MANCONE: “LA DIFFERENZA TRA ME E LUCIDI? LUI VEDE IL CALCIO IN FULL HD, IO IN 16:9…”

MANCONE: “LA DIFFERENZA TRA ME E LUCIDI? LUI VEDE IL CALCIO IN FULL HD, IO IN 16:9…”

Conclusa senza troppi rimpianti la breve parentesi ad Alicante, Davide Mancone è tornato alle origini.

Corteggiato dal “suo” Roccasecca, dopo qualche riflessione ha deciso di fare un passo indietro e riprendere il proprio posto su una panchina che nelle stagioni precedenti gli aveva comunque regalato grandissime soddisfazioni.

L’accordo con il club ciociaro è stato formalizzato sabato scorso, tanto è vero che il tecnico ciociaro, pur presente al San Marco, non ha potuto partecipare attivamente al pari di Monte San Giovanni Campano.

Ora che l’iter burocratico è stato perfezionato potrà (ri)esordire nel nostro massimo campionato regionale che tuttavia, per uno scherzo del calendario, lo opporrà immediatamente al suo mentore, ossia a quel Fabio Lucidi cui da anni è legato quasi da un vincolo di sangue.

Questioni di affinità elettive tra due che si conobbero anni fa a Frascati e che, di lì in poi, si sono sempre seguiti e consigliati a distanza.

Quella di Bellegra per Mancone sarà però solo la prima di diciassette battaglie ed aprirà un poker di sfide vietate ai deboli di cuore ed ai poveri di spirito.

 

Mancone, bentornato.

Innanzitutto, le chiedo perchè ha deciso di concludere l’esperienza iberica e cosa le resta del periodo ad Alicante.

 

“Con l’Hercules è finita per una serie di ragioni.

Quella principale è perchè io ritengo che un allenatore debba esser messo nelle condizioni di svolgere serenamente il proprio lavoro.

Ad un certo punto, ho compreso che non sussitevano più le basi, anche economiche, per restare ad Alicante ed ho deciso di lasciare.

E’ stata comunque una bellissima esperienza sotto molti punti di vista ed ho avuto modo di conoscere personaggi di un livello superiore”.

Cosa l’ha delusa invece?

“Non ho visto margini di crescita ed a quel punto ho preferito riavvolgere il nastro.

A me piace guadagnarmi il pane attraverso il lavoro sul campo, non certo prostituendomi…

E’ il calcio in generale che mi ha un po’ deluso, negli ultimi anni sono cambiate tante cose.

Io ero convinto che bastesse mettere sul piatto i propri valori, ma non è andata così.

Qualcuno mi aveva detto che di fronte a determinate situazioni mi sarei dovuto turare il naso, ma quando ho capito che ci sarei rimasto con i piedi in mezzo, ho capito che la cosa non faceva per me.

A me l’idea di fare marketing non interessa granchè…”.

Alcuni mesi fa aveva dichiarato definitivamente concluso il suo ciclo a Roccasecca.

Cosa l’ha spinta a tornare nel club biancazzurro?

“Avevo tanta fame di campo e di tornare al calcio “lavorato”, ossia quello che ti permette di vivere uno spogliatoio e che ti dà l’opportunità di trasmettere le tue idee ad un gruppo di calciatori, vedendo poi cosa ti torna indietro.

Negli ultimi tempi ci sono state chiacchiere ed abboccamenti con più di un club.

Ho scelto di tornare a Roccasecca, perchè con questa società avevo un rapporto più diretto ed anche perchè, non lo nego, mi hanno fatto un’offerta irrinunciabile dal punto di vista economico”.

Dalla Spagna ha continuato a seguire il nostro campionato di Eccellenza?

“Non molto, sono sincero.

Ho seguito solo alcuni amici via internet, ma complessivamente mi sono informato poco”.

Domenica ha avuto modo di vedere dal vivo il Roccasecca a Monte San Giovanni Campano.

A suo giudizio, che margini di crescita ha la squadra?

“Ne ha tanti, a mio avviso.

Per quanto mi riguarda, questa è la prima volta che subentro in corso d’opera e non potrò pianificare come ho fatto in passato.

Ora è il momento di essere pratici.

Questa è una squadra che ha tanto istinto, cattiveria e, soprattutto, fame.

Se mi passate il termine, è stata “ciociarizzata”, riassumendo le qualità proprie del nostro territorio.

Questo è un ottimo punto di partenza e può portarci a divertirci”.

La rosa la soddisfa o chiederà al club un ulteriore sforzo?

“Il mercato è passato ed io per conformazione sono un aziendalista, quindi andremo avanti con questo gruppo.

Magari proveremo ad allungare la rosa con qualche under in più per avere maggiori soluzioni, ma sforzi non ne chiederò di certo.

Il Roccasecca ne fa già abbastanza per partecipare a questo campionato”.

Il destino, cinico e baro, la metterà subito di fronte al suo amico Fabio Lucidi domenica prossima.

Avete già avuto modo di sentirvi?

“Di sentirci non abbiamo mai smesso.

Lucidi per me è un mentore.

Io lo considero un secondo padre, mentre lui dice che siamo fratelli per ridimensionare un po’ la sua età (ride).

Cosa debbo dirvi di Fabio?

Pur avendo lavorato insieme per pochi mesi a Frascati, ci siamo amati fin dal primo giorno.

Lui è una di quelle persone alle quali ho chiesto un consiglio prima di partire per la Spagna”.

Posso chiederle quale suggerimento le aveva dato?

“Mi ha detto che stavo facendo una fesseria.

Avrei dovuto ascoltarlo di più”.

La intriga misurarsi con lui?

“Beh, di sicuro non sarà una partita normale.

La differenza tra Lucidi e gli altri diciassette tecnici di questo campionato, me compreso, è che lui vede il calcio in Full HD, mentre noialtri ci limitiamo al 16:9″.

Il Serpentara sta vivendo un grande momento.

Che partita si aspetta?

“Ovviamente sarà una partita molto difficile.

I loro nomi la dicono lunga sullo spessore della squadra ed anche il loro campo è molto particolare.

Per noi però al momento attuale non fa molta differenza il nome dell’avversario.

Noi dovremo innanzitutto trovare una nostra dimensione”.

Dopo la gara di Bellegra affronterete in rapida sequenza Cassino, Colleferro e Gaeta.

L’Eccellenza ha davvero avuto un occhio di riguardo per il suo ritorno.

“Questa è stata la prima analisi fatta con il mio staff.

La premessa è che chi eredita una squadra per prima cosa deve operare quelle correzioni che portino a dei miglioramenti.

Io dico che, se invece di affrontare quattro squadre di rango, avessimo avuto altrettanti scontri diretti, per noi sarebbe stato decisamente peggio.

Contro queste formazioni potremo vedere tutti i nostri errori e le nostre lacune e così correggerli successivamente.

In questo periodo la società deve essere cosciente che da questo filotto di partite potremmo uscirne con le ossa rotte, ma anche facendo un salto di qualità.

Se riusciremo a tirar fuori il nostro carattere, sono convinto che volteremo pagina e verremo fuori dall’attuale situazione di classifica”.

Tutte le ultime sette forze del campionato, racchiuse nell’esiguo spazio di tre punti, hanno cambiato allenatore.

Che segnale è questo per il nostro calcio?

“E’ un segnale brutto, sbagliato.

Le società debbono imparare a lavorar meglio ed a pianificare con maggior cura una stagione.

Non è possibile che la metà delle squadre di questo girone abbiano già cambiato guida tecnica.

Si parla tanto di allenatori con la valigia, ma i primi responsabili di questo fallimento sono i club che non sono in grado di programmare.

In settimana la Semprevisa ha preso Marco Scorsini, un mio amico ed un ottimo tecnico, ma aveva già un allenatore di assoluto valore come Liberti.

Che bisogno c’era di cambiare?

Vuole che continui?

Sa quante telefonate hanno ricevuto durante l’estate i vari Persia, Adinolfi, Mancone, ossia quegli allenatori che nelle ultime stagioni avevano lavorato bene e con profitto?

Nessuna.

Io credo che bisognerebbe smetterla di scimmiottare i comportamenti della Serie A”.