Cinque giornate al termine della regular season.
I polsi cominciano a tremare, le labbra si seccano ed i budget si prosciugano.
Chi segue con attenzione le logiche (?) dei campionati della nostra regione sa che spesso possono racchiudersi in tre fasi: quella dell’ebbrezza d’inizio stagione, quando tutto appare lieve, i risultati talvolta sono una casualità ed ogni ferita viene riassorbita e tamponata con superba noncuranza.
C’è poi quella di mezzo, quella del gioco che si fa duro e dei duri che cominciano a giocare (se ne sono capaci), quando i nodi vengono al pettine ed ogni risultato, anche quello delle potenziali avversarie dirette viene passato al setaccio come facevano i 49ers all’epoca della corsa all’oro.
In questa fase si concentra la percentuale massima degli esoneri e solitamente uomini con la valigia zeppa di sogni e filigrana tornano tristi alle loro dimore in attesa che si apra una nuova stagione di caccia al tordo.
C’è infine quella delle mele, quando alle proprie mancanze è ormai impossibile ovviare e ci si rifugia dunque nel conforto di quelle antiche amicizie.
Ristoro datato ma sempre accogliente di rapporti costruiti nel tempo e che magari possono tornar buoni nel momento in cui pure un punto può allontanare i gorghi della disperazione.
Ebbene sì, amici miei, lo avrete intuito da soli.
Siamo al tempo delle mele, quando si confida nella buona creanza di quelle squadre che, ormai prive di obiettivi da raggiungere, si sfaldino come un biscotto immerso nel latte.
La metafora mi piace e mi repelle insieme e quindi proverò a valicare le cime del dolciario.
Applaudirò invece il fair play di quelle squadre che non accettano la logica del “saper stare al mondo” e questo campionato continuano a giocarselo con impegno.
Magari anche a fronte di rinunce, di privazioni e magari anche di qualche livido da parte di coloro che non accettano lo spirito sportivo e passano alle vie di fatto, non solo con i piedi.
Non resterò passivamente a fissare nel vuoto, come quei vecchi un po’ assonnati in attesa del loro treno su una banchina deserta.
Se nelle prossime cinque giornate noterò qualcosa di dissonante alla moralità, lo scriverò chiaro e tondo.
Come ho sempre fatto e senza curarmi di chi poi magari minaccia di comprare le prime pagine di tutti i quotidiani nazionali per affermare un’altra verità.
Ora le mani voglio utilizzarle non per picchiare rimproveri, ma per vergare elogi.
Che vanno a chi ieri non si è chinato al solito emetico (senza r, dunque vomitevole) diktat delle ultime giornate.
In questo caso piacendomi vincere facile, partirò dalla dominatrice del Girone B.
Sulla serietà della Lupa Castelli Romani credo neanche i poveri di spirito potrebbero emetter sillaba.
Ebbene, Mancini e compagni anche ieri hanno dato conto delle propria forza e della propria lealtà.
I frascatani volevano i tre punti anche a Colleferro, mentre si sono trovati nelle condizioni di rincorrere per ben due volte un avversario, magari non al meglio, magari con qualche tossina di troppo nelle gambe, magari con qualche pensiero incombente nella testa, ma che comunque stazionava al secondo posto ed annoverava interpreti eccellenti.
Ne è uscito un pari, che per la capolista sposta poco (record di vittorie e di punti conseguiti in una sola stagione sono sempre ad un passo), ma per noi è la certificazione di quanto ventilato sette giorni fa.
Questi signori non hanno alcuna intenzione di fermarsi, nè di fare sconti ad alcuno.
Se ne è giovata all’istante l’Albalonga, che pure qualche grattacapo di troppo contro il Monte San Giovanni Campano lo ha avuto.
A metà secondo tempo ai tifosi azzurri pareva di vivere l’incubo di un folle, con i ciociari in vantaggio ed i castellani in dieci.
Poi la primavera è esplosa grazie alle magie di Forcina, De Vizzi e Di Ludovico ed ora quel secondo posto è tornato realtà palpabile, concreta.
Incombe il Torneo delle Regioni e domenica prossima il Colleferro dovrebbe fermarsi per poi recuperare, proprio contro la squadra di Caldaroni, dopo le festività pasquali.
Trinca e compagni, invece no, loro giocheranno secondo calendario, affrontando per la quarta volta in stagione il Ciampino che contro di loro non ha mai vinto e che ieri ha sciupato un altro match point per la salvezza diretta.
Colpa di quel braccino corto che mille fisioterapisti e psicoterapeuti stan studiando in via Cagliari.
Come ieri, quando l’arrivo del Roccasecca sembrava la più ghiotta delle occasioni per calare sul tavolo l’asso di briscola.
E invece accade che Mancone se la giochi e rischi pure di vincerla, ad onta di ogni speranza di morbidezza.
Bravo Rocasecca e brava anche Vis Artena che quasi allo scadere condanna Adinolfi ed il suo Morolo ad un brutto stop dopo qualche giornata di sole.
Applausi dal pubblico neutrale, oltre che dal loro, vanno indirizzati anche a Real Pomezia e Lariano.
Persia passa al Montorli e nel finale qualche giocatore baucano fa presente che “No, così non ci si comporta”.
I gialloverdi, privi di Tocci e con Foschi in panchina, stanno attraversando un momento delicatissimo eppure i vecchi De Bernardo, Moroni e Sbraglia non abbandonano la nave prima del tempo e con un contorno di marmocchi, forse ancora acerbi per questo campionato, non lasciano l’Abbafati ad un Cecchina ormai sull’orlo del precipizio.
Questione di orgoglio, di fierezza e di senso di appartenenza, componenti che invece altrove scricchiolano in modo sinistro.
E vedere il Formia toccare uno dei punti più bassi di una storia ultra-secolare, fatta di rimpianti, illusioni e disillusioni ma anche di approdi felici e di momenti inebrianti, commuove il cronista e lo rende partecipe di quegli anziani, appassionati, fedeli tifosi che ieri hanno strappato con le lacrime agli occhi il proprio abbonamento di fronte allo sguardo di Sergio Scipione, da ieri ex ed inadeguato presidente di un club che sta precipitando in un limbo che non merita.
Se poteva essere ipotizzabile il no contest tra Ceccano e Semprevisa, molto meno era immaginabile il rovinoso crollo del Gaeta a Cisterna, dove la squadra di Melchionna ha sprecato molto ma ancora una volta ha palesato qualche mollezza di troppo nella fase difensiva.
Con il Cecchina che domenica prossima se la vedrà al De Fonseca con l’Atletico Boville e sarà presumibilmente quella l’ultima chiamata per la squadra di Conte, allo stato attuale delle cose sono dieci le squadre impegnate nel discorso-salvezza.
Avete quindici punti a disposizione, quindi giocatevela ad armi pari e senza ricorrere ad espedienti mortificanti per chi scrive, ma soprattutto per chi li attua.
Girone A, vincono le prime tre e dunque gattopardescamente si dirà che non cambia nulla.
In realtà, cambia parecchio, perchè una giornata è passata e questo fa comunque il gioco della Viterbese Castrense che, pur senza esaltare, centra la quinta vittoria di fila e vede sempre più prossimo il traguardo.
Ora ne restano due di step significativi: il redde rationem con il Rieti del Primo Maggio, ma più ancora il derby con la Nuova Sorianese di domenica prossima.
Tra i due club c’è stima ma anche legittima rivalità ed al Comunale si prevede una giornata di fuoco, perchè i cimini devono vincere assolutamente ed i gialloblu altrettanto, se non vogliono sentire nuovamente bussare al proprio uscio i sabini.
Che stanno nel mezzo ed aspettano con fiducia eventi fortunati dopo la bella dimostrazione di carattere di ieri al Futbol Campus.
Non era facile venire a capo degli orange, squadra briosa e predisposta ad un calcio difficile da contenere.
Alla fine, Punzi ed i suoi (in dieci) l’hanno avuta vinta, ricevendone in dote una buona porzione di entusiasmo ed un Cardillo in più.
Adesso, viste le continue sparizioni di Artistico e la stagione da dimenticare di Ruggiero crediamo sia imperativo dare fiducia all’ex Fonte Nuova per le prossime uscite al fianco di Garat.
E proprio il Fonte Nuova insieme al Fregene è quella che dal ventinovesimo turno è uscita meglio.
Indubbiamente dall’arrivo di Antognetti in panchina qualcosa è cambiato per i nomentani che domenica andranno allo Scopigno, forti di un periodo positivo e speranzosi di continuare su quella china.
Vigna ha invece scoperto di avere due tesori in casa: oltre al già celebrato Agostino c’è anche Nanni, esterno classe 1991 che ieri ha messo a ferro e fuoco la desolata difesa di un Real Monterosi, ormai perso nei ricordi dei fasti del girone d’andata e sprofondato alle soglie della zona ad alto rischio.
Il Villanova, rimasto in nove per l’espulsione di Santori e per aver consumato i propri cambi prima dell’infortunio occorso a Saporetti (auguri), non è invece riuscito ad evitare la sconfitta interna per mano del Grifone Monteverde, tornato di competenza di Alessandro Cuomo pochi giorni fa dopo la misteriosa risoluzione del rapporto con Stefano Ferretti.
Con l’ex Morandi in panchina meno brio, ma forse più solidità e, di riflesso, maggior cinismo, come dimostra il dato delle vittorie corsare.
E le altre?
La Caninese ha strappato un pari non particolarmente risolutivo contro il Civitavecchia del vecchio mentore Castagnari.
Una soluzione ricercata anche dal Montefiascone che ha diviso la posta con il Montecelio.
L”Empolitana invece si è illusa, ma alla fine ha morso la polvere del Martini Marescotti e domenica prossima avrà un match da dentro o fuori con il Fregene.
Brividi che correranno anche lungo le schiene dei protagonisti di Città di Cerveteri-Monterotondo.
Vincere o, come scriveva Hornby in altro senso, “Non usciremo mai da questa fase”.




