Lo Surdo: ” Ho trovato armonia, persone di larghe vedute e quella sana pressione che serve a trovare gli stimoli giusti “

Lo Surdo: ” Ho trovato armonia, persone di larghe vedute e quella sana pressione che serve a trovare gli stimoli giusti “

A cura di Edoardo D’Angelo

Oggi abbiamo sentito in esclusiva Michele Lo Surdo, tecnico dell’Under 14 dell’Urbetevere. Ottimo fino a questo momento il cammino dei gialloblù, che ricoprono il quarto posto in classifica, e che stanno seguendo una scia positiva che li ha fatti risalire in classifica. Ad inizio anno, infatti, l’Urbe ha faticato un po’, a causa di diverse dinamiche che hanno un po’ frenato la prima parte di stagione. Con il tanto lavoro in settimana, con i consigli del tecnico, e con la voglia che un ragazzo di quattordici anni ovviamente ha, il futuro sta cominciando a sorridere. In questa intervista non ci soffermeremo solamente sul terreno di gioco, ma cerchiamo di scavare in fondo per andare a conoscere oltre l’allenatore, l’uomo. Andiamo alla scoperta di Michele Lo Surdo.

 

Mister, siete reduci dalla grande vittoria contro l’Accademia Calcio Roma. Affrontavate una squadra forte; in settimana avevi la percezione che i ragazzi potessero guadagnare questo grande risultato?

” La settimana l’abbiamo preparata bene, come tutte le altre e dall’intensità che hanno messo i ragazzi in ogni allenamento eravamo sicuri venisse fuori la prestazione.
In partita la cosa che mi ha fatto più piacere è stata vedere quanto fossero affamati per prendersi la vittoria e dare un segnale sia a loro stessi che agli altri su che tipo di percorso intendono fare in questa seconda parte di stagione “.

 

Francamente non è stata un partenza in discesa, poi cosa è cambiato? Ti aspettavi questa risposta?

” Due anni fa la classe 2010, a causa di situazioni esterne all’Urbetevere, ha subito grossi cambiamenti. Qualche rinforzo importante è arrivato nell’anno di pre agonistica, ma la maggioranza dei componenti della rosa attuale sono arrivati nella scorsa estate.
Probabilmente ora non staremmo nelle prime posizioni della classifica, se non fosse stato per la forza della società che è stata in grado, come sempre, di far arrivare giocatori di prima fascia per allestire una squadra di alto livello.
Era inevitabile quindi che ci volesse del tempo per ingranare e alcuni passi falsi sono dipesi da questo, ma non sono mai mancate le prestazioni e abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti.
Le delusioni sono state un passaggio necessario per stimolare nei ragazzi una reazione, è frutto della loro crescita soprattutto dal punto di vista caratteriale “.

 

Andiamo a scavare all’interno di Michele Lo Surdo. Non possiamo non citare la finale dell’anno scorso con l’Under 16, quando sedevi sulla panchina del Savio, proprio contro l’Urbetevere. Quanto sei maturato dopo quella finale e che cosa hai scoperto di te stesso?

” Quello che ho capito è che quando si inizia un percorso e si hanno le idee chiare su come si intende portarlo avanti non si deve mai rischiare di perdere di vista l’obiettivo, superando quegli ostacoli che si possano incontrare sulla strada per raggiungerlo. Purtroppo c’è una tendenza, quasi ossessiva a volte, a non accontentarsi mai inseguendo sempre qualcosa invece di godersi il momento presente. Di conseguenza chi vuole tutto e subito è facile che non ottenga niente. Il risultato che abbiamo raggiunto con i 2007 del Savio è anche perché siamo stati bravi a non farci coinvolgere da questo.
Bisogna avere fiducia, rispetto del lavoro e pazienza. I ragazzi bisogna aspettarli nell’arco dell’intera stagione, a maggior ragione a livello giovanile, perché non è pensabile possano pochi mesi di lavoro trasformare un gruppo di giocatori in una squadra con una mentalità vincente e un’identità di gioco esaltante e riconoscibile. Missione ancora più difficile quando si tratta di un gruppo quasi completamente nuovo, come era nel nostro caso.
In questo senso sono sempre stato favorevole al biennio per dare la giusta continuità al lavoro.
Dove mi sento maturato è sicuramente nella gestione delle partite secche. Si può arrivare in fondo anche senza rinunciare alla propria identità esprimendo, quando possibile, anche un calcio propositivo e coraggioso, ma allo stesso tempo si deve saper essere pratici senza vergognarsi di sporcare il gioco nei momenti in cui la partita lo richiede.
Altro insegnamento prezioso l’ho ricevuto dai ragazzi e gli sarò sempre grato per questo.
Noi allenatori di solito siamo i primi a crederci e gli ultimi a mollare. Quello che ha fatto la differenza nel nostro cammino è stato che più andavamo avanti più vedevo lo stesso atteggiamento nei giocatori, partendo da alcuni leader che hanno avuto un’influenza fondamentale nel trainare anche i più insicuri per creare uno spirito di gruppo che li ha portati ad essere un corpo unico dentro al campo “.

 

In effetti è stato un lungo percorso…

” Assolutamente. Abbiamo vinto ottavi, quarti e semifinale nei tempi regolamentari dove siamo riusciti a battere prima un’ottima squadra come l’Accademia Calcio Roma, poi due corazzate come Trastevere e Nuova Tor Tre Teste, rispettivamente prime nei propri gironi.
Arrivare in finale ha significato raggiungere l’ultima partita possibile che si può disputare, oltre la quale non si può andare. Siamo usciti sconfitti dopo una grandissima prestazione dove non siamo stati premiati anche a causa di due sviste arbitrali che ci hanno penalizzato in maniera evidente, ma soprattutto di diversi errori imperdonabili sotto porta che non puoi permetterti in una partita del genere, specialmente contro una squadra forte come l’Urbetevere, che veniva da un percorso straordinario, completato dalla vittoria del proprio girone “.

 

E ad oggi, proprio con l’Urbe, il futuro vi ha fatto rincontrare…

” Gli incroci del destino poi mi hanno portato a sedere proprio sulla panchina dell’Urbetevere e ora che la sto vivendo dall’interno, mi sto rendendo conto del grande blasone che questa realtà vanta a livello nazionale. Una fama che è figlia di una storia ricca di successi e dalla sinergia che c’è tra i vari settori: dai vertici agli staff tecnici, dall’area scouting a quella medica.
Ho trovato armonia, persone di larghe vedute e quella sana pressione che serve a trovare gli stimoli giusti “.

 

Mi piacerebbe sapere a che punto sta la tua squadra in questo momento? Secondo te c’è qualcuno che vi deve temere?

” Ho visto alcune squadre che in partenza erano più attrezzate di noi, non tanto per la qualità dei giocatori, di cui non siamo secondi a nessuno, quanto perché partivano già da uno zoccolo duro proveniente dalla scuola calcio, un fattore che sposta tanto a inizio campionato.
Quello che posso dire è che stiamo colmando il gap che ci vedeva un pochino più indietro rispetto alle prime tre compagini del nostro girone, ora starà a noi confermarci e dimostrare di volere di più. Stiamo andando veloci e facciamo ogni settimana un passo in avanti sotto tutti i punti di vista.
Questa è la fase del consolidamento, in cui i ragazzi stanno facendo propri i principi su cui abbiamo lavorato. Stiamo rispettando i tempi, ma ci manca ancora un po’ per raccogliere il massimo dalle nostre potenzialità, dobbiamo concentrarci sui dettagli e se continuiamo a fare le cose come sappiamo qualunque avversario dovrebbe temerci “.