Certosa, Marini: “Come il Certosa non c’è nessuno. Ho tanta voglia di realizzare qualcosa di bello con questa maglia”

Certosa, Marini: “Come il Certosa non c’è nessuno. Ho tanta voglia di realizzare qualcosa di bello con questa maglia”

A cura di Carlo Edoardo Canepone

Tra le tante novità della nuova stagione, il Certosa è ripartito soprattutto da un enorme certezza: per la quarta stagione consecutiva a difendere i pali dei neroverdi è Gabriele Marini, un fedelissimo di mister Marco Russo. Il numero uno, vero leader in campo e fuori, sta mettendo a servizio del club di via di Centocelle la sua grandissima esperienza e fissa gli obiettivi di una stagione di livello.

“Lele, partiamo dal pre-campionato: tanti dei tuoi ex compagni con cui avevi chiuso la passata stagione hanno lasciato il Certosa per sposare altri progetti, tu invece sei ancora qui, fedele ai colori neroverdi. Cosa ti ha spinto a continuare al fianco di mister Marco Russo?”

“Io ormai qui mi sento a casa e mi sento più di un giocatore. Non ti nego che sono anche arrivate offerte importanti, poi però devi mettere sul piatto della bilancia tutto e il Certosa è la miglior soluzione per tutto. Qui puoi fare sia un campionato al vertice che stare sereno e sarà molto difficile che io cambi maglia. Ci provano ogni anno (ride…). Un altro esempio è Jacopo Passiatore che poteva andare a guadagnare tantissimo da altre parti, ma qui ti senti a casa ed è difficile lasciare”

“Quali sono i tuoi rapporti con il mister?”

“Ovviamente il mister influisce moltissimo, ma tutto lo staff, dal DS Michesi a tutti i preparatori. Ormai stiamo insieme da quattro anni e c’è tanto feeling. Poi le cose sono sempre andate bene e non vedo possibilità di cambiare”

“Sei rimasto un po’ deluso da alcuni tuoi ex compagni per le modalità in cui hanno lasciato il Certosa?”

“Ovviamente mi dispiace perchè eravamo un gruppo molto unito, ma lasciamo perdere questa domanda… (ride)”

“Quest’anno, forse più del passato, dovrai essere un punto di riferimento per i tanti giovani della rosa. Ti senti il leader di questa squadra?”

“Io e Jacopo siamo i più esperti della squadra, ci passiamo pochi giorni. Ti dico la verità, io mi sento ancora un giovane e sono sempre dalla parte degli under. Non mi sento l’età. Poi questa squadra è giovanissima quindi o ti senti giovane o ti senti giovane”

“Passando agli obiettivi di quest’anno: tre partite, quattro punti. Tenendo conto che avete già incontrato Valmontone e Pomezia, è un inizio che ti soddisfa? Dove potete arrivare?”

“Se a bocce ferme mi dici che dobbiamo incontrare Valmontone e Pomezia alle prime due giornate allora penso che dobbiamo fare zero punti. Poi però le partite vanno giocate e in entrambi i casi usciamo con l’amaro in bocca. Ti confesso che anche mister Federico Pace, con cui sono molto amico, a fine gara mi ha detto scherzando che hanno avuto parecchia fortuna. Poi se avessimo vinto a Pomezia credo che nessuno avrebbe potuto dire nulla. Quindi ti dico che sono contento, però per l’andamento delle partite forse meritavamo qualcosa in più. Per quanto riguarda i nostri obiettivi, secondo me questo è uno dei campionati più duri da quando gioco. Io ho esordito nel 2007/08 e un campionato così duro e combattuto non lo vedevo da tempo. Ci sono 8/10 squadre che possono competere per vincere, anche se forse il Valmontone ha qualcosina in più, ma non penso che ci sia così tanto margine da W3 Maccarese, Pomezia, Rieti, Tivoli, Boreale, Civitavecchia e altre ancora. Noi siamo consapevoli che dovremo correre, lottare e sacrificarci tanto”

“In Coppa Italia dovete ribaltare il 2-1 di Rieti. Lo scorso anno usciste usciste a sorpresa contro il Ferentino, quest’anno la Coppa può essere un obiettivo più del campionato?”

“C’è da ribaltare il risultato, ma la Coppa Italia è una competizione particolare. Si gioca infrasettimanale e ci sono anche difficoltà per chi lavora quindi meriterebbe un discorso a parte”

“C’è un sogno che calcisticamente parlando vuoi ancora realizzare?”

“Innanzittutto voglio dire che ho la stessa voglia di quando iniziai a giocare, forse anche di più. Quando arrivi a 34 anni come me, allora vuoi goderti ogni singolo giorno al campo e non vuoi pensare a lasciare. Io sono cresciuto in un campo di calcio, ho cominciato a giocare a 4 anni quindi pensare di smettere è brutto. Voglio ancora realizzare qualcosa di bello con questa maglia addosso perché come loro non c’è nessuno e tutti se ne accorgono, soprattutto quando vanno via…”