Tra le poche certezze offerte dal Girone B di Eccellenza a due turni dalla fine della regular season una ce n’è sicuramente: il Nettuno.
IL club verdazzurro, attraversati i marosi della crisi societaria all’indomani del trionfale ritorno nel massimo campionato regionale, ha disputato un campionato meraviglioso, facendo leva su una rosa composta da un manipolo di atleti dall’età media assai bassa e puntellata da pochi senatori.
Una ricetta vincente, sapientemente dosata da Flavio Catanzani, ex attaccante dall’indubbio talento, che sul grande biennio dei nettunesi ha saputo apporre la firma.
Le fatiche dei suoi ragazzi non sono però ancora finite.
Al Nettuno che già tante soddisfazioni si è tolto nel corso del cammino viene ora chiesto di vestire i panni dell’arbitro del campionato.
Un ruolo affascinante, ma carico d’insidie, perchè si corre comunque il rischio di scontentare qualcuno.
Nonostante sia ancora giovane, Catanzani sa come va il mondo pallonaro e risponde con ironia.
Del doman non v’è certezza, tranne una: i suoi non regaleranno nulla, nè all’Albalonga che vuole difendere il primato, nè alla Vis Artena che ad oggi vuol preservare la categoria.
Catanzani, domenica arriva un’Albalonga reduce da dieci vittorie consecutive e fresca capolista insieme al Serpentara.
“Il fatto che loro debbano giocare per un solo risultato potrebbe essere un elemento positivo per noi, visto che la nostra è una squadra che sa farsi valere sul palleggio ed in sede di ripartenza.
Loro hanno numeri importanti in attacco, basta vedere i tabellini.
Sugli uno contro uno sanno far male, però noi però ci proveremo.
Dalla nostra abbiamo la terza miglior difesa del torneo ed anche un altro dato incoraggiante: nelle ultime undici partite ne abbiamo persa solo una, a Minturno”.
All’andata raccoglieste tanti elogi, ma nessun punto.
Che ricordi ha di quel giorno?
“Sono ricordi un po’ sbiaditi, diciamo strani.
Giocammo una grande partita e ricordo bene la faccia di Gagliarducci, che era squalificato, e che a fine gara dichiarò che eravamo stati noi la miglior squadra che i suoi si erano trovati di fronte fin lì.
La mia sensazione è che l’Albalonga rammenti bene quella partita ed abbia timore che il Nettuno possa farle perdere il campionato…”.
Un timore fondato?
“Il Nettuno non farà certamente sconti a nessuno.
Nel definire la mia squadra possiamo certamente parlare di scheggia impazzita del torneo e questo ruolo ci piace.
La sconfitta dell’andata ci lasciò l’amaro in bocca perchè eravamo appaiati all’Albalonga e con i risultati che uscirono quella domenica potevamo accorciare rispetto alle prime in classifica.
Acqua passata.
Adesso però vogliamo chiudere bene e salire un altro step: vogliamo che la gente dica di noi che possiamo far bene anche nei prossimi anni con questo gruppo che, non dimentichiamolo, è rimasto praticamente intatto rispetto alla passata stagione con le sole eccezioni di Scardola e Salvini”.
Non teme che adesso la squadra possa accusare un calo di stimoli?
“Lo escludo, perchè vedo cosa accade durante gli allenamenti
Vedo gente che, non solo continua a lottare per conquistarsi una maglia la domenica, ma anche gente che lotta per difenderla in partita in vista della gara successiva.
E questo mi piace da morire, perchè è il messaggio che da inizio anno cerco di trasmettere ai ragazzi”.
Prima l’Albalonga e poi la Vis Artena che è ancora alla ricerca di punti-salvezza.
Il Nettuno, autore di un campionato eccellente, nelle ultime due giornate dovrà esserne arbitro.
“A dire il vero, questo ruolo lo ricopriamo da tempo.
Non dimentichiamo che questa squadra è stata in grado di bloccare sul pari casalingo sia il Colleferro che il Serpentara e che, tranne il già citato episodio di Minturno, non ha regalato neppure un punto a chi deve salvarsi”.
Che giudizio darebbe all’annata del suo Nettuno?
“Se l’anno scorso parlammo di miracolo, quest’anno il termine potrebbe essere non solo riproposto, ma anche amplificato.
Questa squadra si è trovata a giocare prima senza pubblico, poi su un altro campo ed allenandosi la sera.
Abbiamo cominciato la preparazione nel bel mezzo di una crisi societaria e con una rosa scoperta in alcuni ruoli-chiave.
Dopo tre giornate di campionato c’era gente che ci dava per spacciati.
Per qualcuno il Nettuno era una sicura retrocessa.
Domenica scorsa abbiamo letto la classifica e c’era scritto: “Nettuno: punti 54”.
Ci siamo guardati in faccia ed a qualcuno è scesa una lacrimuccia.
Questo è un gruppo solido e che ha delle grandi qualità umane.
In squadra abbiamo quattro laureati più altri ragazzi che stanno facendo il loro percorso accademico.
Mercoledì scorso, per esempio, il nostro portiere Giudice doveva sostenere un esame e noi gli abbiamo risposto che la priorità andava data a quello e non alla partita che dovevamo giocare contro il Roccasecca.
Questa è la filosofia del club”.
Ad inizio stagione lei confidò che non aveva ancora deciso se proseguire la sua carriera da tecnico o dedicarsi ad un ruolo dirigenziale in futuro.
Adesso le idee sono più chiare?
“Non sono ancora in grado di dare una risposta, ma forse dipende anche dal fatto che finora ho avuto la fortuna di allenare una squadra che mi ha sempre seguito, lavorando per una società che non ci ha mai fatto mancare nulla.
Qualche chiamata è arrivata, ma a tutti ho risposto che fino a giugno il mio unico pensiero sarà il Nettuno.
Dopo parlerò con la società e decideremo il da farsi.
Magari ad altre società potrebbe pure venire il dubbio che io non sia in grado di gestire rose importanti (ride)…”.
Un po’ come Gagliarducci magari…
“Lui ormai può essere considerato un maestro del nostro calcio regionale.
Basta vedere quanto ha fatto a Genzano, a Frascati ed ora ad Albano.
Ha un modo di intendere il ruolo tutto suo, si mette in competizione con i suoi giocatori ed alla fine riesce sempre a tirar fuori il meglio da ognuno di loro.
Mi sarebbe piaciuto farmi allenare da uno così quando giocavo.
Nutro grande stima nei suoi confronti: Cristiano è uno vero, uno che non si nasconde mai dietro la menzogna, come invece accade spesso nel nostro mondo.
Detto questo, domenica farò di tutto per batterlo e per appuntarmi i galloni del più bravo.
Il problema, semmai, è che poi mi correrebbe dietro per strapparmeli dal petto (ride)“.