Cotroneo ed il successo con l’Ilvamaddalena: “Siamo dei professionisti prestati ai dilettanti”

Cotroneo ed il successo con l’Ilvamaddalena: “Siamo dei professionisti prestati ai dilettanti”

A cura di Matteo Lanzi

Nemo propheta in patria. Non è propriamente vero, perché Carlo Cotroneo ha scritto pagine storiche e memorabili in diverse realtà, anche nel Lazio. Certo è che il tecnico romano nel corso degli anni sta trovando una seconda casa in una regione bellissima e calcisticamente valida come la Sardegna. Dopo l’esperienza al Castiadas nel 2019/2020, quest’anno è riuscito nel compito di riportare subito l’Ilvamaddalena in Serie D, appena 10 mesi dopo la retrocessione della scorsa stagione. Un campionato vinto con 4 giornate d’anticipo in uno dei gironi d’Eccellenza più difficili dell’intero territorio nazionale…

Partiamo dall’aspetto umano. Come è vivere ed allenare a La Maddalena?

Sicuramente è un’esperienza diversa dalle altre. Come tu sai il girone d’Eccellenza in Sardegna si avvicina molto, a livello logistico, ad una serie D: è un girone unico, con trasferte anche di 400 km, impegnative dal punto di vista fisico ed economico. Ci è capitato di tornare a tarda notte e dover aspettare anche un’ora il traghetto che ci avrebbe riportato a casa. Certo, l’isola è bellissima, sia come posto per vivere che per allenare. Ho chiesto che, a parte pochi elementi, la maggior parte della rosa risiedesse proprio sull’isola. Questo è stato uno dei nostri segreti“.

Spiegati meglio.

Abbiamo vissuto una stagione da professionisti. Il merito di questa società è stato quello di metterci a disposizione strutture, campi, palestre senza limiti, così come avevo richiesto. Ci siamo potuti allenare secondo le nostre volontà, spesso anche con doppie sedute, e questo fisicamente si è visto. Abbiamo vinto molte gare nel finale, anche nel recupero, spesso su calci piazzati oppure con giocate di pregio. Più passavano i minuti più fisicamente venivamo fuori, mentre gli altri calavano. La differenza di allenamento ripaga“.

Vivere insieme cimenta il gruppo, sei d’accordo?

Assolutamente. Oltre alla miglior forma fisica l’altro nostro segreto è stato quello di costruire una mentalità vincente, che ti porta a non mollare mai ed a cercare la vittoria fino al fischio finale. Spesso si parla di episodi ma non è così, l’episodio si cerca, si allena. La mentalità si costruisce negli allenamenti, giorno dopo giorno. Abbiamo vissuto insieme, mangiato insieme, questo fa la differenza. Vivere da professionisti ti da’ un vantaggio importante in un girone estremamente competitivo, con diverse squadre costruite per vincere“.

Un girone complicato ma che vi ha visto costantemente in testa, fino al successo finale di due domeniche fa. Quando hai capito che quest’anno avrebbe avuto quest’epilogo?

Siamo partiti subito forte, inanellando una serie importante di vittorie già nelle prime gare. La svolta penso sia arrivata nel match contro la Ferrini, vicino Cagliari: partita fissata per il 23 dicembre e interrotta al 30′ del primo tempo per il fortissimo vento, nonostante il quale avevamo creato diverse palle gol. Recupero fissato per il 3 gennaio, costringendoci a stravolgere i piani della preparazione invernale, soprattutto per gli stranieri. Ci siamo presentati lì e, nonostante molte assenze e tanti ragazzi dell’Under 19 tra campo e panchina, non abbiamo perso. In quel momento ho capito che eravamo una squadra forte, pronta a vincere“.

Esatto, molti stranieri. Perché la tua è una squadra “multietnica“…

Più o meno (ride, ndr). Ci sono diversi ragazzi stranieri, molti sudamericani anche. Per loro questa è una vetrina, un’occasione buona per lavorare e divertirsi, magari creandosi una carriera qui in Italia, dove il ritorno economico è migliore rispetto al loro Paese. Hanno una predisposizione al lavoro ed al sacrificio elevatissima, forse anche più di noi italiani. Sono risorse fondamentali. Io parlo un po’ di spagnolo e di francese, ma preferisco esprimermi in italiano, per questo ho detto loro che avrebbero fatto prima ad imparare la nostra lingua invece che aspettare che accadesse il contrario (ride, ndr)“.

L’Ilvamaddalena è una piazza storica: la squadra più antica della Sardegna. Com’è allenare lì?

All’inizio c’era un pizzico di scetticismo, visto la retrocessione dello scorso anno, arrivata tra l’altro a mio avviso in maniera immeritata e dopo un importante girone d’andata. Poi col tempo le cose sono migliorate: ho percepito grande affetto, anche nella vita quotidiana. Alla fine è una piccola realtà, è facile creare rapporti umani anche al di fuori del campo e legare con la gente del posto. In Sardegna, come in Campania, c’è molto più attaccamento verso le squadri locali, pregio che nel Lazio stiamo perdendo. Questo rende le partite belle da vedere anche per lo spettacolo sulle tribune“.

Il rapporto con la società?

Ottimo. E’ una proprietà seria, con competenza e passione. Non gli piace buttare i soldi ma costruire in maniera solida, investendo“.

Investimenti in che settore?

In accordo col comune stanno rifacendo il manto erboso, oltre che qualche intervento anche sulle strutture d’allenamento. A livello tecnico bisognerà lavorare sul settore giovanile, a partire dall’Under 19 Nazionale“.

Si lavora già per la prossima stagione. Con Cotroneo in panchina?

Chissà (ride, ndr). La volontà di entrambe le parti c’è, bisogna sedersi ad un tavolo e vedere se c’è unione di intenti anche sulla programmazione. Certo, io punto a vincere, sempre…“.

Qual è l’obiettivo per questo finale di campionato?

Siamo tra le migliori difese d’Italia e vogliamo restarci, evitando di prendere gol. Ci teniamo molto sia io che la società. Poi c’è la volontà di vedere all’opera qualche ragazzo per l’anno prossimo, preparando già i giovani per la stagione che sarà. Ne abbiamo visionati e lanciati diversi, tra cui un 2008. Questo è il momento di insistere“.

In chiusura, torniamo su quanto accaduto lo scorso anno. Torni a Tivoli, da allenatore, e vi salvate all’ultima giornata battendo la Paganese. Ti saresti aspettato una riconferma?

Sarò sempre legato a Tivoli, alla Tivoli ed alla società. Voglio bene al Presidente, abbiamo condiviso tanto insieme. Abbiamo vedute calcistiche differenti, oltre che aspetti caratteriali che non coincidono alla perfezione: per questo abbiamo deciso insieme di separarci. Resta comunque un uomo al quale tutta la città deve molto, per gli sforzi che fa. Rimarrò sempre un tifoso della Tivoli“.

Tra gli allenatori protagonisti fuori dalla nostra regione, Carlo Cotroneo è uno di quelli che sta facendo meglio. Ora si gode la Sardegna, una seconda casa. Magari con la possibilità in futuro di vederlo di nuovo in panchina sui nostri campi…