Dalla riunione online che ieri pomeriggio ha coinvolto il Consiglio Direttivo del Comitato Regionale Lazio ed una larga fetta dei presidenti dei club partecipanti al Campionato di Eccellenza, è emersa, come era lecito attendersi, una grande varietà di opinioni.
Di fatto, circa la metà degli interlocutori sarebbe per la ripartenza del torneo secondo le ipotesi illustrate la settimana scorsa dal Presidente Melchiorre Zarelli, mentre il restante 50% ha espresso chiaramente la contrarietà o perlomeno forti dubbi in merito al format ventilato.
A quest’ultimo partito si è idealmente iscritto Bruno Saccà, massimo dirigente del Real Monterotondo Scalo, che peraltro è un professionista operante nel settore farmaceutico e dunque meglio di chiunque altro nel nostro ambiente conosce le difficoltà derivanti dalla pandemia.
“Io sono contrario e lo dichiaro apertamente – commenta ai nostri microfoni Saccà – Francamente non vedo davvero i presupposti per ripartire in questo momento ed anche ieri, nel corso della riunione con il Presidente Zarelli ho espresso la mia opinione.
I motivi sono essenzialmente tre.
Il primo è di carattere sanitario.
In molti preconizzano una terza ondata del virus, mentre io sono dell’avviso che la seconda non sia ancora passata.
Si parla di modificare il protocollo, adottando quello in vigore in Serie D, ma mi pare che anche in quella categoria le squadre continuino ad avere evidenti problemi.
In questo contesto, aggiungo che i miei calciatori da circa tre mesi non fanno altro che corsette e saltelli come impongono le norme vigenti e si allenano alle sette di sera, con tutte le difficoltà del caso.
Ora servirebbero almeno trenta giorni per farli rientrare pienamente in condizione di disputare una partita.
Se si decide di riprendere e poi all’improvviso si ferma nuovamente tutto dopo averli fatti esporre a dei rischi, cosa succede?
Non dimentichiamo che molti di loro lavorano e quindi potrebbero involontariamente portare il virus al campo…
Il secondo motivo è di carattere economico: il bar del nostro impianto sportivo è chiuso, così come i campi di calcio a 5 dai quali deriva parte del sostentamento del nostro club.
Molti degli sponsor che ci hanno dato una mano in passato, vedi ristoranti e bar della nostra zona, sono comprensibilmente impossibilitati a sostenerci in questo momento.
Quindi, mi chiedo: come possiamo andare avanti?
A questi si aggiunge anche un motivo di natura politica: giorni fa Gravina e Sibilia hanno dichiarato che le società vanno aiutate attraverso dei giusti ristori, ma adesso le dimissioni del Governo hanno creato ulteriore incertezza e non sappiamo se in futuro sarà ancora il Ministro Vincenzo Spadafora il nostro interlocutore.
Considerata la situazione, noi del Real Monterotondo Scalo preferiremmo ripartire direttamente a settembre, quando la campagna di vaccinazione avrà prodotto numeri più significativi.
Nel caso in cui si scelga invece di ripartire, noi ci adegueremo, questo è chiaro.
Riteniamo tuttavia improponibile disputare l’intero campionato.
Al massimo, si potrebbe tentare di giocare solo il girone di andata, fermo restando che in questo momento il calcio senza pubblico sugli spalti è del tutto privo del suo sale”.