Anselmi, il momento è arrivato: “Lascio il calcio. Ho sempre protetto i miei compagni, ora devo pensare alla mia famiglia”

Anselmi, il momento è arrivato: “Lascio il calcio. Ho sempre protetto i miei compagni, ora devo pensare alla mia famiglia”

Simone Anselmi lascia il calcio.

Dopo quelli di Mirko Mancini e Stefano Iannotti, l’universo pallonaro laziale è costretto dunque ad incassare l’addio di un altro dei protagonisti dei suoi ultimi quindici anni.

Difensore centrale tra i più validi, Anselmi ha vestito numerose maglie nel corso della sua carriera, lasciandosi sempre dietro il ricordo di un ragazzo serio, rispettoso degli impegni assunti e sempre pronto a dare il proprio contributo in campo e nello spogliatoio.

“Lascio perchè non mi diverto più come prima ed anche l’età è ormai quella che è – dice il giocatore – Preferisco dire basta prima di sentire la gente in tribuna gridarmi: “Anse’, lascia perde’, sei finito”.

Rosicherei troppo per come sono fatto…(sorride)”.

Una carriera spesa in un ruolo cardine e delicatissimo per gli equilibri di una squadra.

“Ho cominciato per caso, quando avevo già dodici anni.

In famiglia era mio fratello maggiore quello più portato.

Io passavo le giornate al computer, poi mio nonno mi spinse a provarci e così andai al Pro Roma, dove presidente era il compianto Massimo Mutalipassi”.

Da lì, da Largo Preneste, è cominciato tutto.

“All’inizio avevo ovviamente grosse lacune tecniche, ma poi sono migliorato – prosegue Anselmi – Ho preso parte al Torneo Beppe Viola, poi l’intramontabile mister Benito Manzi mi ha convocato per la Top 11 e fu un’esperienza bellissima”.

Sogni e bivi mancati.

“Udinese, Lazio e Genoa s’interessarono a me.

Io scelsi di andare a Genova, ma il club, che allora militava in C e non era ovviamente strutturato com’è attualmente, chiese ai miei genitori dei soldi per rimanere lì e così tornai a Roma”.

Franco Ranieri lo voleva al Casalotti, ma Glauco Cozzi, che lo aveva visto giocare con la Juniores della Cisco Lodigiani, ne impedì la partenza e lo inserì nella rosa della squadra che avrebbe affrontato il Campionato di Serie D.

“Dopo la batosta di Genova riuscii a re-innamorarmi di questo gioco – commenta Anselmi – Feci parecchie partite da terzo in difesa all’interno di una squadra dove giocava gente come Apuzzo, Onorati, Carrettucci, Catanzani e Venturi.

Un’esperienza indimenticabile”.

E, proprio su suggerimento del neo-tecnico dell’Albalonga, in seguito si aprirono per lui le porte della Cynthia.

anselmi cynthia

“Una parentesi tra le più belle della mia vita, lì ho conosciuto Daniele Assogna, uno dei miei migliori amici in questo ambiente.

Ricordo la finale play-off di ritorno con l’Asolo Fonte.

Quel giorno a Genzano c’era l’Infiorata, ma allo stadio c’era tantissima gente.

All’andata avevamo perso 2-1, ma quel giorno eravamo troppo carichi e dentro di noi sentivamo che avremmo sconfitto chiunque.

Finì 5-0 per noi e a distanza di anni devo ringraziare Marco Pedini.

Alla terzultima di campionato contro il MentanaJenne, per difendere Ruggero Panella, che all’epoca era ancora un ragazzino, presi quattro giornate di squalifica e così dovetti saltare le ultime due più le semifinali.

Nonostante questo, il mister ebbe fiducia in me e mi schierò titolare nelle due finali.

Un gesto che non ho dimenticato”.

L’avventura in via Sicilia è proseguita per un’altra stagione in Serie D.

“Si sperava di crescere, ma purtroppo le cose non andarono per il verso giusto – narra il calciatore – Ad un certo punto del campionato, Raggi prese il posto di Fratena ed in squadra c’erano altri tre centrali (Pace, Leone e Giovannetti) ed a me non andava di giocarmi il posto, così me ne andai sei mesi al Torrenova e l’anno dopo ad Ostia, dove c’era Ugo Fronti”.

Quella piazza gli è rimasta nel cuore.

“Commettendo un errore, decisi di andarmene a fine anno, nonostante avessi instaurato un bellissimo rapporto con il presidente Lardone – continua Anselmi – Sono passati tanti anni, ma Fabio Quadraccia mi rimprovera ancora per quella decisione…

Pazienza”.

anselmi villalba

In seguito Anselmi ha vestito le maglie di Civitacastellana, Pisoniano (“Dopo la Cynthia, la squadra più forte in cui abbia militato”), Vigor Cisterna, Lariano, Grifone Monteverde e La Rustica.

La gioia di tornare a vincere gliel’hanno data UniPomezia e Villalba Ocres Moca.

“Conservo un bellissimo ricordo di Villalba, specialmente di Pietro Scrocca – prosegue emozionandosi un po’ Anselmi – Il presidente non parlava moltissimo alla squadra, ma quando lo faceva si percepiva tutto l’amore che provava per quella maglia.

Mi reputo orgoglioso di esser entrato anch’io nella loro storia grazie a quella stagione”.

L’idea di lasciare gli era venuta già all’indomani del trionfo con i colori biancorossoblù, ma poi si è fatto convincere a giocare un altro anno con le casacche di Fonte Meravigliosa e Palocco.

“Non ho rimpianti, sento che questo è davvero il momento giusto – sottolinea Anselmi – D’altronde, il calcio è molto cambiato rispetto ai miei inizi.

Negli ultimi anni ho trovato difficoltà a trasmettere dei principi ai ragazzi più giovani, perchè hanno una mentalità diversa da quella che avevamo noi alla loro età.

Spesso fanno le cose tanto per farle, in pochi ti ascoltano.

Quando ero io l’under, i senatori spesso mi massacravano in allenamento ed io mi caricavo ancora di più.

Ora è tutto diverso, però qualcuno ancora mi scrive ed in privato mi ringrazia”.

anselmi

Consapevolezza ma anche orgoglio.

“Posso dire di aver giocato a calcio in uno dei periodi più belli del calcio laziale – sorride il difensore – Ho affrontato giocatori degni di altre categorie e condiviso lo spogliatoio con calciatori incredibili.

Oltre al già citato Assogna, penso a Giacomo Galli, Stefano Iannotti, Yuri Fazi che è ancora capace di numeri impressionanti, Stefano Antonelli, Gianluca Toscano, ma potrei ricordarne altri cento.

All’inizio della carriera, ho dovuto marcare gente che si chiamava M’Kondya, Prosia, Ricci.

L’ultimo a farmi gol (tre nella stessa partita) è stato Spaziani, ma quel match non contava nulla, eh?”

Anselmi ride, ma poi torna a farsi serio.

“Difficilmente il calcio laziale tornerà su quei livelli.

I miei migliori amici sono stati Daniele Assogna, un fratello, Luca Spinetti, che è stato anche padrino dei miei figli, e Stefano Iannotti.

Chi non lo conosce crede che Stefano sia un facilone, uno che prende la vita con leggerezza, ma sbagliano.

Sono convinto che diventerà un grande allenatore, perchè è uno che sa valutare ogni singolo particolare.

A lui farei volentieri da secondo o da allenatore del reparto difensivo, se ne avessi l’opportunità.

Conservo un bellissimo ricordo anche di Fabrizio Cioffi, un difensore mostruoso.

Tra gli allenatori il mio podio è composto da Massimiliano Farris, da Massimo Bonanni e da Alfonso Greco.

Loro sono quelli che mi hanno insegnato di più”.

Pochi i rimpianti.

“Mi sarebbe piaciuto vincere la Coppa Italia – afferma Anselmi – Ci sono andato vicino ai tempi di Cisterna, ma perdemmo in semifinale con il Rieti.

Se potessi, rigiocherei solo quella partita”.

Adesso il futuro, che comincia da un lavoro tutto nuovo e con il sorriso sulle labbra che un uomo di trentaquattro anni deve avere.

anselmi

“E’ ora di diventare grandi – sintetizza Anselmi – Ho avuto la fortuna di conoscere una donna meravigliosa, Jessica, che mi ha sempre supportato nelle mie scelte ed ha fatto mille sacrifici per sostenermi.

Per tutta la mia vita ho sempre protetto i miei compagni di squadra, adesso voglio pensare solo a lei ed ai nostri figli, Cristiano e Brando.

In futuro non so se rientrerò in questo ambiente.

Di sicuro, non farò l’allenatore perchè è un ruolo che ti costringe anche ad essere un po’ falso nel rapporto con i tuoi giocatori.

Magari potrei pensare ad un ruolo da dirigente, perchè a me è sempre piaciuto lavorare dietro le quinte e provare a dare consigli agli altri”.

 

 

 

 

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