Bolletta, il portiere under con la testa da grande: “Il mio sogno? Giocare anche quando non sarò più in età di lega…”

Bolletta, il portiere under con la testa da grande: “Il mio sogno? Giocare anche quando non sarò più in età di lega…”

Sembra passato un secolo, eppure parliamo solo di cinque anni.

Tanto tempo è trascorso da quando Gabriele Bolletta, talentuoso estremo difensore cresciuto nel vivaio dell’Ostiantica, vinse con la maglia della Totti Soccer School la XXVIII Edizione del Torneo Beppe Viola, aggiudicandosi anche la palma di miglior giocatore della storica kermesse nel suo ruolo.

Da allora di acqua ne è passata tanta sotto i ponti.

Ora Gabriele di anni ne ha venti e nella sua voce percepisci l’equilibrio e la maturità di un ragazzo che ha ben chiare le proprie virtù ma anche i suoi limiti.

Dalla scorsa estate ha cominciato una nuova avventura calcistica a Pomezia, dopo quella comunque positiva di Colleferro.

Di questo e di molto altro ancora abbiamo parlato con il numero uno rossoblu.

 

Cominciamo da Arce: partita sfortunata che ha interrotto la vostra serie positiva e contraddistinta da numerose polemiche…

“Si è messa subito male, perchè dopo pochi minuti siamo andati sotto.

Il campo era già difficile, poi si è messo a piovere ed è diventato quasi impraticabile.

Nonostante le espulsioni di Leone e D’Andrea abbiamo avuto avuto una reazione da grande gruppo e, disputando una gara di puro orgoglio, eravamo riusciti a raddrizzarla.

Peccato per la rete subita nel finale, perchè un punto ce lo saremmo meritato…”.

Adesso testa al derby di domenica.

“Piano, prima c’è da giocare il ritorno di Coppa Italia contro l’Aprilia.

Noi ce la metteremo tutta per ribaltare lo 0-2 dell’andata, anche se non sarà semplice.

Loro sono una buonissima squadra e per me non hanno nulla da invidiare a Cassino, Colleferro e Vis Artena.

Anche noi però lo siamo e domani non entreremo di certo in campo già sconfitti.

Il risultato di due settimane fa non cambierà di una virgola la nostra mentalità”.

L’ultima giornata del campionato ha consegnato la vetta del Girone B al Cassino.

Sono loro la squadra da battere?

“Beh, il Cassino sta cercando di imporsi ormai da qualche anno.

Conosciamo il suo blasone e sappiemo che quella è una piazza importante.

Vedo però un torneo molto equilibrato.

Le quattro che ho citato in precedenza, classifica alla mano, sono le favorite.

Ad oggi”.

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Il Cassino richiama alla mente ricordi poco lieti per te: contro di loro nella passata stagione perdesti la finale di Coppa Italia, quando militavi nel Colleferro.

“Vero, però fu comunque stupendo giocarla in uno stadio come il Francioni di Latina.

Resta il rammarico di com’è andata.

Il primo tempo fu equilibrato, poi però al rientro negli spogliatoi ricordo che eravamo stravolti dalla stanchezza.

Forse incise il fatto che, a differenza loro, non facemmo il ritiro ma partimmo direttamente da Colleferro alle cinque del mattino”.

Che ricordi hai della passata stagione?

“L’esperienza vissuta a Colleferro è stata molto positiva.

Arrivai dopo mezza stagione all’Astrea e dopo un fugace passaggio a Civita Castellana.

Lo scorso anno ho anche subito il primo infortunio serio della mia carriera (uno strappo muscolare, ndr) ed avevo bisogno di continuità.

L’ho trovata e di questo ringrazio anche il preparatore dei portieri con cui sono ancora in contatto”.

Torniamo all’attualità.

Domenica prossima il derby con l’UniPomezia farà da sfondo ad una bellissima iniziativa di solidarietà.

“E’ vero e sono molto orgoglioso di potervi partecipare.

Il derby storicamente è una partita a sé, vincerà chi dimostrerà di avere le maggiori motivazioni.

L’UniPomezia è certamente una buona squadra e sicuramente si riprenderà in classifica.

Speriamo che lo facciano dopo aver affrontato noi (ride)…”.

C’è un tuo compagno di squadra su cui ti senti di puntare un euro in vista della sfida di domenica al Comunale?

“Meglio di no, queste cose portano notoriamente male.

Diciamo così, punto su tutto il gruppo”.

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Bolletta premiato come miglior portiere della XXVIII Edizione del Torneo Beppe Viola

Quando e perchè hai scelto di giocare in porta?

“Ero piccolo e giocavo terzino nel settore giovanile dell’Ostiantica.

Un giorno, eravamo senza portiere e mi sono messo tra i pali.

Da quel giorno, non ne sono più uscito.

E’ un ruolo particolare: devi avere personalità e saperti assumere le responsabilità.

Mi piace l’idea di dover rimanere concentrato per tutti i novanta minuti e freddo qualunque cosa accada”.

Cosa prova un estremo difensore quando subisce una rete magari evitabile?

“Devi saperti immediatamente resettare ed accartocciare ciò che è accaduto, perchè se ci rimugini su è la fine.

A me è capitato spesso in passato di sbagliare e di certo capiterà anche in futuro, però lavorando ogni giorno in allenamento si fisce con il migliorare.

Resto convinto che la prestazione in partita non rappresenti altro che il coronamento del lavoro settimanale.

L’anno scorso ho alternato partite positive ad altre meno.

In questa stagione, grazie anche al lavoro del mio attuale preparatore, mi sento cresciuto.

Il mio pezzo forte?

Mi dicono che non me la cavo male nelle uscite basse, mentre posso fare meglio in quelle alte”.

preudhomme

Hai un modello di riferimento?

“E’ fin troppo semplice fare il nome di Buffon, però il mio preferito è Michel Preud’Homme, portiere della nazionale belga a cavallo tra gli anni ottanta e novanta.

Per motivi di età non ho avuto modo di ammirarlo dal vivo, però ho potuto visionare numerosi filmati di partite che giocava.

Era un fenomeno”.

Come passa il tempo al di fuori del terreno di gioco Gabriele Bolletta?

“A differenza di come mi comporto in campo, fuori sono un ragazzo molto tranquillo.

Studio giurisprudenza, esco con la mia ragazza e frequanto gli amici di sempre”.

Hai un sogno, un obiettivo da raggiungere?

“Sono dell’avviso che gli obiettivi sia meglio fissarli nel quotidiano, quindi me li impongo a breve termine.

Restando in ambito calcistico, diciamo che mi piacerebbe continuare a giocare anche dopo aver terminato il mio periodo da under.

Vorrebbe dire che una società mi sceglie perchè ho delle qualità e non perchè servo in quanto giovane in età di lega.

Questo periodo lo vedo comunque come un’opportunità di crescita, perchè mi dà la possibilità di condividere uno spogliatoio con gente che ha frequentato categorie superiori .

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Per me è un onore spogliarmi con gente che si chiama D’Andrea, Gamboni, Ippoliti, Palermo o Leone, solo per citare alcuni dei miei attuali compagni di squadra.

Sono ragazzi che possono darti davvero consigli importanti e, se li ascolti, si instaura un rapporto di fiducia reciproca.

In una squadra è fondamentale lo spirito di gruppo.

Anche fare una semplice corsa in più per aiutare un tuo compagno cementa il gruppo”.

Ti è mai capitato di ricevere un rimprovero in partita da parte di un compagno più esperto?

“E’ successo ed è normale che accada, anche perchè nei novanta minuti l’adrenalina scorre ed è difficile mantenere sempre la giusta lucidità.

In quei casi devi incamerarlo con la testa giusta, perchè tutto contribuisce a farti crescere.

Anche un rimprovero”.