Coletta analizza il Ponte di Nona: ” In questa società valori umani e persone di spessore “

Coletta analizza il Ponte di Nona: ” In questa società valori umani e persone di spessore “

A cura di Edoardo D’Angelo

Alla famiglia di Sportinoro è sempre piaciuto da più di quaranta anni raccontarvi favole che si creano durante la stagione. Anche oggi abbiamo avuto, in esclusiva, la possibilità di interfacciarsi con l’assoluto protagonista di questa meravigliosa avventura; Alessandro Coletta. Il suo Ponte di Nona, infatti, sta lasciando tutti a bocca stupita, non soltato per i risultati che sta collezionando all’interno del rettangolo verde, ma soprattutto, per il calcio propositivo che propone di Sabato in Sabto. Mister Coletta è anche aiutato da una società solida alle spalle, guidata dal Presidente Mimmo Gaglio, che negli ultimi anni ha dimostrato di poter entrare di diritto nelle nuove big del calcio giovanile. Tornando a parlare specificatamente della categoria Under 16, non possiamo esimerci dal partire dalla fine, ovvero, da i tre punti conquistati allo Sbardella contro i Red Tigers con un secco 0-2. Quinto posto in classifica e testa che sogna, queste sono le parole di Coletta:

 

Mister, partiamo dalla fine. Siete riusciti ad espugnare un campo ostico come lo Sbardella di Giardinetti, contro una grande squadra. Come l’hai vissuta dall’interno?

” La partita di sabato è stata una sfida; una sfida bella da giocare. Giocavamo contro una squadra preparata per arrivare alle fasi finali, e che nella stagione aveva perso solo una volta contro la capolista Tor Tre Teste.
La partita è stata preparata con la cura e attenzione di sempre. È stata interpretata bene dai ragazzi, che hanno saputo mettere in campo tutto il lavoro svolto da agosto ad oggi.
Abbiamo impostato il lavoro su principi di gioco, e l’azione che porta allo 0-1 ne è la dimostrazione. Abbiamo giocato bene in costruzione e in manovra. Nella fase difensiva siamo stati bravi quando c’era da difendere alti per non farli uscire, e a difendere bassi, quando non gli dovevamo dare la profondità “.

Dopo questa vittoria parlare di zone nobili è ancora un segreto?

” Ai ragazzi ripeto sempre di non guardare la classifica, di lavorare sodo in settimana e giocare ogni partita, riportando le nostre idee sul campo. Il nostro obiettivo di inizio stagione è la salvezza, e ci mancano ancora dei punti per essere tranquilli “.

I playoff possono essere raggiungibili?

” Per la nostra realtà sono un sogno, a oggi sono distanti 6 punti e 12 partite.
Nel girone di andata, che è andato bene, abbiamo lasciato dei punti per strada sul finale (6 punti delle partite giocate contro il Savio, Boreale e Cassino), ma fa parte del percorso di crescita anche nella gestione dei momenti “.

Hai un gruppo con ragazzi con tanto entusiasmo, con alcuni giocatori che non hanno mai partecipato al massimo campionato regionale. Come state lavorando con loro in settimana da un punto di vista mentale e fisico?

” Durante le sessioni di allenamento ai ragazzi ripetiamo sempre che bisogna avere umiltà, impegno determinazione. Ora stanno vivendo un momento di esaltazione; hanno gli occhi puntati addosso visti i risultati e il percorso che stanno facendo e bisogna tenerli con i piedi per terra.
Quanto alla squadra, abbiamo una rosa composta da ragazzi che hanno fatto l’élite, e altri che invece provengono da gruppi regionali e provinciali.
Rispetto agli allenamenti, oltre alla metodologia per le richieste di gioco tecnico tattico, richieste che richiedono un tempo di apprendimento per essere messe in atto, i ragazzi hanno dovuto adattarsi ai carichi di lavoro fisici concordati da me e dal preparatore atletico Simone Calandrella.
Continueremo a giocare partita dopo partita e a fine anno vedremo dove saremo arrivati “.

 

Entriamo un po’ di più sul personale. Cosa è cambiato dall’Alessandro Coletta dell’anno scorso che disputava un campionato regionale, all’Alessandro Coletta di oggi?

” Questa è una bellissima domanda. Molti potrebbero pensare che allenare nei regionali o in élite richieda un approccio diverso, sia a livello tecnico tattico sia al livello comunicativo gestionale.
Molti mi consigliavano di non accettare la proposta del Ponte Di Nona perché la mia idea di calcio non poteva essere riproposta in elite, per di più da una squadra costruita per salvarsi, e chiamata a lavorare su un campo di piccole dimensioni.
Avendo osservato il gruppo sul finire della scorsa stagione, avevo visto invece che c’era margine per lavorare; abbiamo fatto dei tagli, inserito dei ragazzi che allenavo al Certosa e altri che provenivano da altre società.
Dopo una settimana di pre-ritiro in sede ho capito che davanti avevo un gruppo di ragazzi dediti al lavoro, con un apprendimento più rapido rispetto al precedente biennio regionale; forse questa è la vera differenza.
Il mio modo di lavorare è sempre lo stesso, non sapevo cosa aspettarmi dagli altri gruppi élite, sia a livello di qualità sia di organizzazione di gioco, e devo dire che eccetto poche squadre, un regionale di livello sta comodamente dentro un girone élite, considerando che il C, a detta di tutti, è il raggruppamento più difficile “.

Per concludere mister. Sei in una società che cresce esponenzialmente di anno in anno, come si vive il Ponte di Nona dall’interno?

” Se mi chiedi di Ponte di Nona ti dico subito che devono essere rimossi tutti i pregiudizi che si possono sentire in giro.
L’ambiente è familiare e propositivo; ci sono valori umani importanti e persone di spessore, a cominciare dal presidente Mimmo Gaglio, che è il nostro primo tifoso, che si è sempre dimostrato pronto a soddisfare le nostre richieste e che ha un’attenzione particolare verso il sociale, come testimonia quello che ha fatto fino ad oggi e quello che farà prossimamente.  
Il direttore sportivo Massimo Gagliassi, con il quale avevo già avuto il piacere di lavorare un anno al Certosa, è una persona vera, che sa di calcio, che non fa mai mancare la sua presenza, mettendoti nella condizione di lavorare senza pressioni. È difficile trovare persone così oggi nel mondo del calcio. Ti chiedono risultati e non la crescita dei ragazzi, e invece è questo il vero risultato del settore giovanile.
Il direttore tecnico Luca Rivetta, un uomo di esperienza calcistica importante, favorisce il dialogo. Con lui ci confrontiamo costantemente con delle riunioni in cui è coinvolto tutto lo staff.
Una parola anche per i miei due dirigenti: Mirko Rosi e Daniele Verdiglione; presenza costante di ogni allenamento, di ogni partita, sempre disponibili, veramente eccezionali.
Non si può poi parlare di Ponte di Nona sé non si parla delle famiglie dei ragazzi: persone squisite, mai una parola fuori posto. Non poteva essere diversamente vedendo i ragazzi “.