CAMILLUCCI: “TORRONI MERITEREBBE UNA STATUA, MA UN GIORNO SORIANO DIMENTICHERA’ ANCHE LUI…”

CAMILLUCCI: “TORRONI MERITEREBBE UNA STATUA, MA UN GIORNO SORIANO DIMENTICHERA’ ANCHE LUI…”

Il calcio, si sa, ha poca memoria.

Spesso rimastica i propri interpreti con la stessa rapidità con cui ne aveva assaporato le capacità.

Lui è stato protagonista suo malgrado del primo caso stagionale.

Quando la Nuova Sorianese decise di separarsi da lui, all’indomani del pari interno con il Villanova, emersero mille retroscena ed emersero veleni che fin lì erano stati tenacemente occultati nel segreto dello spogliatoio cimino.

Ora sono che sono trascorsi quattro mesi siamo tornati a bussare alla porta di Andrea Camillucci, il tecnico che comunque ha legato il proprio nome al ritorno di Soriano tra le big del panorama regionale.

Ne è nata una bella conversazione che ha toccato molti temi e lui, come di consueto, non si è sottratto neppure alle domande più scomode, rispondendo con la solita franchezza.

 

Camillucci, ormai di tempo ne è passato da quel fatidico 4 novembre.

Le va di tornarci sopra?

“A distanza di tempo mi sono fatto un’idea ben precisa della questione.

Credo che tutto sia dipeso dal fatto che con il presidente avevamo visioni differenti fin dall’inizio.

Io pensavo che dopo la grande cavalcata dello scorso anno si dovesse ponderare la situazione e fare un campionato di consolidamento, ma Torroni è così, è una persona molto ambiziosa ed ha voluto bruciare le tappe”.

E’ sempre facile parlare con il senno di poi, ma se avesse saputo che i programmi sarebbero stati più ambiziosi avrebbe accettato di rimanere a Soriano?

“Se mi avessero detto che volevano fare un campionato a vincere, forse avrei fatto un passo indietro.

Dico questo perchè non consideravo la squadra, nè la piazza competitive per un altro salto di categoria.

In estate avevamo preso un giocatore come Cardillo perchè volevamo fare un certo tipo di torneo, poi le strategie sono cambiate.

Onestamente, vista la presenza nel girone di due capoluoghi di provincia e considerati gli investimenti che i rispettivi club hanno compiuto, io ritengo che si sarebbe dovuto attendere.

Adesso sono state spese grandi risorse e non so se ne verranno reperite altrettante per il prossimo campionato”.

All’indomani del suo addio, i maligni dissero che lei non era pronto per allenare nel massimo campionato regionale.

Lei cosa risponde?

“Rispondo che hanno perfettamente ragione, però dico anche che quella categoria me l’ero guadagnata sul campo attraverso il lavoro ed i sacrifici.

Quando il presidente mi ha affidato la conduzione della prima squadra ed io mi sono presentato ai giocatori, c’era gente nello spogliatoio che era sconcertata e guardava per terra.

Alla fine abbiamo centrato un grande obiettivo attraverso il lavoro mio e di tutta la squadra, compresi Iannotti e Bartoli che sono arrivati insieme a me.

Il 16 giugno scorso tutti i dirigenti sono saliti sul carro dei vincitori, anche quelli che non avrebbero puntato un euro su di noi.

Per concludere il discorso, aggiungo che ad un allenatore devi dare supporto…”.

In questo periodo che cosa le ha fatto più male?

“Forse sapere che due domeniche fa qualcuno è andato a far vetrina a Rieti, mentre se non fosse stato anche per il lavoro svolto dal sottoscritto in precedenza, la vetrina l’avrebbe fatta a Contigliano”.

Che cosa l’ha fortificata invece?

“Probabilmente la consapevolezza che riuscirei a dire la mia in modo onesto e sincero anche di fronte ad un giocatore di Serie A.

Lo scorso 5 novembre c’è stata una discussione molto animata nello spogliatoio e sono stato felice di essere riuscito a tener testa ad alcuni presuntuosi che temevano che, arrivato dicembre, avrei chiesto al club di mandarli via perchè non rispondevano alle attese.

Quel 5 novembre mi ha insegnato tante cose.

In primo luogo che gli amici veri li vedi alla lunga, negli anni.

La vita mi ha messo di fronte a grandissime responsabilità quando avevo appena trent’anni e grazie alla mia famiglia ed alla mia forza di volontà ne sono uscito molto bene.

Figuriamoci se mi facevo spaventare da una situazione simile”.

Soriano nel Cimino che ambiente è?

“Io sono arrivato per guidare la Juniores l’11 ottobre del 2011 ed ho lasciato la squadra con una media complessiva di due punti per partita.

Successivamente ho guidato una squadra che è stata capace di portarsi dal -15 al -3 dalla Castrense che poi ha vinto il campionato, battendola per 3-0.

Nonostante questo, in paese c’è gente che mi guarda male quando mi incrocia per la strada.

Sa qual è stata la soddisfazione più grande di quest’anno?

Andare a Viterbo e vedere Vincenzo Camilli scendere quattro o cinque gradini per salutarmi e per dirmi che l’anno prima noi della Sorianese gli avevamo messo davvero paura”.

Con Torroni parla ancora?

“Abbiamo rapporti di lavoro, ma ciò che dovevo riferirgli gliel’ho detto a quattr’occhi.

Al di là di questo, va da sè che la Sorianese è tornata tra le big solo per merito suo.

Torroni aveva ereditato una carretta dei mari piena di falle e l’ha trasformata in una portaerei.

A Soriano dovrebbero costruirgli una statua e invece se lo dimenticheranno, quando deciderà di lasciare.

Fecero lo stesso con Gianni Accardi, è un film già visto…”.

Ipotizzando che non dovesse riuscire nell’impresa di rimontare Viterbese e Rieti in questa stagione, lei crede che i rossoblu ci riproveranno nella prossima?

“Dai sentori che ho dico di no.

Per impostare una stagione importante occorrono capitali di riguardo e dopo gli investimenti della stagione in corso non so se verranno reperiti.

Mai dire mai, comunque.

Le vie del Signore sono infinite…”.

Veniamo al campionato.

All’inizio Viterbese Castrense e Rieti si erano poste in maniera un po’ arrogante nei confronti di questa categoria, mentre pare che adesso abbiano imparato la lezione.

“L’impressione è questa.

D’altronde, se disponi di giocatori di categoria superiore, non è detto che riuscirai ad annientare il campionato.

In Eccellenza si viaggia su ritmi diversi da quelli della Lega Pro o della Serie D e per me risulta più importante disporre di gente esperta di quella data categoria.

Oltretutto, va detto che nel calcio, come nella vita, contano le motivazioni e se nella tua carriera hai giocato di fronte a trentamila persone, magari non riesci a trovare i giusti stimoli quando in tribuna ce ne sono un centinaio.

Prendete il centrocampo di Rieti e Viterbese: per me quello dei sabini con Gay e Sabatino è superiore a quello dei gialloblu, proprio perchè annovera gente che questo campionato lo conosce bene.

Nella categoria superiore, invece, l’esito sarebbe diverso”.

Come si risolverà questo duello?

“Durante il torneo abbiamo assistito a numerosi colpi di scena, compresi gli esoneri dei due allenatori.

Tutti attendono con ansia lo scontro diretto, però gli ostacoli non sono mancati e non mancheranno ad entrambe.

Basta ricordare cosa è accaduto alla Viterbese contro Grifone Monteverde e Fregene.

Non si può mai dare nulla per scontato.

Nel 2007, ad esempio, fui chiamato a gestire la prima squadra della Sorianese che era già praticamente retrocessa e con il presidente Giacomini che era già andato via.

Ci capitò di affrontare il Cecchina di Cotroneo che stava duellando con l’Aprilia per la piazza d’onore e nonostante questo riuscimmo ad imporci per 4-2 con una squadra composta da sei o sette under.

Le motivazioni sono sempre alla base di tutto”.

Non mi ha detto chi la spunterà però.

“Punto sulla famiglia Camilli, gente che sa di calcio e che ha vinto tanto.

Vinceranno loro anche quest’anno”.

Qual è stata la più bella sorpresa del campionato, a suo giudizio?

“Non ho dubbi, è il Villanova.

E’ una squadra di ragazzini bravi, in cui l’allenatore ha svolto un ottimo lavoro.

Alla società che è stata la prima artefice di tutto questo desidero rivolgere grandissimi complimenti”.

Chi finisce invece nel novero delle delusioni stagionali?

“Io penso che la delusione sia data dalla portata degli investimenti.

Ci sono tre società nel Girone A che hanno speso cifre importanti: una legittimerà i propri investimenti andando in D, un’altra proverà a farlo attraverso la porta secondaria e l’altra resterà con il cerino in mano”.

Indubbiamente il calcio non sta attraversando una congiuntura favorevole.

Da dove dobbiamo ripartire?

“Se l’economia non gira, necessariamente ne risente anche lo sport.

In provincia poi la sofferenza è acuita dal numero minore di possibilità.

Investire sui giovani è necessario, anche se reperirne a Roma è un conto, farlo in una piccola comunità è un altro paio di maniche.

Con la riforma della Lega Pro il prossimo anno potrebbe esserci un effetto a cascata sulle categorie inferiori e molti giocatori di rango potrebbero comunque alzare il livello del campionato di Eccellenza”.

Quale giocatore le piacerebbe allenare in futuro?

“Gay, un centrocampista eccezionale e bravissimo in entrambe le fasi”.

Ora mi dica il nome di un collega che stima in maniera particolare.

“Non vorrei passare per presuntuoso, ma nella scorsa stagione non mi sono mai trovato in difficoltà a livello tattico con nessuno, neppure contro la Castrense.

Quest’anno sono rimasto colpito dal Rieti di Punzi, che ha vinto contro di me anche se forse non meritava di cogliere i tre punti.

Quel Rieti giocava un buon calcio e Punzi non meritava, come me, di finire esonerato”.

Passiamo ad analizzare quel Girone B che tante gioie le ha riservato nella passata stagione.

Il primato della Vigor Acquapendente è legittimo?

“Più che legittimo e meritato.

La società è composta da gente seria e la piazza è importante.

Sono 4/5 anni che provano arrivare ed hanno patito anche grosse delusioni.

Quest’anno stanno facendo numeri straordinari, hanno tre giocatori nei primi posti della classifica marcatori.

Raccoglieranno con merito quanto stanno seminando nonostante la partita persa a tavolino per la disattenzione del loro dirigente accompagnatore”.

Ultimamente il Comitato Regionale sta provvedendo a qualificare anche quella figura.

“Questo è fondamentale, perchè in panchina deve andarci gente con delle competenze e che sappia svolgere attentamente il proprio lavoro”.

Immagino che qualche proposta per la prossima stagione l’abbia già ricevuta.

Potendo scegliere, preferirebbe cimentarsi nuovamente con l’Eccellenza o magari rimettersi alla prova in Promozione?

“Vedremo.

Non avrei problemi ad allenare in Promozione, a patto che la proposta arrivasse da una società seria e composta da persone vere e che abbiano fiducia in me.

Se gli impegni lavorativi me lo permettessero, mi piacerebbe molto allenare a Roma, perchè credo che lì i club abbiano complessivamente maggiori possibilità e competenze rispetto a quelli della provincia di Viterbo”.