Montespaccato, la maturità di Tassi: “Il progetto va avanti e si compirà. Calcio e preparazione fuori dal campo connubio perfetto per affrontare il futuro”

Montespaccato, la maturità di Tassi: “Il progetto va avanti e si compirà. Calcio e preparazione fuori dal campo connubio perfetto per affrontare il futuro”

Nel girone di andata di Serie D, nonostante le difficoltà incontrate lungo il percorso, c’è una società come il Montespaccato che ha saputo mantenere alto il vessillo della propria identità sportiva. Una qualità che va oltre il campo da gioco ma che si è riflessa all’interno dello stesso anche dal punto di vista tecnico, con i risultati prestigiosi ammirati nelle ultime gare. Sintomo del peso fondamentale che il sodalizio riveste in termini di valorizzazione dei propri talenti. Uno di questi è Riccardo Tassi, portiere con una lunga militanza nel club del patron Massimiliano Monnanni e che ha avuto una crescita esponenziale nell’ultimo periodo. Queste le riflessioni dell’estremo difensore della formazione capitolina.

 

Campionato difficile, ma dimostrate sempre di saper lottare e venire fuori dalle difficoltà con carattere e disciplina. Come del resto la vostra società insegna. È questo che vi ha reso più forti?

“Come hai detto bene tu affrontiamo un campionato in cui il livello è molto alto, ma soprattutto è ben distribuito tra tutte le squadre che fanno parte del nostro girone che è molto equilibrato. Purtroppo quest’anno non siamo partiti molto bene però, arrivati alle partite decisive, quelle in cui i punti valevano doppio, siamo riusciti a fare risultato. Le gare di cartello sono quelle paradossalmente più alla nostra portata perché si preparano da sole. Oltretutto, quando le giochiamo in casa, veniamo avvantaggiati dal nostro campo che noi conosciamo meglio rispetto a quello dei grandi impianti. L’abitudine a giocare su questo tipo di terreno un po’ ti aiuta e svantaggia chi invece non ce l’ha”.

 

Però in campi come il vostro, un’altra arma può essere il pubblico, seppur con numeri inferiori a quelli delle grandi piazze. Portate in media 500 persone a vedervi tutte le domeniche…

Certo, non abbiamo le grandi platee ed il tifo organizzato delle piazze importanti però abbiamo un buon seguito. Anche domenica scorsa si sono viste tante persone. Quello sicuramente fa molto piacere”.

 

Ma anche dal punto di vista tecnico, nell’ultimo anno vi siete strutturati con altri innesti. Pensi che effettivamente si possa andare ben oltre ad una semplice salvezza?

“Con il passare degli anni si cerca sempre di aggiustare un pochino il tiro. Quest’anno siamo più indietro sulla tabella di marcia, ma secondo me abbiamo le carte in regola con i nuovi innesti per risalire la classifica nel girone di ritorno. Con questo non voglio dire che prima non eravamo all’altezza: non vorrei che passasse il messaggio che solo con l’arrivo di nuovi giocatori abbiamo raggiunto il potenziale per far bene. Siamo semplicemente una squadra che ha bisogno di più tempo per tirare fuori le sue qualità. Secondo me quest’anno il nostro obiettivo deve essere quello di rimanere umili, qualora ci fosse una serie di risultati positiva, perché la priorità è di mantenere la categoria per essere in linea con tutto quello che facciamo anche al di fuori del rettangolo verde. Questa è la cosa più importante. A mio avviso, per quanto riguarda questa stagione ragionare in altro modo sarebbe prematuro, oltreché presuntuoso. Ma nel lungo termine rimango molto fiducioso di poter competere per qualcosa di sempre più esaltante. Perché l’ambizione c’è, la struttura ci sarà e diventerà degna della categoria e dei piani futuri. I giocatori ci sono e non vedo problematiche particolari o bastoni tra le ruote da dover rimuovere. Il progetto va avanti nel modo migliore”.

 

A proposito di giocatori importanti, si è detto molto, come è giusto che fosse, di Federico Cerone, ma bisogna dire che anche tu stai incidendo con le tue parate. Quanto ti senti cresciuto?  

“Premetto che il merito non è da attribuire a qualcuno in particolare. C’è sempre l’aiuto di tutti e non mi sento di dare la colpa a qualcuno che c’era prima quando le cose non andavano. Per quanto mi riguarda, in questo frangente posso aver fatto delle prestazioni importanti. Io ho avuto la fortuna di aver intrapreso un percorso già da cinque anni con un preparatore dei portieri molto bravo ed esperto come Mario Fantauzzi. È un continuo crescere, un continuo confrontarsi, mettersi in discussione tutti gli anni, cercando di dare sempre quel qualcosa in più. Per adesso abbiamo sempre fatto parlare il campo e anche in maniera abbastanza eloquente, lavorando e cercando di non perderci in chiacchiere”.

 

Quanto, in questo processo di crescita, ha inciso la società?

“Nel mio percorso di crescita è stata fondamentale. Sia in campo che fuori, dandomi la possibilità di studiare, di laurearmi e di crescere come uomo. E questa maturazione poi uno se la porta anche in campo. Il connubio tra questi due fattori ti fa diventare non solo un giocatore ma anche una persona migliore”.

 

Binomio molto caro al vostro Presidente che lo ricorda spesso. Un qualcosa che va tenuto in vita perché valorizza sotto il profilo umano facendo crescere anche il giocatore…

Bisogna fare dei discorsi molto pragmatici. Si tratta di crearsi un futuro. A meno che uno non faccia una carriera differente, deve essere realista. Arrivati a una certa età è necessario chiedersi fino a che livello si può arrivare e reinvestire del tempo anche per fare altro. Perché ogni esperienza ti arricchisce e ti completa. Già quelle che ci fa fare il presidente, se prese col piglio giusto, ti fanno capire quanto tu sia fortunato a vivere e guadagnare attraverso il calcio. Questo ti fa essere consapevole di essere privilegiato”.