Diciassette punti in otto giornate sono un considerevole biglietto da visita per una squadra partita a fari spenti in quello che unanimamente è considerato il girone più competitivo dei quattro nel campionato di Promozione.
David Papagna, estremo difensore dai lunghi trascorsi nel nostro calcio, sintetizza così la situazione in casa-Vjs Velletri Flora.
“Il momento è certamente buono, ma non dobbiamo abbassare la guardia.
Sulla carta alcune squadre ci sono superiori; mi riferisco al Guidonia, al Cre.Cas, al Serpentara ed al Trastevere, per esempio.
In questo contesto noi potremmo essere la mina vagante”.
Dopo il negativo connubio con il Lariano della passata stagione, la Vjs Velletri ha dato vita ad un nuovo sodalizio con il Borgo Flora nel corso dell’estate.
Quali obiettivi vi siete posti?
“Per noi sarebbe già una conquista riportare entusiasmo in una piazza come Velletri che nelle ultime stagioni è stata un po’ mortificata dal punto di vista calcistico e che ha molta fame di tornare su certi livelli.
I tifosi stanno lentamente tornando allo stadio ed un gruppetto di ragazzi ci segue sempre, sia in casa che in trasferta.
Per noi sono molto importanti, perchè questa squadra ha bisogno del sostegno del proprio pubblico”.
Trentaquattro anni compiuti a maggio, sei sempre stato considerato tra i migliori interpreti del ruolo nella nostra regione.
Cosa ti è mancato per spiccare il volo verso altre categorie?
“Non so rispondere con precisione a questa domanda.
Forse è mancata qualche opportunità, o magari ho preferito fare scelte di cuore in alcuni momenti della mia vita…
Ad ogni modo, penso sia giusto dire che nel calcio, come nella vita, esistono le categorie per ciascuno di noi”.
Parlando di cuore, non posso non domandarti di Anzio.
“Sono e rimarrò per sempre legato all’Anziolavinio ed un giorno mi piacerebbe tornare, perché quella è casa mia”.
Se dico 2006, cosa ti viene in mente?
“Penso ad un gruppo di persone che si voleva veramente bene e che lo dimostrava in campo.
Non eravamo partiti per vincere, ma col passare delle domeniche emersero le qualità della squadra e quelle di mister Pernarella che fece un lavoro splendido”.
Con quali tecnici ti sei trovato meglio?
“Di Pernarella ho già detto.
Cito con piacere Paolo D’Este, Neno Cesarini, una persona di una lealtà e di una correttezza fuori dal comune, e Franco Pagliarini, che devo ringraziare per avermi fatto esordire in prima squadra al Bruschini”.
Tra i tuoi colleghi ne stimi qualcuno in particolare?
“Il Lazio ha sempre sfornato grandi portieri.
Me ne vengono in mente almeno una decina, ma preferisco non citarli, perchè certamente rischierei di dimenticarne qualcuno e la cosa mi dispiacerebbe”.
Come vive un portiere in un’epoca di sovraffollamento di under nelle rose?
“Penso semplicemente sia una regola assurda per almeno tre motivi.
Uno, perchè i ragazzi vengono catapultati all’interno di un qualcosa che è più grande di loro.
Due, perchè rischiano di bruciarsi.
Tre, perchè al termine dell’età di lega la maggior parte di loro esce dal giro molto rapidamente”.
Chiaro e sintetico.
Se vinci il campionato, cosa ti senti di promettere ai tifosi della Vjs?
“Vediamo, non posso promettere di smettere di fumare, perchè l’ho già fatto un paio di anni fa, nè di avere un altro figlio, perchè tre sono già più che sufficienti…
Diciamo che per un paio di settimane mi taglio la barba.
Può bastare?”.
Credo che ne sarebbero più che lieti.
Hai già pensato a quando deciderai di appendere i guanti al chiodo?
“Mi sento bene e penso di poter andare ancora avanti per alcune stagioni.
In futuro sogno di fare il preparatore dei portieri.
Non dei ragazzini, perchè sento che non avrei la dovuta pazienza, ma di quelli un po’ più grandi.
In questo ruolo ci si migliora sempre, a me succede costantemente e di questo debbo ringraziare tutti i maestri che ho avuto nel corso della mia carriera.
Un giorno, spero di trasmettere la mia esperienza ad altri”.