Da quando Davide Politi ha lasciato il Trastevere per accasarsi al Grifone Monteverde, il rendimento della formazione cara a Stefano Ulisse è decisamente cambiato.
Intendiamoci, non è solo merito suo nè vogliamo attribuirgli un ruolo da talismano, però è indubbio che questo centrocampista classe 1991 ci stia mettendo del suo nella prepotente risalita in classifica dei romani.
Quattro reti, tutte decisive e realizzate nel giro di due mesi, non sono peraltro poche per una mezzala.
Ecco perchè molti hanno indirizzato su di lui il proprio voto la scorsa settimana, scegliendolo come “Top Player” di Eccellenza.
Davide, la prima domanda è rituale: ti ha fatto piacere essere eletto miglior giocatore del ventitreesimo turno in Eccellenza?
“Sì, molto.
E’ stata certamente una soddisfazione, anche se poi bisogna rimanere concentrati sull’obiettivo di squadra e non sui traguardi personali.
Ciò che conta è sempre il bene del gruppo”.
Allora, soffermiamoci sul Grifone Monteverde.
Venite da tre vittorie fondamentali contro avversari di rango, anche se già in precedenza avevate offerto segnali incoraggianti.
Qual è stata la svolta, a tuo giudizio?
“Io credo sia coincisa con il successo sul Montefiascone.
Quel giorno andammo in vantaggio, poi l’arbitro assegnò un rigore ai nostri avversari lasciandoci anche in dieci.
Nonostante questo, nel secondo tempo trovammo dentro di noi la forza di realizzare altre due reti e vincere una partita molto importante sotto tutti i punti di vista.
Quei tre punti ci hanno trasmesso una grande carica ed aumentato la convinzione nei nostri mezzi.
E’ stato proprio quel giorno, a mio avviso, che abbiamo cominciato a pensare che forse potevamo realizzare questo piccolo miracolo di centrare la salvezza.
Ovvio che le ultime tre vittorie ci hanno dato uno sprint ulteriore.
Ora ci crediamo davvero”.
Alessandro Radi sta svolgendo un grande lavoro sia con voi che con la formazione Juniores.
Che opinione hai del mister?
“I risultati parlano chiaro, sono dalla sua parte.
Del resto, è dura parlar male di un allenatore che prende una squadra con soli quattro punti all’attivo e data da tutti per spacciata e la riporta in piena lotta per la salvezza.
Il mister è una persona vera, come poche se ne incontrano nell’ambiente calcistico.
E’ giovane ed ha ancora tanto da imparare, ma vi garantisco che Radi è un condottiero e con il suo modo di fare ci sta trasformando in una squadra di leoni”.
Negli anni ti abbiamo visto giocare in più ruoli.
Qual è quello che senti più tuo?
“Sono in grado di adattarmi anche al ruolo di esterno a quattro o a tre, ma il mio ruolo naturale è quello di mezzala.
E’ lì che posso dare il meglio di me sotto il profilo della quantità, riuscendo anche a sfruttare le mie capacità d’inserimento”.
Una qualità che ti ha portato a mettere a realizzare quattro reti in sole dieci partite.
Niente male per un centrocampista.
“Scegliere i tempi in cui provare ad inserirmi è una delle cose in cui riesco meglio in partita, insieme all’aggressività ed alla quantità.
Se in zona-gol sta andando bene lo devo principalmente al mister ed ai compagni.
Per me la fiducia è determinante ed io la loro l’ho sentita fin dal primo giorno”.
Facciamo un passo indietro.
Che ricordi hai dell’esperienza nel Trastevere?
“Ricordi meravigliosi.
A Trastevere ho trascorso due anni e mezzo fantastici, coronati da una vittoria in campionato che ci ha ripagato tutti dei sacrifici fatti.
Lì ho imparato molto, sia sotto il profilo calcistico che umano.
Ora mi sento cresciuto, maturato.
Al Trastevere sono e sarò sempre grato, anche perchè mi ha dato l’opportunità di tornare a cimentarmi in Serie D a distanza di qualche anno dall’esperienza con la maglia dell’Astrea.
Era un obiettivo per me e sono felice di averlo raggiunto”.
Molti sostengono che la D non sia più competitiva come un tempo…
“La mia opinione è che, prendendo in esame il Girone G e mettendo da parte squadre come Viterbese e Grosseto che sono decisamente di categoria superiore, non ci sia una gran differenza tra le formazioni che lo compongono e le migliori del campionato di Eccellenza.
Probabilmente il divario sta soprattutto nell’intensità con cui si gioca”.
E’ vero che per un periodo hai messo da parte il calcio?
“Sì, accadde dopo il biennio all’Astrea.
Stavo per chiudere con l’Ostiamare, che quell’anno era in Eccellenza, ma durante l’estate mi si prospettò la possibilità di andare a Londra.
Al che decisi di coglierla per imparare la lingua e per provare a sfruttare un’opportunità di lavoro che successivamente purtroppo non si concretizzò.
Ho ricordi splendidi di quell’esperienza all’estero, anche se trascorrere la domenica senza giocare a calcio fu una vera sofferenza.
Fu proprio allora che mi posi l’obiettivo di tornare a giocare in Serie D, prima o poi”.
Ora che lo hai realizzato devi fissarne un altro…
“Al momentosono completamente concentrato su questa avventura al Grifone Monteverde.
Per come si era messa la situazione solo pochi mesi fa un’eventuale salvezza equivarrebbe davvero alla vittoria di un campionato”.
Sei cresciuto in una famiglia in cui si respira calcio grazie alla presenza di papà Antonio, già direttore sportivo di tante squadre, specialmente di settore giovanile.
“Il rapporto con mio padre è di rispetto reciproco: tra noi due esiste da sempre una certa distanza dal punto di vista calcistico, nel senso che nessuno di noi ha mai interferito nel ruolo e nelle scelte dell’altro.
Papà mi ha sempre insegnato a restare umile con tutti ed a volar basso nella vita.
Credo che il fatto che lui lavori in ambito calcistico sia stato importante sotto questo aspetto, perchè a differenza di tanti altri genitori non si è mai sognato, nè permesso di sponsorizzarmi con nessuno”.
Pregi e difetti del calciatore Davide Politi.
“Sono uno che dà tutto quel che ha, anche quando le cose vanno male.
Penso di non esser mai tornato a casa con qualche rimpianto legato a cose che avrei potuto fare e non ho fatto.
Quanto ai difetti, credo che i maggiori siano il mio essere un po’ “capoccione” e di non essere lucido quanto dovrei in alcune fasi della partita.
Devo migliorare nella gestione del possesso-palla, per esempio, cominciando dal giocarla con un tocco in meno”.