Certosa, il carattere di Desideri: “Due vittorie e torneremo in alto. Il Tor di Quinto? Mi ha reso un uomo migliore”

Certosa, il carattere di Desideri: “Due vittorie e torneremo in alto. Il Tor di Quinto? Mi ha reso un uomo migliore”

Il Certosa lo dice quasi a bassa voce, ma sembra proprio che il momento più delicato sia ormai archiviato.

Il pareggio casalingo con il Vicovaro, con cui si è concluso un ottobre complicato, in sintesi ha dato il la alla successiva vittoria esterna con il Città di Anagni ed anche ieri i neroverdi sono stati artefici di un’ottima prestazione sul campo della Luiss, pur non essendo riusciti a centrare la qualificazione ai Quarti di Finale di Coppa Italia.

Insomma, sulle labbra degli uomini di Marco Russo il sorriso è tornato ed ora la mente è proiettata verso il prossimo impegno con il Fonte Meravigliosa, in programma domenica in via di Centocelle.

Ad approfondire il momento dei romani provvede Alessandro Desideri, approdato al Certosa la scorsa estate dopo il biennio con i colori blaugrana della Vigor Perconti.

Figlio di Stefano, splendido centrocampista negli anni ottanta e novanta con le maglie di Roma, Inter e Udinese, pur avendo cominciato nello stesso ruolo il suo percorso calcistico, Alessandro da qualche anno a questa parte gioca stabilmente in difesa.

Come quella del suo papà, anche la storia di questo ragazzo di venticinque anni parte da Tor di Quinto e da quegli anni splendidi ed irripetibili nel club di Massimo Testa.

 

Alessandro, per te è la prima stagione in maglia Certosa.

Come ti stai trovando a Centocelle?

“Direi molto bene.

Ho trovato una società efficiente e pronta sotto tutti i punti di vista ad affrontare un campionato impegnativo come quello di Eccellenza.

Purtroppo un mese fa ho subito un infortunio ad un braccio, ma ora sono tornato a disposizione e sono pronto a dare il mio contributo alla squadra.

Questo è un gruppo davvero importante e che po’ togliersi grandi soddisfazioni.

Quando si fa parte di un ambiente sano e dedito al lavoro, tutto funziona meglio”.

Il club mira a migliorare il sesto posto della passata stagione.

Sotto quali aspetti potete lavorare per raggiungere questo obiettivo?

“In questo momento forse ci manca solo un pizzico di cinismo sotto porta, ma la squadra c’è.

Quando scende in campo, ho sempre la sensazione di vedere un gruppo solido.

Per arrivare a certi livelli serve solo un altro piccolo passo che dobbiamo fare noi giocatori.

D’altronde, la società lo merita per tutto quello che ci mette a disposizione per lavorare nelle migliori condizioni possibili”.

Venite da due risultati utili consecutivi in campionato ed anche ieri in coppa con la Luiss, pur non riuscendo a ribaltare l’esito della gara d’andata, avete dimostrato di essere tornati quelli d’inizio stagione.

Secondo te, cosa ha generato il black-out di ottobre?

“Come dicevo prima, credo che tutto sia dipeso dalla difficoltà a trovare il gol, aspetto che ci ha portati ad avere in alcune occasioni un pizzico di frenesia dovuta alla voglia di farlo.

Mi piace peraltro sottolineare che i miei compagni di squadra sono tutti delle ottime persone e sono convinto che sia solo questione di tempo e poi ci riaffacceremo nei piani alti.

D’altronde, la classifica è molto corta e adesso avremo due gare consecutive in casa.

Se riusciremo a centrare due vittorie, saremo di nuovo lì con le migliori.

Di natura ho un carattere positivo e dunque mi sento molto fiducioso”.

Tu sei cresciuto in un club che storicamente forma calciatori, ma soprattutto uomini, come il Tor di Quinto.

Cosa ti è rimasto di quei tempi in via del Baiardo e qual è l’insegnamento più prezioso che ti è rimasto dentro da allora?

“A Tor di Quinto ho vissuto quasi dieci anni della mia vita e quella per me rappresenta una seconda casa, così come il Presidente Massimo Testa è quasi un secondo padre.

Giocare lì mi ha aiutato a modificare radicalmente il mio carattere, dandomi degli input importanti anche al di fuori del campo.

Con il tempo sono diventato più attento, più serio e più concentrato sui dettagli.

Ti basta una settimana con la maglia del Tor di Quinto ed in testa hai tutta la disciplina e la voglia di vincere del club.

In seguito ho avuto altre esperienze splendide, come quella di Montevarchi, ed ho cercato di mettere a frutto tutto ciò che avevo imparato in rossoblù.

Conservo ricordi straordinari ed amicizie vere, che restano immutate nonostante il tempo, tipo quelle con i vari Fofi, Meledandri e D’Andrea”.

Il calcio fa parte del patrimonio genetico della tua famiglia.

Sotto quali aspetti ti senti più simile a tuo papà e dove invece siete diversi?

“Purtroppo i miei genitori si sono separati quando ero ancora piccolo e solo in seguito ho cominciato ad avere rapporti più profondi con mio padre.

Quello che posso affermare con certezza è che, calcisticamente parlando, tutti i suoi consigli si sono rivelati corretti.

D’altronde, avendo frequentato questo sport ad alti livelli, lui riesce a prevedere le cose più facilmente di tanta gente.

Caratterialmente siamo abbastanza simili, anche se siamo frutto di epoche e situazioni diverse.

Ultimamente però mi sta consigliando tanto, spronandomi soprattutto a dare sempre il massimo ed a comportarmi da professionista a prescindere dalla categoria in cui gioco.

Lui mi dice sempre che nel calcio non si sa mai quello che può accadere ed io la vedo esattamente come lui.

Per questo cerco sempre di impegnarmi al massimo in allenamento”.

Da ragazzo giocavi in mediana come tuo padre, poi sei stato arretrato sulla linea difensiva…

“E’ accaduto nel corso della mia ultima stagione a Tor di Quinto.

Come tutti sanno, il club fa giocare le sue squadre alla vecchia maniera, con il libero staccato, e ad un certo punto mancava un giocatore in grado di ricoprire quel ruolo.

Alla fine scelsero me e da lì non mi hanno più tolto.

All’inizio ho avuto le mie difficoltà, ma poi l’esperienza si è rivelata soddisfacente, visto che siamo riusciti a conquistare lo scudetto.

In seguito, hanno continuato ad impiegarmi sulla linea difensiva anche altrove, perché fa comodo disporre di un elemento in grado di impostare da dietro.

Se devo essere onesto, io continuo a considerare quello del centrocampista il ruolo più bello che esista perché ti permette di pensare ad entrambe le fasi di gioco, ma anche fare il difensore non è male.

Ormai ho trovato una certa stabilità nel ruolo e cambiare nuovamente non sarebbe semplice…”.

Domenica arriva il Fonte Meravigliosa, una matricola che si sta dimostrando difficile da affrontare per chiunque, specie quando bisogna anche far fronte ad assenze come quelle degli squalificati Bernardi, Ferri e Passiatore.

Che tipo di gara ti aspetti?

“Da quando gioco in Eccellenza, non mi era mai capitato di partecipare al Girone B ed ho subito capito che era molto differente.

Anche nei casi in cui ti capita di affrontare squadre che non hanno giocatori di nome, magari vai su campi dove le squadre la mettono sul ritmo e su toni agonistici più marcati.

In questo torneo non puoi dar nulla per scontato, perché ogni partita cela le sue insidie e non puoi permetterti di sottovalutare nessuno.

Il Fonte Meravigliosa lo abbiamo già affrontato in pre-campionato, sono una squadra organizzata e ben messa in campo.

Dobbiamo essere concentrati e possibilmente portare a casa il risultato.

Sarebbe davvero importante centrare i tre punti”.

È ancora vivo dentro di te l’obiettivo di tornare nelle categorie superiori?

“La mia testa è solo sul campo, lo è al 100%.

Sono convinto che, quando uno compie tanti sacrifici e cerca costantemente di migliorare i suoi limiti ed i suoi difetti, prima o poi viene ripagato.

Sono un assoluto fautore dell’importanza degli allenamenti, perché allenarsi bene porta poi ad avere più sicurezza in partita.

A prescindere dalla categoria, io cercherò sempre di fare il professionista, poi se dovesse arrivare qualche chiamata la prenderò in considerazione.

Magari poi a certi livelli ci arriverò qui al Certosa, chi può dirlo?

Quello che so è che sto vivendo anni importanti, nel 2023 conseguirò la laurea in Economia dello Sport e sarà un altro obiettivo importante.

Voglio dare tutto quello che ho”.