A volte, il calcio sa scrivere pagine belle, emozionanti.
Alessandro Cerroni è uno che questo sport lo ha sempre sentito suo, nelle viscere e nell’anima.
Cresciuto nel settore giovanile del Savio, da quasi tre lustri è uno degli attaccanti più apprezzati nella nostra regione.
Otto mesi fa, però, un ginocchio ha preso a fare le bizze ed un problema cartilagineo lo ha costretto ad un calvario di otto mesi.
Difficili, interminabili.
Otto mesi in cui più di una volta il desiderio di gettare la spugna ha pulsato feroce ed assillante nella testa.
Ci sono voluti l’amore di sua moglie e l’affetto vero, incrollabile, degli amici di sempre per allontanare ogni tentazione di resa.
Quelli che sanno prenderti per il bavero e scuoterti, quando intorno a te gli altri si defilano e già ti considerano un ex.
Ieri Cerroni è tornato a riassaporare il campo e, come in ogni favola che si rispetti, ha immediatamente ritrovato il vizio del gol.
Lacrime di gioia gli hanno rigato il volto ed hanno commosso tutti coloro che erano presenti ieri al Torlonia.
Anche qualche avversario è rimasto toccato dalla sua vicenda.
A distanza di ventiquattro ore, abbiamo voluto ascoltare dalla viva voce del bomber del Cre.Cas. il racconto di una domenica speciale.
Cerroni, la prima domanda è banale, ma doverosa.
Come sta?
“Bene, oggi mi sento rinato”.
Facciamo un passo indietro.
Quando è cominciata la sua odissea?
“Circa otto mesi fa, durante la settimana che precedeva l’ultima di campionato a Grottaferrata.
Mi feci male in allenamento, ma non diedi troppo peso alla cosa, tanto è vero che poi la partita la giocai ugualmente.
Da lì sono nati i problemi, il ginocchio mi faceva male ed il dolore faticava a scemare.
E’ stato un vero e proprio calvario…”.
Ha mai pensato veramente di smettere?
“Più di una volta.
Di momenti brutti ne ho attraversati parecchi in questo periodo e sono stato ad un passo dall’arrendermi.
Da questo punto di vista sono stati fondamentali mia moglie, la mia famiglia ed i miei amici più stretti.
Se sono tornato a sentirmi un calciatore, lo devo soltanto a loro”.
Cosa ha provato ieri nel momento in cui ha visto la palla attraversare la linea bianca?
“Non so descriverlo.
Ho ripensato di colpo a questi mesi, all’illusione di tornare presto in campo ed all’amarezza di dovermi allenare in disparte.
Chi fa parte di una squadra sa quanto sia doloroso vedere i propri compagni dall’altra parte del campo, correre da solo e non poter dare il tuo contributo.
Mi sono messo a piangere come un bambino, è stata una liberazione”.
La società le è sempre stata accanto.
“Sì, non tutti lo avrebbero fatto e sono riconoscente al Cre.Cas.
Se sono rimasto qui, lo devo al presidente Valentini ed a Marco Ferramini che, prima ancora di essere il mio direttore sportivo, è un mio amico.
Con lui ci conosciamo da una vita ormai”.
Pangrazi, De Lucia, Matozzo.
Ora che è tornato anche lei il reparto offensivo della squadra fa davvero paura.
“Non solo in avanti, la squadra è competitiva in ogni reparto.
Abbiamo una rosa importante e puntiamo ad arrivare in fondo ad entrambe le competizioni”.
Oltre al suo rientro con gol la domenica del Cre.Cas. è stata impreziosita da una serie di risultati favorevoli.
“Le nostre rivali hanno accusato qualche passo falso ed ora siamo lì, ad un passo dalla vetta.
Non possiamo nasconderci, la nostra classifica parla chiaro ed abbiamo tutte le carte in regola per vincere questo campionato”.
Il C è un girone equilibratissimo.
Quali sono le rivali per la volata finale?
“Credo che ce la giocheremo con il Serpentara.
Loro sono una squadra di grande qualità e domenica scorsa ci hanno anche battuti con merito.
Credo che il campionato sarà affar nostro e loro”.
Anni fa, lei trascinò letteralmente la Roma VIII in Eccellenza, segnando una valanga di gol.
Si è prefisso un target per questa stagione?
“In quel campionato siglai trenta reti in trenta presenze di campionato più altri due in coppa.
Fu un’annata memorabile.
Onestamente, se sto bene, non mi sento inferiore a nessuno, anche se è dura prefiggersi un vero e proprio obiettivo.
Spero di andare in doppia cifra al termine del campionato, ma la cosa più importante è chiudere al primo posto.
Se segnassi venti gol e finissimo terzi, sarebbe una gioia relativa.
Conta il bene della squadra, non quello personale”.
“Bum Bum” Cerroni è tornato.
Da ieri il calcio laziale è un po’ più ricco.