GAGLIARDUCCI CI CREDE: “A VITERBO ABBIAMO POCHE CARTE, MA BUONE”

GAGLIARDUCCI CI CREDE: “A VITERBO ABBIAMO POCHE CARTE, MA BUONE”

Di Alessandro Bastianelli.

Il ritorno dell’Albalonga in Serie D, dopo otto anni di Eccellenza, l’ha griffato Wilson Cruz con un’apodittica cinquina, ma possiamo scorgervi dietro il lavoro del demiurgo Cristiano Gagliarducci, intenzionato, come sempre, a spingere la sua squadra più verso la porta avversaria che a protezione della propria.

Due campionati di Eccellenza vinti consecutivamente gli sono valsi il ritorno nella categoria che lo vide esordire da allenatore, al timone di una Cynthia che tutti, all’epoca, davano per spacciata. Oggi si è guadagnato sul campo la possibilità di vivere dall’inizio della stagione quella stessa Serie D che lui, dopo quindici anni di professionismo, ha calcato una sola volta da calciatore.

Domenica l’Albalonga va a Viterbo, dove Gagliarducci ha passato tre anni al servizio della difesa gialloblu. Queste le sue impressioni ai microfoni di Sportinoro.

Mister Gagliarducci, siete tornato in Serie D dalla porta principale con un bel 5 – 1 ai danni dell’Astrea. Resta un’Albalonga a trazione anteriore anche in una serie superiore?

Magari il pubblico si sarebbe potuto aspettare un atteggiamento più accorto in una categoria come la Serie D, ma io ho le mie idee e continuo a proporre il gioco offensivo a cui mi ispiro.

Posso crescere, ma non mi piace snaturarmi e rinunciare allo spirito con cui ho allenato sinora.

Magari gli abbiamo fatto fare la bocca, ma ora i tifosi non devono aspettarsi sempre cinque gol a partita (ride ndr), però sanno che noi giocheremo sempre con un approccio propositivo.

Quest’anno si trova a gestire calciatori con una carriera importante come Cruz, Panini e Pintori.

Cambierà qualcosa nel suo modo di gestire il gruppo? Vedremo un Gagliarducci più soft?

Assolutamente no! Pretendo sempre il 101 % dai miei ragazzi, posso sembrare duro in certe situazioni ma lo faccio solo perché voglio una squadra sempre determinata.

Si possono allenare giocatori scarsi, fenomeni o normali, per me non cambia niente in termini di gestione, ho giocato anche io in categorie importanti e so che questo è il modo giusto per tenere tutti sulle spine.

Io dai miei giocatori voglio sempre la stessa intensità e determinazione, chiunque essi siano.

La dirigenza vi ha posto degli obbiettivi nell’immediato o avete concertato un progetto a lungo termine?

Il presidente è stato chiaro: non vuole giocare per ottenere una salvezza a stento, ma d’altra parte siamo realisti e sappiamo che non possiamo competere per i primi posti.

Vogliamo fare un campionato tranquillo, non siamo una comparsa e la prerogativa è quella di trovarci a metà classifica, dietro quelle poche squadre economicamente e tecnicamente più attrezzate di noi.

Noi, per essere una matricola, abbiamo speso bene, senza strafare e puntando su ragazzi con grandi margini di miglioramento. Abbiamo alle spalle un lavoro di quattro mesi nella costruzione della squadra, e credo che gli sforzi del presidente Camerini e le idee del DS Tomei pagheranno.

Quali sono le candidate alla vittoria?

In primis Grosseto e Viterbese, che hanno mezzi tecnici ed economici importanti. Poi un paio di sarde, Olbia e Nuorese, e ci metto anche l’Ostiamare.

Noi vogliamo arrivare dopo questo trenino di squadre.

Nel girone G vi trovate in compagnia di otto squadre sarde e di una toscana.

Quanto peserà lo stress di affrontare nove trasferte del genere?

Il vero stress è alzarsi la mattina alle 4.00 e andare a lavorare per 50 euro al giorno, dovendo mantenere famiglia.

Noi facciamo un lavoro speciale: lo sportivo, l’allenatore, sono i mestieri più belli del mondo finché durano ed io credo che gli impegni vadano affrontati con la passione e la voglia di impegnarsi e dare il massimo, senza drammi.

Talvolta ci troveremo a gestire la fatica di prendere l’aereo, partire il giorno il prima e dormire fuori, ma mi permetta di dire che nella vita il vero stress è altro.

Domenica andate a Viterbo, vi aspetta una squadra ferita dalla sconfitta di Ostia.

Come si affronta una trasferta così impegnativa a livello tecnico ed ambientale?

Loro hanno una squadra da Lega Pro per tasso tecnico e nomi, inutile negarlo.

Dovremo pensare anche a gestire la loro forza d’urto, ma non andiamo lì unicamente per tenere botta.

Loro hanno l’obbligo del risultato, noi abbiamo l’obbligo di far bene e giocare a calcio: abbiamo poche carte, ma buone, e sapremo giocarcele.

Per me poi Viterbo è un luogo speciale: ci ho passato tre anni splendidi da giocatore e ho lasciato lì un pezzo di cuore, oltre a tanti amici. Ma non mi faccio intenerire, proverò a fargli comunque uno sgambetto (ride ndr).

In una precedente intervista ci ha detto che si ritiene pronto per allenare in Lega Pro.

Sogna di farlo all’ombra del Pio XII?

Il Presidente ci tiene molto alla squadra, ma sappiamo tutti che è oggettivamente difficile organizzare una Lega Pro ad Albano.

Personalmente invece vivo alla giornata, tenendomi stretti i sogni nel cassetto.

Mai dire mai nella vita, magari presto nel professionismo ci sarà posto anche per me.