Maurizio Manfra: “Il ruolo del direttore sportivo si sta perdendo sempre più”

Maurizio Manfra: “Il ruolo del direttore sportivo si sta perdendo sempre più”

A cura di Matteo Lanzi

Stare ai box non è semplice, soprattutto quando non ti riconosci più nel mondo che per oltre 30 anni è stato tuo. La figura del direttore sportivo negli ultimi decenni è mutata ed è radicalmente differente rispetto a quella incarnata da Maurizio Manfra. Un direttore vecchio stampo, direbbe qualcuno. Un direttore vero, direbbero altri. Ma in cosa è cambiata? Lo abbiamo chiesto al diretto interessato, con il quale poi ci siamo soffermati anche sull’andamento delle laziali nei gironi di Serie D.

Esistono ancora i veri direttori sportivi?

Io ho una mia idea di direttore sportivo, che magari qualcuno può ritenere antica. Per me il direttore non è semplicemente colui che ti prende i giocatori e che, finita di comporre la rosa, può anche salutare. Ne ho visti tanti di casi così: a squadra fatta, magari verso giugno, il direttore veniva allontanato. A mio parere la nostra figura ha un’importanza ancora maggiore a mercato compiuto“.

Spiegati meglio.

Nel calcio si gioca in 11: quando il tecnico la domenica annuncia la formazione vuol dire che almeno 10 giocatori saranno, più o meno visivamente, scontenti. Questo vale a maggior ragione nelle squadre di vertice che mirano alla vittoria, composte da tanti grandi giocatori. Lì entra in gioco il direttore: parlare con i giocatori, ascoltarli, falli sentire al centro. Il famoso ruolo di raccordo tra squadra e società, fondamentale nel corso di stagioni lunghe ed ambiziose. I momenti negativi prima o poi arrivano e lì servono figure come le nostre, per assicurarsi che tutti remino nella stessa direzione. Qualche anno fa ho partecipato ad un corso a Coverciano, dove sono diventa direttore sportivo professionista, con 40 ore di formazione sulle risorse umane. Ma ormai certi Presidenti non sanno neanche più cosa voglia dire questo…

Ti riferisci ai presidenti che gestiscono in toto la società?

Ormai molti presidenti pensano che possano fare tutto da soli: proprietà, dirigenza, persino fare la formazione. Il calcio non si improvvisa ma molti credono che basti mettere i soldi per poter giustificare il fatto di eliminare le figure dirigenziali ed assumersi tutti i poteri. Spesso viene a mancare il rispetto per la persona: so di direttori, e parlo a livello nazionale, che subiscono abusi di potere o vengono depredati del proprio ma restano in silenzio. Per molti di loro questo è un lavoro, devono portare lo stipendio a casa ad ogni costo. Fortunatamente non è il mio caso“.

Sei da oltre 30 anni in questo mondo, dove hai accumulato esperienze di spessore. Quali sono quelle a cui sei più legato?

Ti dico Fondi, Fiuggi e Teramo. In particolare voglio ricordare l’esperienza di Teramo, dove ci siamo trasferiti con la proprietà che prima era dell’Atletico Terme Fiuggi: siamo arrivati con una squadra in piena lotta per non retrocedere, abbiamo terminato con una salvezza tranquilla ed anche qualche rimpianto per i play-off sfumati. Abbiamo respirato, seppur per poco, l’aria della Serie B“.

Da qualche mese si è concluso il tuo rapporto con il Roma City. Quali sono stati i motivi?

Come ti dicevo prima, in alcuni ambienti la figura del direttore “vecchio stampo” non viene apprezzata. Ci considerano utili solo per il mercato, stop. Ci sono state delle divergenze di vedute calcistiche e, per salvaguardare la mia posizione e la mia dignità, ho preferito dimettermi“.

Roma City protagonista nel girone F. Che idea ti sei fatto di questo raggruppamento?

Il Campobasso è una squadra costruita per vincere e sta rispettando i pronostici, ma ci sono tanti club blasonati in questo girone. Il Roma City, la cui rosa è stata costruita in gran parte dal sottoscritto, poteva stare tranquillamente tra le prime 5, lo vedo un po’ in ritardo. Notaresco e Vigor Senigallia sono le sorprese, ma fino ad un certo punto perché anche negli anni scorsi erano state protagoniste. Il Sora è una squadra che può mettere in difficoltà chiunque, così come il Real Monterotondo. La Tivoli ha un organico da centro classifica, mi meraviglia sia lì a lottare per non retrocedere“.

Voltiamo pagina, girone G.

La Cavese la sta facendo da padrone, ma va fatto un plauso al Cassino ed alla Romana, due ottime squadre allenati da tecnici preparati. I romani hanno poi avuto la possibilità di sfruttare la grande annata di Aimone Calì, che sta avendo un rendimento straordinario. Cynthialbalonga ed Ostiamare potevano fare di più, soprattutto i lidensi visto l’organico che hanno. Credo che però lì ci siano diverse problematiche, come annunciato qualche giorno fa anche dal Presidente Di Paolo. Il Trastevere sta vivendo un’annata sfortunata dopo aver vissuto stagioni bellissime. Ora ha perso anche la guida tecnica di Venturi, non sarà semplice. La Boreale ha avuto l’idea, errata, di poter cominciare un campionato di Serie D con un’ossatura di Eccellenza: sono sbagli che alla lunga si pagano. NF Ardea ed Anzio hanno un cammino irregolare, ma sono capaci di fare risultato con tutte le avversarie“.

Ti chiedo anche una panoramica sull’Eccellenza.

Nel girone A Montespaccato e W3 Maccarese giocano un ottimo calcio, ma Pomezia e Rieti hanno organici superiori con calciatori da serie D. Discorso simile per il Terracina nel girone B“.

Cosa ti aspetti nella tua prossima esperienza?

In queste settimane sto vedendo tante partite di Serie D e Serie C. Soprattutto molti giovani, per farsi poi trovare pronti con gli Under per la prossima stagione (ride, ndr). Sto allacciando rapporti con diverse società, ma non so cosa farò. Vorrei restare nella regione, questo è sicuro. Mi intriga l’idea di un’attività di scouting, magari per qualche club professionistico“.

Esperienza, preparazione e voglia di non arrendersi, portando avanti le idee che in questi anni gli hanno permesso di arrivare dove è arrivato. Questo è Maurizio Manfra. Questo è l’uomo, questo è il direttore al quale tante società avrebbero bisogno di affidarsi.