CORINALDESI, ADDIO FREGENE: “ORMAI QUI HANNO IL PALATO TROPPO FINE…”

CORINALDESI, ADDIO FREGENE: “ORMAI QUI HANNO IL PALATO TROPPO FINE…”

Ormai da giorni si susseguono in modo sempre più insistente rumors su una possibile comunione d’intenti tra Fregene e Sporting Città di Fiumicino.

Discorsi che vanno avanti e che si protrarranno nei giorni a venire, in attesa di capire se si arriverà a dama e quale eventualmente sarà la categoria di competenza del nuovo club.

Nel frattempo, a Fiumicino si pensa al prossimo play-off e si attende di conoscere il nome dell’avversaria di Nanni e compagni, mentre dalle parti del Paglialunga è tempo di consuntivi ma anche di addii.

Il primo ad ufficializzare il suo commiato è stato il direttore generale Massimo Corinaldesi, che le proprie dimissioni in verità le aveva già consegnate nelle mani di patron Ciaccia all’indomani dell’avvenuta salvezza di Juniores e prima squadra.

Il dirigente tirrenico si è concesso ai nostri microfoni per una lunga e schietta chiacchierata.

 

Direttore, nessun ripensamento?

“No, ho deciso di lasciare Fregene.

Per me non era proprio più possibile continuare, quello del Paglialunga era ormai divenuto un ambiente troppo sofisticato e per palati fini.

Mettiamola così, evidentemente avevo fatto il mio tempo.

Appena ho avuto la certezza che Juniores ed Eccellenza fossero salve, ho comunicato al patron Ciaccia la mia decisione”.

Cominciamo dalla Juniores.

“Ci siamo salvati con qualche patema, ma in questo caso probabilmente l’errore è stato mio.

Dovevo essere più deciso nel valutare la situazione e correre ai ripari, invece ho traccheggiato prima di cambiare il tecnico.

Non perchè non fosse bravo, intendiamoci, ma perchè serviva un profilo più temperamentale.

Quello Juniores, a mio giudizio, è il campionato più difficile in assoluto, perchè devi far fronte anche alla frustrazione di quei ragazzi che, giunti a quell’età, non hanno ancora capito che probabilmente non potranno giocare al calcio a certi livelli.

Dovevo fare scelte differenti, senza attendere più del dovuto”.

La prima squadra, dopo una fase iniziale assai complicata, ha disputato un girone di ritorno da applausi.

“Sapevamo fin dall’inizio che avremmo affrontato mille difficoltà e, sotto certi aspetti, erano anche programmate.

Di certo, però, non sapevamo che avremmo dovuto giocare sedici partite senza attaccanti per i problemi fisici di Molfesi e Panella.

Appena li abbiamo avuti a disposizione, abbiamo battuto il Montefiascone.

In quel periodo abbiamo inserito anche Rossi ed è stato un po’ come rifare la preparazione dall’inizio.

Da questi presupposti è nato un girone di ritorno in cui il Fregene ha colto 32 punti, non male considerando che la Nuova Monterosi vincitrice del torneo ne ha colto solo uno in più…”.

Una risalita sulla quale è parsa evidente la mano di Paolo Caputo.

“In questi casi i meriti vanno distribuiti tra tutte le componenti ed io personalmente avallo la teoria di Raffaele Minichino, per il quale un tecnico conta solo al 20% nel quadro generale.

Per quanto riguarda paolo, però, io sono dell’opinione che lui sia un allenatore che alla propria squadra riesce a dare un 20% in più del suo normale potenziale.

Da questo punto di vista vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa”.

Prego.

“La fase inziale del nostro campionato è stata difficilissima e, quando abbiamo perso otto delle prime nove partite, in molti chiedevano la sua testa.

A novembre in tanti avrebbero voluto l’esonero di Caputo, ma io ho resistito, ho litigato con tutti ed ho ritenuto opportuno confermargli la piena fiducia.

In quel frangente sarebbe stato semplice adeguarsi alla linea generale, invece io mi sono opposto e fortunatamente il presidente Ciaccia ha dato retta a me”.

Una bella dimostrazione di carattere.

“Diciamo che in certi casi un direttore deve dimostrare di avere le palle.

Io seguivo il lavoro della squadra e vedevo che stava crescendo.

I fatti hanno dato ragione al mister e, di riflesso, anche a me”.

Ora immagino che in molti siano saliti sul carro del vincitore.

“Il problema è proprio questo: nonostante tutto, sul carro nessuno è salito.

Siamo rimasti soli, io e Paolo.

Ormai io ero ai ferri corti con tante persone ed onestamente non so neppure se certe scelte relative al futuro il presidente le stia facendo per tagliare la testa al toro.

E’ stato pesante subire accuse di ogni genere e sempre per interposta persona.

Hanno accusato me e Paolo di aver rovinato la formazione Allievi (che ora sta provando a salvarsi, ndr) e la Juniores, portando alcuni ragazzi in prima squadra.

Qui però dobbiamo metterci d’accordo sugli obiettivi.

Io mi rifaccio alle parole di un grande come Mimmo Caso, con il quale ho avuto il privilegio di crescere professionalmente.

Lui mi diceva sempre: “Nel settore giovanile devi capire se vuoi costruire i giocatori o se vuoi vincere i campionati”.

Un dilemma che andrebbe girato a qualcuno…”.

Intanto, avete messo in vetrina talenti come Romano e Polito.

“Sono ragazzi intelligenti, umili, vogliosi.

Se avranno la fortuna di trovare un allenatore come Caputo, potrebbero anche giocare titolari insieme.

Capite cosa significa ritrovarsi due ragazzi del ’99 da far giocare in tutta sicurezza a centrocampo?”

Adesso cosa le rimane dentro?

“Restano i ricordi di anni bellissimi, vissuti insieme al presidente Ciaccia: i due campionati vinti in Promozione, una finale play-off con il Latte Dolce persa a sei secondi dalla fine ed una stagione come l’ultima che per me vale quanto una vittoria.

Resta il divertimento di questi ultimi due anni.

Insomma, prevalgono le memorie più belle.

Pazienza se alcuni rapporti si sono guastati.

Piuttosto, lasciatemi ringraziare un gruppo di persone stupende che in questi ultimi due anni ci hanno seguito ovunque, i tifosi del gruppo “Gente di Mare”.

Li saluto e li ringrazio davvero di cuore per il sostegno che ci hanno dato in ogni occasione”.

Adesso si prenderà un periodo di riflessione, in attesa di lanciarsi in una nuova avventura calcistica?

“Non ho nulla su cui riflettere.

Se capita l’occasione giusta, prendo e vado.

Non ne faccio neppure una questione di categoria, io amo il calcio: per me poco conta se si tratterà di Serie D, Eccellenza o Promozione.

Gli ultimi due anni con Paolo Caputo mi hanno arricchito tantissimo e sono ancora più convinto del mio modo di vedere questo sport.

L’unico rimpianto è di non aver potuto continuare questo progetto insieme.

Sono convinto che questa squadra, con l’aggiunta di tre pezzi che avevamo già inquadrato, l’anno prossimo se la sarebbe potuta giocare per le prime tre piazze.

Un vero peccato”.