Boreale senza vertigini, Granieri: “Abbiamo realizzato l’impensabile. Il Budoni? Parte favorito, ma anche in campionato eravamo un’outsider…”

Boreale senza vertigini, Granieri: “Abbiamo realizzato l’impensabile. Il Budoni? Parte favorito, ma anche in campionato eravamo un’outsider…”

Alzi la mano chi ai nastri di partenza dell’attuale stagione avrebbe mai ipotizzato di vedere la Boreale alle ore 13:30 dell’appena trascorso 7 maggio scrutare il panorama e vedere il resto delle partecipanti al Girone A di Eccellenza da un osservatorio privilegiato come il secondo gradino del podio.

Invece, i viola di via della Camilluccia si sono regalati una stagione da sogno e tra poco più di due settimane, unitamente al Certosa, rappresenteranno il Lazio al di fuori dei confini regionali.

Un traguardo che il club del Presidente Leandro Leonardi non aveva mai neppure avvicinato nei suoi precedenti settantasei anni di storia.

Ecco invece che Mirko Granieri, confermatissimo in panchina dopo l’altrettanto magnifica salvezza della precedente stagione (quando la formula del torneo era spaventosamente selettiva), ha saputo tirar fuori il meglio da ogni singolo elemento di una rosa che possiede elementi di spessore ed esperienza, ma che numericamente poggia soprattutto su una nutrita pattuglia di giovani.

Proprio questi straordinari ragazzi sono stati artefici di un percorso incredibile, lasciandosi alle spalle formazioni che inizialmente dovevano fare man bassa del campionato e guadagnandosi con merito il sogno di giocarsi il post-season.

Un traguardo impensabile nove mesi fa e che condurrà Casavecchia e compagni ad affrontare il quotato Budoni di mister Raffaele Cerbone il prossimo 28 maggio.

Di temi da trattare con Granieri ve ne sono indubbiamente tanti e lui, forte dell’ammirevole umiltà che ne ha sempre contraddistinto la persona, non si sottrae.

 

La regular season è finita quattro giorni fa.

Qual è lo stato d’animo prevalente in te?

“Credo che stiamo realizzando solo adesso quello che siamo stati in grado di fare, lasciandoci alle spalle cinque o sei squadre, ma soprattutto piazze, di grande blasone e che avevano investito molto di più rispetto a noi.

Tutto questo è motivo di enorme orgoglio per tutti noi.

In anni recenti penso che non si fosse mai vista un’impresa come la nostra nel Campionato di Eccellenza”.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo ai primi giorni di settembre.

Tra le squadre che dovevano giocarsi le prime due piazze nessuno vi aveva menzionati.

Tu ci credevi o era francamente troppo anche per te?

“Onestamente non immaginavo neanch’io che saremmo arrivati a disputare una stagione del genere, però va anche sottolineato che il nostro percorso parte da lontano.

Molti se ne sono dimenticati, ma noi venivamo da un altro grandissimo campionato con tanto di salvezza diretta all’interno di un format “folle” in un girone difficilissimo.

In sede di preparazione ai ragazzi ho detto che rispetto alle altre partivamo con un vantaggio: quello di poter sfruttare il lavoro impostato nella stagione precedente.

Abbiamo lavorato sodo per farlo, dai ragazzi ho preteso tanto e loro sono stati straordinari nel seguirmi.

Questo atteggiamento coeso da parte di tutti ci ha ripagato, è stata questa la nostra vera forza.

Un passo dopo l’altro abbiamo acquisito consapevolezza e fiducia nei nostri mezzi e non a caso i nostri numeri sono stati importanti.

Abbiamo avuto la miglior difesa del campionato e complessivamente nelle ultime due stagioni siamo stati diciotto mesi senza mai perdere in casa.

Questo ha innescato in tutti noi l’idea che, tutto sommato, non fosse facile per nessuno giocare contro di noi ed alla fine abbiamo realizzato l’impensabile.

All’inizio si parlava di sette sorelle, ma alla fine i play-off li ha conquistati una squadra, la Boreale, che forse non era considerata neppure l’ottava…”.

Restiamo in tema di numeri.

Miglior difesa del torneo, minor numero di sconfitte in stagione, una serie utile durata quasi quattro mesi: a quale record tieni di più?

“Quello in assoluto più gratificante è stato battere domenica dopo domenica tutti i precedenti primati della Boreale nel massimo campionato regionale.

Per due domeniche siamo stati anche in testa al torneo ed è stata un’emozione incredibile.

Il nostro è stato un percorso fantastico ed il 90% del merito va attribuito ai ragazzi che sono stati straordinari nell’acquisire la consapevolezza che ogni domenica si potesse andare oltre il limite.

L’unica parte di merito che tengo per me è stata quella di aver cercato di inculcare nella loro testa la possibilità di realizzare un cambio di mentalità, ma loro sono stati bravi a seguirmi ed a credere in me”.

Nel corso del torneo avete mietuto numerose vittime illustri: è esistita una gara in particolare che vi ha fatto pensare che forse potevate ambire a qualcosina in più di una semplice salvezza?

“Terminare la stagione essendo imbattuti negli scontri diretti certifica la bontà del nostro torneo.

Dal mio punto di vista, le due partite-chiave sono state la vittoria a Civitavecchia nel girone d’andata e quella in casa contro la W3 Maccarese nel girone di ritorno.

La prima ha acceso in noi la fantasia ed ha contestualmente attirato nei nostri confronti la curiosità di tante squadre, la seconda probabilmente ci ha regalato la convinzione definitiva che potessimo conquistare qualcosa di grande”.

Qual è stata la prima persona che hai abbracciato al fischio finale di Boreale-Nettuno?

“Qui alla Boreale ho un buon rapporto con tutti e con i calciatori stessi si è sviluppata un’empatia che probabilmente non avevo mai provato in precedenza.

È innegabile però che quello più profondo sia con il direttore sportivo Villi, a lui ho dato il primo abbraccio.

È stato Maurizio a portarmi in via della Camilluccia due anni fa, dopo che aveva già fatto dei tentativi in precedenza.

Lui ha sempre creduto nelle mie qualità e questo aspetto desidero sottolinearlo con gratitudine.

Parliamo di una persona speciale sotto il profilo umano, personalmente non avevo mai visto una squadra così attaccata al proprio direttore sportivo, ma lui merita questo ed altro.

Quando non c’è, la sua mancanza si avverte nell’aria”.

Il Presidente Leonardi e la società tutta hanno sempre mantenuto il profilo basso, abituata com’è a far parlare i fatti.

Possiamo presumere che al Don Orione tu abbia finalmente trovato l’ambiente ideale, dopo aver esplorato in lungo e in largo la regione?

“Leandro Leonardi è un Presidente diverso da tutti quelli che ho avuto in passato.

Siamo entrambi di poche parole e forse anche per questa ragione abbiamo sviluppato subito un bel rapporto.

Qui non esistono i cambiamenti d’umore in base al risultato conseguito: non ci si esalta nelle vittorie e non si perde mai la testa nei momenti difficili.

Questi sono aspetti importanti e che spostano gli equilibri, perché poi tutte le componenti seguono l’esempio del loro numero uno e di riflesso il livello tende ad alzarsi.

In precedenza ho lavorato in contesti dove i giudizi sul lavoro venivano condizionati ed in alcuni casi modificati dall’esito di una partita.

Qui alla Boreale non è mai accaduto”.

In rosa avete alcuni giocatori esperti ma ancora straordinariamente decisivi, penso a gente come Casavecchia, Toscano e Muratore solo per citarne alcuni, ma anche una serie di giovani che hanno offerto un rendimento costante e di grande livello.

Puoi menzionarne uno dei cui progressi vai maggiormente fiero?

“Come ho dichiarato in precedenza, ho un rapporto schietto ed onesto con tutti.

Oltre a quelli già citati, aggiungo anche uomini altrettanto determinanti come Massimiani, Petrini, Buccioni e Capitan Leonardi.

Ho la fortuna di lavorare con persone che hanno sempre manifestato un atteggiamento positivo negli allenamenti ed in partita, anche quando abbiamo avuto opinioni diverse.

Spesso i giocatori più esperti hanno tolto qualcosa a se stessi per aiutare i compagni più giovani ed io questo non lo dimentico.

In ciascuno di loro, nei più giovani e nei meno giovani, ho sempre visto orgoglio, professionalità, minuziosità ed una disponibilità massima al sacrificio.

Se il lavoro è stato svolto in un certo modo, il merito va anche attribuito allo staff che mi circonda, che è di altissimo livello.

Io sono stato semplicemente bravo a costruirmelo nel corso del tempo.

Per quanto riguarda i nostri under, il percorso di ciascuno di loro è stato totale, oserei dire stratosferico.

Se proprio devo fare un nome, faccio quello di Salvati.

Nonostante sia un classe 2005 e giochi in un ruolo delicato come quello del portiere, io ed il Presidente lo abbiamo voluto con forza ed abbiamo fatto di tutto per portarlo da noi durante l’estate.

Sebbene venisse da una stagione con gli Allievi, è stato protagonista di una stagione incredibile, vedi rigore parato alla prima giornata a Villa Claudia oppure la parata illegale ad Anzio.

La cosa che mi preme sottolineare è che Gregorio è una mente pensante ed ha la fortuna di avere accanto una famiglia di sani principi e molto intelligente.

Tutti sanno che piace a numerose realtà del professionismo, ma io sono certo che farà la scelta migliore per il suo avvenire”.

Mister, ora c’è il Budoni: quella di Raffaele Cerbone è una squadra di grande qualità, esperta e dalla notevole tradizione.

Chiederai consigli a Roberto Gioia che con il suo Insieme Formia l’ha già affrontata?

“Il nostro staff sta visionando numerosi video della loro stagione.

Di sicuro parliamo di una squadra forte e che probabilmente parte con i favori del pronostico, ma giocare contro di noi è difficile per chiunque e lo abbiamo dimostrato.

Anche nel Girone A partivamo da outsider e poi…”.

Tre settimane di break prima dell’andata con la formazione sarda sono utili per il riposo o potenzialmente nocive per la concentrazione?

“Ritengo che per noi siano utili per diversi motivi.

Il più evidente risiede nel fatto che questo lasso di tempo ci permetterà di recuperare appieno quei calciatori che attualmente non stanno bene.

Affronteremo un avversario molto forte e questo periodo ci consentirà di preparare meglio la doppia sfida.

Siamo consapevoli di dover curare in maniera meticolosa tutti i dettagli.

Giocheremo ad una temperatura diversa rispetto a quella cui siamo stati abituati nel corso della stagione ed ho già suggerito ai ragazzi di riservare un’attenzione particolare all’idratazione in questo periodo”.

Più di qualcuno sottolinea che il tuo percorso sarebbe ormai meritevole di uno step in più.

Dipendesse solo da te, ti sentiresti pronto per la Serie D, al netto di quello che sarà l’esito dei play-off?

“Per prima cosa, voglio rimarcare che io alla Boreale sto benissimo e non ho mai detto di voler andar via.

Sono un tipo realista e non ho mai amato cadere nel vittimismo.

Io mi sento pronto per vivere un’esperienza in Serie D, ma se non arrivano chiamate in tal senso significa che non ho ancora fatto abbastanza per meritarmela e che la dimensione giusta per me è ancora l’Eccellenza.

Se poi, da qui a quando deciderò di smettere, non sarò mai riuscito ad assaporare la categoria superiore, sicuramente rimarrà un rimpianto ed un nervo scoperto.

Ora però voglio solo rimanere concentrato sul presente e quindi sulla doppia sfida con il Budoni”.