LA NUOVA VESTE DI FRANCESCO PISTOLESI, DA BOMBER A DS NELLA SUA MOROLO

LA NUOVA VESTE DI FRANCESCO PISTOLESI, DA BOMBER A DS NELLA SUA MOROLO

A cura di Alessandro Bastianelli.

E’ stato un grande protagonista del calcio laziale e adesso, appesi gli scarpini la chiodo, lo troviamo nella nuova veste di DS proprio nella città che gli ha dato le maggiori soddisfazioni calcistiche, oltre che i natali.

Parliamo di Francesco Pistolesi, dirigente della squadra biancorossa, ma indimenticato cecchino d’area di rigore del campionato di Eccellenza.

La sua carriera è stata contrassegnata dall’eterno ritorno, quello che lo ha riportato più volte a Morolo, ma ovunque è andato è riuscito a mantenere costante la sua media realizzativa, arrivando a siglare 12 reti nella stagione 2007/2008 con il Bassano Romano in D. La doppia cifra è sempre stata la sua costante, sino agli ultimi anni, quando il ruggito del leone spaventava ancora gli avversari sui polverosi campi di Promozione: la sua sestina all’Anitrella, all’epoca della sua militanza con la maglia del Ceccano, è un caso unico nelle statistiche del dilettantismo nazionale.

Francesco, neanche il tempo di appendere gli scarpini al chiodo e ti troviamo in questa nuova veste di DS. Com’è nata questa decisione?

E’ nata soprattutto da alcune mie esigenze lavorative, che purtroppo adesso non mi permettono di allenarmi con continuità e di continuare a giocare. Il Presidente mi ha concesso questa occasione ed io ho accettato con molto entusiasmo, non riesco a vivere questo ambiente da fuori e questa nuova veste, sinora, mi calza a pennello.PISTOLESI

Ma il calcio giocato non ti manca?

Sono sincero, non penso al rettangolo di gioco ma sto vivendo questa nuova esperienza con molta passione e disponibilità. Sono a casa mia, qui mi conoscono tutti e ho una grande autonomia decisionale, e questo rende ancor più avvincente la sfida. Il maggior stimolo però viene dalla società, che ha deciso di tenere un profilo basso e che mi spinge a lavorare con i giovani e con poche risorse: per molti potrebbe essere un limite, ma vuoi mettere la soddisfazione di salvarsi con una squadra di giovani e, soprattutto, quasi tutti del nostro territorio?

Avete una rosa molto giovane in effetti, sono ben pochi i ragazzi sopra i 23 anni. Come ci si salva in un girone così impegnativo come il vostro?

Con l’agonismo, il carattere, ma soprattutto lo spirito di sacrificio. Lavorare con i giovani ti stimola a dare il meglio perché si può valutare il lavoro con serenità e sul lungo periodo, anche con l’esigenza della salvezza. Siamo convinti di aver allestito una buona squadra, e con i giusti tempi credo che potremo ottenere una salvezza tranquilla. Abbiamo anche due giovani in Rappresentativa Juniores, Casalese e Cicciarelli, le basi per costruire qualcosa ci sono tutte.

Il battesimo di fuoco è stato contro Colleferro e Gaeta, non è stato un inizio morbido. Al di là del punto guadagnato a Gaeta che indicazioni vi ha dato la squadra?

Molto positive, se dico che questa squadra può salvarsi tranquillamente è perché lo abbiamo dimostrato. Ora ci serve una vittoria che possa smuovere la classifica e dare morale ai ragazzi, con l’Atletico Boville può essere la nostra occasione.

Che tipo di partita ti aspetti?

Una gara di cuore e testa, anche loro sono feriti perché vengono da due sconfitte consecutive. Dovremo dimostrare di avere più fame di loro, mettendo in campo la voglia e la freschezza che appartengono a questo gruppo. Dai giovani mi aspetto proprio questo atteggiamento aggressivo ed umile, senza fronzoli.

A Morolo avete vissuto anche la Serie D, il pubblico come sta rispondendo al nuovo corso “low cost” della società?

Beh alla prima giornata abbiamo fatto 400 spettatori, direi che hanno risposto presente. Per un paese il sostegno dagli spalti è fondamentale, sono felice di vedere la gente allo stadio e spero che possano darci ancor di più nelle prossime partite, il nostro fortino va costruito anche grazie ai “pretoriani” sugli spalti. Speriamo di coinvolgerli a suon di vittorie.

Lo stesso pubblico che nel 2006 hai portato in Serie D a suon di gol. Che ricordi hai di quella stagione?

Magnifico, non è stato il primo campionato che ho vinto ma forse è stato quello più bello, il più vissuto, il più sorprendente. Eravamo partiti con il profilo basso, ma con il passare delle giornate ci abbiamo preso gusto sino alla fine. Poi, il modo in cui lo abbiamo vinto, ai calci di rigore nello spareggio contro una formazione fortissima come il Terracina: sono emozioni indelebili che ancora sento addosso.

E qual è il tuo ricordo più bello al di fuori della tua Morolo?

Ne ho tanti, ma il campionato 2007-2008 con il Bassano Romano in Serie D è quello più fresco e forse più importante. Anche lì siamo partiti per salvarci, con una rosa che sulla carta non poteva competere per i primi posti. Alla fine siamo arrivati quarti, a un punto dai play off nazionali, ho fatto dodici gol ed ero in coppia con Antonelli, che ne fece quattordici. Altri tempi, ormai!

E adesso c’è qualche giocatore che, per caratteristiche, ti può somigliare in Eccellenza e Promozione?

Io amavo molto cercare la profondità, ma sapevo farmi trovare pronto anche in area di rigore. Così su due piedi non saprei dirle, forse Tornatore del Città di Ciampino. E’ un po’ più piccolo di me, ma mi somiglia proprio nel cercare la profondità e lo spunto vincente.

A 33 anni però potresti ancora dare un contributo importante, sicuro di non sentire il richiamo dei tacchetti?

No, no, te l’assicuro (ride ndr), sono felice di fare il DS anche se ammetto che era più facile fare il calciatore, bastava arrivare al campo, allenarsi e divertirsi, mentre adesso ho dei compiti di responsabilità ed organizzazione importanti. Ma come ti dicevo è una nuova sfida e ho grandissimo entusiasmo, e la cosa che più mi auguro è di poterlo fare ancora a lungo nella mia Morolo.