Fiumicino, le emozioni di mister Lodi: “Si è creata la tempesta perfetta”

Fiumicino, le emozioni di mister Lodi: “Si è creata la tempesta perfetta”

A cura di Francesco Mancini

Il girone C di Promozione è stato probabilmente tra i più incerti e appassionanti raggruppamenti dell’intera categoria e la scorsa domenica ha finalmente espresso il proprio verdetto.

Con cuore, sacrificio e impegno, il Fiumicino ha portato a compimento una straordinaria rimonta sul Grifone che, a metà stagione, sembrava ben avviato alla conquista del campionato.

Sono più i meriti della società del presidente Munaretto o i demeriti della giovane società capitolina? Lasciamo a voi il giudizio finale. Noi ci siamo gustati, di partita in partita, uno dei gironi più avvincenti e competitivi degli ultimi anni.

Nei fasti generali del trionfo finale, ha aspettato a parlare mister Christian Lodi, tecnico del Fiumicino e tra i principali artefici di questa straordinaria annata.

Il duro e instancabile lavoro sul campo che lo ha sempre contraddistinto e la sua scaramanzia lo hanno portato a concentrarsi sul rettangolo di gioco per tutto l’anno e a fine stagione, come promesso, si è aperto a noi, parlando a 360° di quella che, sicuramente, resterà per lui e per tutta Fiumicino una delle stagioni più memorabili di sempre.

Mister, questo fantastico anno si è concluso. Adesso, potete pensare finalmente a festeggiare nell’ultima partita casalinga della stagione, davanti al vostro pubblico. 

“Fiumicino è un paese. Faremo una festa grande e sarà bellissimo. 

Abbiamo fatto un campionato straordinario e ci abbiamo sempre creduto anche nei momenti difficili. Nel girone di ritorno, abbiamo fatto 40 punti su 45. 

Ho dovuto pagare pegno a Forcina che nell’ultima di andata, quando perdemmo contro il Grifone Gialloverde, mi disse che se avessimo vinto il campionato, mi sarei dovuto tagliare i capelli a zero.”

Quando hai capito che la tua squadra, nonostante il distacco, avrebbe potuto lottare ancora per il primo posto? 

“All’inizio ho avuto bisogno di un pò di tempo per amalgamare la squadra. Ho avuto la fortuna di avere a disposizione tanti ragazzi con una personalità forte e molto attaccati alla realtà Fiumicino. 

La Coppa, a mio giudizio, ci ha dato tanta consapevolezza. Ogni volta che abbiamo superato un turno, rimontando lo svantaggio della partita d’andata, abbiamo compreso di essere forti e ci siamo uniti. 

Una competizione come la coppa, con la singola partita, ti da degli stimoli diversi rispetto alla quotidianità del campionato.

Nel percorso, ho capito che la squadra stava diventando davvero forte. Contro il Futbol Montesacro non abbiamo mai rischiato nulla e sono rimasto meravigliato dal mio gruppo. E’la mia più grande soddisfazione.”

Al di là del lavoro prezioso sul campo, ti sei sentito sin da subito coinvolto in un grande progetto? 

“Assolutamente si. Il presidente ha un grande cuore e vive per il Fiumicino. 

Quando sono arrivato, sapevo di essere in una delle piazze più belle del Lazio. La società è seria e ha tutto per fare bene, a partire dalla struttura. 

Penso che il Pietro Desideri sia uno degli stadi più belli del Lazio. Uno stadio all’inglese. 

Il mio sogno era quello di riportare il Fiumicino a livelli importanti e di far vivere emozioni intense ai cittadini. Le persone sono molto affezionate alla squadra e pretendono molto. Sono sempre stati ben abituati a livello calcistico. 

La società lavora bene, partendo dalla scuola calcio con i due presidente Simone Munaretto e Alessandro Perocchi. 

Al mio arrivo, sono rimasto perplesso dalla loro scelta di darmi lo staff, ma poi ho capito il motivo della loro decisione.”

Una cosa abbastanza inedita, come mai? 

“Lo staff è straordinario con persone preparatissime. Valerio Castagnola è il preparatore atletico, Aldo Iliano è preparatore dei portieri, Bartolo ha sempre vissuto di Fiumicino, mentre Maurice Camanni e Pietro Di Giulio sono i miei dirigenti. 

Ringrazio chi mi ha affiancato come Matteo Benedetti e Gianluigi Orlando, un ragazzo giovanissimo e molto preparato che aveva allenato la prima squadra nel finale dello scorso anno. 

Tutte persone di Fiumicino che vivono il calcio come prima esigenza. Sono rimasto sorpreso dalla quantità di calcio che vivono, dal lunedì alla domenica sera. 

E’una piazza davvero particolare e diversa da altre in cui sono stato. Gli stessi giocatori sono praticamente tutti di Fiumicino e trasmettono il loro attaccamento ai ragazzi che vengono da fuori.

Per riassumerti, è semplicemente quello di cui avevo bisogno.”

Senti di aver fatto qualcosa di grande? 

“Ripeto, sapevo che qui c’era tanta voglia di fare bene e che anche la prima squadra potesse ambire a qualcosa di più della Promozione. 

Sapevo di poter lottare per i vertici, ma non necessariamente di poter vincere il campionato al primo anno.

E’stato un grande percorso e devo ringraziare la presidenza, il mio staff e i miei giocatori per questa vittoria. 

I rinforzi arrivati dal mercato invernale ci hanno dato una grande mano e sono stati preziosi nel girone di ritorno, ma ci tengo a ringraziare anche i giocatori che hanno iniziato con noi e poi, per vari motivi, hanno deciso di andare via. 

De Franco, Marinucci, tutto l’organico ha dato il suo prezioso contributo alla nostra causa.”

Hai una dedica speciale? 

“Come ti ho detto, devo ringraziare davvero tutti. Ognuno ha dato il suo contributo per la nostra vittoria. 

La dedica va davvero a tutti, ma specialmente alla mia famiglia e a mia moglie. 

Vivendo la quotidianità e l’intensità del campo tutti i giorni, spesso capita di portare i propri nervosismi a casa. 

Mia moglie è sempre stata paziente e mi ha supportato e sopportato. Per lavorare bene, devi avere tutte le condizioni che ti permettano di farlo. 

Si è creata la tempesta perfetta.”

E adesso? Dove può arrivare questo Fiumicino? 

“Adesso è giusto anche goderci il momento e la festa. 

Sicuramente la società vorrà continuare a pensare in grande, introducendo nuovi giovani e provando ad alzare l’asticella. 

Non sono molto d’accordo con la decisione del Comitato di togliere l’obbligo degli Under perchè molti giovani saranno portati a smettere e spero si possa creare qualcosa di alternativo. 

Io personalmente mi sono sempre trovato bene con i giovani perchè sono ricettivi e hanno tanta voglia di fare.”