in molti sono rimasti sorpresi.
I giorni successivi non sono stati semplici: il club di via Berni, per bocca del presidente Talone, ha attribuito la responsabilità della decisione ai calciatori, rei di aver voltato le spalle all’allenatore, e questi ultimi hanno poi emesso un comunicato respingendo al mittente ogni accusa.
Pochi giorni fa, Pino Petrelli, tecnico designato alla successione di Baiocco, ha rassegnato le dimissioni dopo appena tre partite, unitamente al co-presidente Manolo Bucci.
Ora, a distanza di quasi un mese da quel movimentato lunedi di metà marzo, Baiocco ha deciso di tornare a far sentire la propria voce dopo un periodo di assordante silenzio. L’ormai ex allenatore rossonero ha scelto Sport in Oro ed il Corriere Laziale per dire la sua, quasi a voler idealmente chiudere il cerchio di un’avventura professionale ed umana comunque indimenticabile.
Baiocco, torniamo a quel fatidico 16 marzo, giorno in cui perdeste a Carpineto Romano. Che ricordi ha di quel giorno?
“Prima di parlarne, faccio un passo indietro e torno a quel bellissimo 3-0 con il Borgo Podgora.
Quel giorno, giocammo una grande partita ed al 90′ mi sarei aspettato che i presidenti entrassero negli spogliatoi per fare i complimenti ai ragazzi per la prestazione offerta, soprattutto perchè negli ultimi minuti ci fu pure l’infortunio di Tornatore, che uscì dal campo stirato”.
E invece?
“E invece, non venne nessuno e ne rimasi sorpreso.
Con il senno di poi, mi vien da pensare che, se anche avessimo pareggiato la partita di Carpineto Romano, sarebbe finita allo stesso modo.
Percepivo scarso entusiasmo da parte di qualcuno, mentre con il mio successore i vertici del club hanno sempre fatto sentire la loro presenza.
Dopo la partita con il Lupa mi è stato riferito che Amerigo Talone e Gianluca Bucci in persona sono scesi negli spogliatoi per congratularsi con la squadra.
Una cosa legittima, però ricordo anche con un pizzico di dispiacere che con il Semprevisa ci fu chi andò via un quarto d’ora prima della fine del match senza vedere l’assedio degli ultimi minuti e, soprattutto, senza vedere negli spogliatoi alcuni ragazzi piangere per il risultato negativo ed altri che non vedevano l’ora di tornare in campo per riscattarsi”.
Aveva ricevuto segnali negativi anche prima del match del “Galeotti”?
“Assolutamente sì. Quando abbiamo centrato i due successi consecutivi con Cecchina e Borgo Podgora, ho cercato invano un contatto con Bucci e Talone, ma senza mai riuscire a parlarci.
Ho trovato un po’ particolare questo loro silenzio.
Credo di non dire un’eresia, se penso che era già tutto deciso”.
Il presidente Talone si è assunto la piena paternità del suo esonero nei giorni successivi.
“Ho letto tante cose e mi è sembrato di percepire un po’ di confusione. Se un presidente ha fiducia nel suo allenatore e crede che siano i giocatori a non dare il massimo, perchè dovrebbe esonerarlo?
In quei giorni ho letto tutto ed il contrario di tutto.
Amerigo Talone, che non ha mai parlato in quattro anni e poi improvvisamente rilascia tutte queste dichiarazioni nel giro di una settimana, mi suona strano.
Ciò che da fuori ho notato è che con me era tutto negativo, mentre dall’arrivo di Petrelli tutto veniva perdonato.
Quando c’ero io, nessuno è mai entrato negli spogliatoi, neppure alla decima vittoria consecutiva, mentre anche dopo il pareggio con la Lupa, il secondo punto ottenuto in tre partite, la dirigenza è andata a dire bravi ai ragazzi.
Ho anche saputo che Petrelli, un allenatore esperto e stimabile, ha avuto da ridire sulla condizione fisica della squadra, ma forse non era quello il problema, visto che in un secondo momento è stato richiamato alla base il preparatore atletico Delfino, dopo che era stato messo alla porta da qualcuno”.
Cosa le ha fatto più male in assoluto?
“Esser liquidato con una semplice telefonata da Talone dopo un percorso insieme di quattro anni e mezzo.
Con la famiglia Bucci non ho mai avuto rapporti e dopo la settimana di mercato a dicembre non ho più parlato, nè tantomeno litigato, con Manolo Bucci.
La verità è che nei primi mesi di campionato non hanno mai partecipato attivamente alle situazioni di campo”.
In questo periodo si è sentito deluso da qualcuno?
“Non la metterei su questo piano.
Piuttosto, lasciatemi dire che sono orgoglioso di aver allenato questo gruppo.
Se siamo arrivati a giocarci un campionato, il merito va soprattutto ai ragazzi.
Loro stanno indicando alla società la strada da seguire.
In questo discorso li accomuno ai tifosi ed a tutto lo staff che ha lavorato silenziosamente dietro le quinte, dal custode del campo al magazziniere”.
Ha più avuto contatti con il ds Angelucci all’indomani del suo esonero?
“Inutile parlarne, passiamo oltre…”.
Cambiamo argomento, allora.
E’ vero che i giocatori si sono esposti in prima persona per farla tornare?
“Mi dicono che è andata così e li ringrazio.
La cosa che mi ha colpito di più è che a chiedere con forza il mio ritorno siano stati anche calciatori che allenavo da soli tre mesi e che prima di averli alle mie dipendenze neppure conoscevo personalmente.
Mi riferisco ai vari Iozzi, Sfanò e Morelli, i nostri rinforzi invernali”.
Perchè il Colleferro ha avuto questo calo?
“Dopo il mercato di dicembre la rosa è stata certamente rinforzata a livello qualitativo, però è rimasta comunque corta.
Noi abbiamo perso solo due partite nel girone di ritorno, ma è anche vero che in precedenza ne abbiamo vinte dieci di fila e questo andrebbe ricordato.
Nell’arco di un campionato, chiunque può accusare una flessione, è fisiologico.
L’Albalonga è stata brava a rifarsi sotto sfruttando questo nostro calo, anche perchè quando sei a meno nove giochi anche con maggiore serenità.
E’ quando ti avvicini all’obiettivo che può venir fuori il famoso braccino…”.
Dopo l’esonero ha più avuto modo di sentire i presidenti?
“L’ultima volta che ho parlato con Manolo Bucci è stato durante il periodo di mercato e gli feci anche i complimenti per come aveva saputo gestire le operazioni.
Con Gianluca, invece, avrò parlato un paio di volte, ma non desidero fare polemica con un ragazzo di trent’anni che ha poca esperienza da dirigente calcistico alle spalle.
Mi sarebbe piaciuto avere un rapporto più profondo con la dirigenza, perchè per un allenatore è importante percepire il pensiero del club, ma questo non è avvenuto.
Pazienza…”.
Nell’intervista rilasciata al nostro sito, Talone l’ha definita una sorta di fratello…
“Mi sembra una realtà un po’ distorta, quantomeno io ho in mente un altro significato del termine “fratello”.
Io sono stato esonerato con una telefonata, mentre a me sarebbe piaciuto parlare a quattr’occhi, capire le sue ragioni ed alla fine andar via dopo aver stretto la mano”.
L’Albalonga adesso ha due punti di vantaggio e lo scontro diretto in casa.
Secondo lei, il Colleferro può ancora farcela a raggiungere i play-off?
“Sì, ne sono più che convinto.
Questi ragazzi sono capaci di tutto, si sono sempre allenati allo stremo e possono raggiungere l’obiettivo.
Ad un certo punto del campionato, avevano addirittura maturato l’idea di poter raggiungere la Lupa Castelli Romani.
Hanno una grande convinzione nei loro mezzi e daranno tutto per centrare il secondo posto, su questo potete scommetterci.
Il Colleferro ha la fortuna di disporre di un gruppo di uomini veri e di grande spessore umano, prima ancora che tecnico”.
Dopo le dimissioni di mister Petrelli e l’uscita dal club di Manolo Bucci, sembrava scontato il suo ritorno in panchina.
“Credo sia stata una questione di puntiglio personale.
Richiamare Baiocco sarebbe stata una sconfitta per qualcuno.
Non dimenticate che prima del sottoscritto era stato mandato via anche l’allenatore della Juniores, Francesco Russo, e che si è deciso di affidare la prima squadra ad un allenatore, Antonelli, che in precedenza allenava la formazione degli Allievi.
Lascio a ciascuno la possibilità di trarre le sue conclusioni circa l’impulsività con cui sono state assunte certe decisioni”.
In queste settimane ha cantato qualche sirena per il futuro di Enrico Baiocco?
“Qualche sondaggio c’è stato, non lo nego, però sono nel calcio da troppo tempo ormai per dare valore alle telefonate che si ricevono a marzo.
Nel tempo ho visto gente anche più preparata di me restare a spasso, queste sono le dinamiche del nostro calcio.
La vita è così: quattro anni e mezzo fa, il Colleferro affidò la panchina a me, forse perchè ero l’unico tecnico disponibile.
Poi è andata com’è andata…”.
Se a fine anno la dirigenza rossonera tornasse sui propri passi e la richiamasse, lei come si comporterebbe?
“Onestamente parlando, credo che con l’attuale dirigenza sia un’ipotesi assolutamente remota il mio ritorno.
A Colleferro sono stato trattato meravigliosamente dalla gente ed alla fine sono diventato uno di loro.
Per me calpestare l’erba del Caslini è stato un privilegio, così come lo è stato lavorare con uomini come Mario Del Brusco e Paolo Amici, due persone vere, autentiche e che hanno dato l’anima per il Colleferro.
I tifosi mi hanno etichettato come il loro Ferguson, ma nessun traguardo sarebbe stato possibile senza l’aiuto e la professionalità di persone come loro due, come Augusto Fiorellini o come Stefano, il custode del campo. Desidero ringraziarli con tutto me stesso per quello che hanno saputo darmi in questi anni di duro lavoro insieme”.
Anche recentemente i tifosi le hanno indirizzato numerosi attestati di stima.
“Quando sei lì in panchina, non riesci ad accorgerti di tante sfumature. In quattro anni forse sarà accaduto una volta di prendere un caffè con un paio di loro.
Non ho mai personalizzato la mia avventura a Colleferro, ma ho lavorato con il solo obiettivo di renderli fieri della loro squadra, cercando di farla arrivare dove merita.
Il Colleferro merita il salto di categoria, perchè dispone di tifosi di altra categoria”.