A cura di Alfredo Cocco
Il calcio è maestro nel dipingere storie di vita, intrise di sacrificio, passione e amore nei confronti di uno sport che non è soltanto una delle discipline piu’ popolari ma soprattutto si staglia come metafora della vita.
Piccoli affreschi della colorata galleria di quei personaggi che ,prima ancora che essere grandi calciatori sono soprattutto uomini veri, appartenenti a quella specie in via di estinzione.
E quella che vi stiamo per raccontare appartiene a quel romanzo infinito d’amore che il calcio sa regalare e che rappresenta per certi versi anche un modello ispiratore per valori e serietà.
Il dio del calcio, nella sua eterna imprevedibilità, sa coniugare perfettamente storie che si intrecciano, legami che si ritrovano a distanza di tempo, mai dispersi, in un destino diverso ma uguale, di quella eterna giovinezza che ti accompagna a rincorrere un pallone che è la tua vita.
E’ la storia di Fabrizio Romondini, oggi pronto a festeggiare la sue 40 primavere, calcisticamente nato nella Roma, cresciuto insieme, guarda a casa, proprio ad un altro 40 enne illustre come Francesco Totti, che insieme hanno giocato nella Roma, cresciuti nello stesso quartiere a Porta Metronia, per poi separare i loro destini segnando carriere diverse.
Ma il legame tra i due è sempre rimasto intatto, inalterato, quella vecchia amicizia che ancora oggi gli consente di vedersi, e frequentarsi proprio come due vecchi (si fa per dire), amici
“Francesco per me è un esempio umano oltre che calcistico.
Ammiro la sua professionalità dimostrata nella sua splendida carriera ed in particolar modo negli ultimi anni e soprattutto, la sua profonda umanità perché pur essendo il più forte giocatore italiano ancora in attività è rimasto negli anni, umile come quando eravamo giovani e spensierati ed ogni volta rivedersi è veramente un reciproco piacere “.
Fabrizio, dopo aver lasciato nel lontano 1997 la Roma e dopo aver esordito in serie A con Carlos Bianchi sulla panchina giallorossa, ha scritto la sua parabola nel calcio professionistico in un percorso durato 20 anni oltre 600 presenze, che lo ha portato a vivere anche esperienze in Spagna con l’Albacete e in Grecia con l’Olimpiakos Volos e a vincere tanti campionati( Albacete, Cisco Roma, Pistoiese, Olimpiakos Volos, Giugliano ).Una carriera costellata da tante gioie, innumerevoli soddisfazioni ma anche momenti difficili che appartengono alla vita di ogni calciatore e che lui, ha saputo superare con quello spirito e quella voglia di rimettersi in gioco sempre, che non lo hanno mai abbandonato.
“Effettivamente dopo aver vissuto il calcio che conta e vinto due campionati uno in Spagna e uno a Pistoia mi sono ritrovato fuori rosa a Roma e per un anno sono rimasto fermo senza giocare.
Da li sono dovuto ripartire dalla allora C2 a Giugliano, dove ho trascorso due anni veramente emozionanti e favolosi che mi hanno dato la possibilità di risalire in categorie importanti.
Il ricordo più bello?
Sicuramente il mio esordio contro il Napoli, con la mia famiglia allo stadio che faceva il tifo per la Roma e per me.
Vincemmo quella partita 1-0 con gol di Aldair ed è un giorno che non dimenticherò mai per me, romano e romanista esordire in serie A con la maglia della squadra del cuore è stato bellissimo, emozionante e indimenticabile.
L’amarezza piu’ cocente invece, senza ombra di dubbio, rimanere fermo 5 mesi per una legge che non mi permetteva di trasferirmi in tre squadre diverse durante un anno calcistico, dopo aver giocato con l’Arezzo e la Salernitana, avevo trovato un accordo col Genoa ma alla fine, non ho potuto a malincuore, vestire quella maglia …
Per me è stata una vera delusione che mi ha costretto a rimanere fermo 5 mesi”.
Oggi a 40 primavere che non dimostra e soprattutto non sente, proprio come Francesco, si diverte ancora a giocare al calcio e si è addirittura sdoppiato militando nella Nazionale Attori in giro per l’Italia ad esibirsi per beneficienza.
“Si un’esperienza che mi arricchisce soprattutto dentro.
Alleno e gioco con la Nazionale Attori facendo beneficienza in giro per l’Italia e il mondo, aiutando la gente che soffre e che ha subito delle disgrazie e cercando di regalare loro un sorriso e soprattutto di renderci utili anche materialmente”.
Ma la Roma è rimasta nel suo cuore a tinte gialle e rosse e soprattutto l’amicizia con Franceso Totti che resta forse il regalo piu’ bello che il calcio gli potesse donare.
Due ragazzi splendidi, generosi che continuano a strabiliare e che spesso si ritrovano a Trigoria, in quell’ambiente che comunque gli appartiene, quando Fabrizio Romondini si esibisce nella Roma of Legend……
“Proprio ultimamente abbiamo disputato una bella partita con l’Ajax legend vincendo 4-1 ma al ritorno sarà comunque dura…(ride).
E’ sempre piacevole indossare nuovamente la maglia della Roma e tornare a giocare a Trigoria dove ho trascorso parecchi anni ed ho lasciato molti ricordi.
Poi, il piacere di rivedere e farmi due risate con Totti e De Rossi che sono la Roma e, che sono rimasti, ragazzi semplici ed umili come lo erano prima di diventare grandi campioni”.
Oggi a 40 anni Fabrizio non ha ancora deciso quando smetterà di giocare al calcio….proprio come Francesco Totti.
Perché ancora si diverte e ha una gran voglia di dimostrare ancora quel talento e quella classe che non hanno età.
E chissà forse a fine stagione, Francesco e Fabrizio si ritroveranno, per decidere insieme cosa fare da grandi quando sceglieranno di appendere le loro scarpette magiche al chiodo del tempo…..
“Beh, sinceramente non ho voglia di smettere perchè, a parte la condizione fisica che è ancora buona, ho ancora quella passione che contraddistingue le persone che hanno fatto del calcio la loro vita e ho ancora voglia di allenarmi e correre su quel rettangolo verde che ti fa sentire vivo e ti regala emozioni.
Sempre.”