Quella di ieri è stata senza ombra di dubbio una giornata speciale per Daniele Barile.
L’attaccante del Futbolclub ha infatti tagliato il meraviglioso traguardo delle cento reti tra i dilettanti, andando a segno nella vittoriosa trasferta degli orange a Cerreto Laziale.
“E’ una bella soddisfazione per uno che di ruolo fa la seconda punta ed un premio dopo tanti anni di sacrifici e di passione – incalza Barile, da due anni nel club di Luca Bergamini – Lo scorso anno ho siglato la prima rete del Futbolclub in Promozione e quest’anno ho realizzato anche la prima del club nel campionato di Eccellenza.
Speriamo di essere il primo del gruppo a trovare la via del gol anche in Serie D”.
Come è stato il gol numero 100?
“Siamo ripartiti bene.
Scerrati mi ha dato palla ed io ho battuto De Angelis, un signor portiere, in uscita”
Ed il primo lo ricordi ancora?
“Come fosse ieri.
La segnai durante un Taurisano-Isernia in D.
Ero stato mandato a farmi le ossa dalla Lodigiani.
Con me in squadra giocava anche un giovanissimo Maurizio Alfonsi”.
La tua è stata una carriera bella, intensa.
Parlami degli inizi.
“Esordii a diciassette anni nella Lodigiani in C1.
In quel gruppo c’era gente come Sgrigna, Toni.
Gente che poi è diventata campione del mondo ed altri che hanno avuto un’ottima carriera tra i professionisti”.
Percepisco un pizzico di rammarico nelle tue parole…
“Non sarei onesto a negarlo.
L’opportunità per cimentarmi veramente tra i professionisti la ebbi a venticinque anni, quando passai alla Cisco Roma dopo il campionato vinto con la Lupa Frascati.
In quella squadra giocava anche Paolo Di Canio, un idolo per me che sono laziale.
Cominciammo la preparazione, ma non riuscivo a sentirmi parte di quel progetto e così firmai la rescissione.
Forse oggi mi comporterei in maniera diversa, ma ormai è acqua passata”.
Hai avuto comunque la fortuna di diventare uno degli attaccanti più apprezzati a livello dilettantistico della nostra regione.
Cosa rappresenta per te il calcio?
“E’ lo sport più bello del mondo, ti aiuta a crescere ed a relazionarti con gli altri.
Ti forma come uomo”.
Quali sono le difficoltà più comuni per un atleta nel calcio di oggi?
“Direi che sono legate principalmente all’aspetto economico.
Nei giorni nostri un calciatore dilettante non può più vivere di solo calcio a causa della grave crisi economica che stiamo attraversando.
Chi gioca lo fa con il solo obiettivo di tutelare la grande passione che prova per questo gioco ed anche per difendere il “nome” che si è costruito in tanti anni di sacrifici, altrimenti ognuno di noi smetterebbe di alzarsi alle sei del mattino la domenica e resterebbe accanto alla propria famiglia”.
Tanti anni in giro per il Lazio.
Oltre a quelle di Lupa Frascati e Futbolclub, hai indossato anche le maglie di Albalonga, Cynthia e Latina.
Con quale partner ti sei trovato meglio?
“Ho avuto l’opportunità di giocare con gente come Galli, Bernardi e Selvaggio.
Dopo cinque anni direi che ormai con Spaziani mi trovo a meraviglia, sia a livello tecnico che umano.
Con Sandro mi frequento anche fuori dal rettangolo di gioco e ci divertiamo anche a scimmiottarvi…”.
In che senso?
“A volte, in allenamento facciamo finta di metterci le cuffie e diciamo: “”Scusa, Max…Scusa, Andrea…
Il tutto quando Centioni e Sancricca non ci vedono, altrimenti sono guai”.
Mi sento quasi lusingato.
Torniamo seri, lo scorso anno avete vinto ogni trofeo possibile.
Quest’anno quali obiettivi si è posta la società?
“Per questa stagione ci è stato chiesto di disputare un campionato di buon livello, valorizzando i giovani.
Noi vecchietti abbiamo il compito di guidarli nel loro processo di crescita”.
La vittoria finale dunque è affare altrui?
“Sì, per il salto in D le favorite restano Rieti e Viterbese Castrense.
Noi magari ci proveremo concretamente a partire dal prossimo anno ed io mi auguro di dare un contributo al raggiungimento di questo traguardo ”.