Va bene esaltare Città di Ciampino e Vis Artena che stanno dando vita ad un testa a testa emozionante, ma nel Girone B di Eccellenza c’è anche una squadra che, prendendo in esame le ultime cinque partite, per rendimento è inferiore soltanto alla formazione di Granieri e domenica scorsa, vincendo rotondamente il derby con il Nettuno, ha festeggiato un terzo posto che alla vigilia del campionato sembrava traguardo piuttosto ottimistico.
Flavio Catanzani si gode il gradino più basso del podio, ma sa che dal suo Anzio può ottenere ancor di più.
Di speranze e di traguardi, celati o ambiti, di “nettunesità” mai nascosta e per questo rispettata dai neroniani purosangue, del suo rapporto con il patron e di tanto altro ancora abbiamo parlato con il trentasettenne tecnico biancazzurro.
Catanzani, dica la verità: dopo il derby di domenica si sente un po’ più anziate di prima?
“Mi sento l’allenatore dell’Anzio.
Peraltro, in questi cinque mesi nessuno mi ha mai fatto pesare la mia “nettunesità” ed io sono stato orgoglioso fin dal primo istante di essere approdato qui.
Questo è un club storico.
Non me ne voglia nessuno, ma per blasone e tradizione è il più importante del comprensorio”.
Ripartiamo allora dal luglio scorso.
Com’è stata l’accoglienza del patron?
“Ricordo perfettamente le sue prime parole: “Negli ultimi anni siamo rimasti meravigliati del lavoro che è stato portato avanti a Nettuno per quanto riguarda lo sviluppo e la crescita dei giovani.
Vogliamo fare lo stesso anche qui, per questo motivo abbiamo puntato su di te”.
Parole che mi hanno riampito d’orgoglio”.
Una scelta che, risultati alla mano, si è rivelata azzeccata.
“Piano, nel calcio si ha la memoria corta e forse è meglio vincere quattro partite di fila al termine del campionato piuttosto che all’inizio.
Certo, devo dire che domenica scorsa il patron aveva un sorriso in più sulle labbra.
Come direbbe Rudi Garcia, lentamente stiamo rimettendo la chiesa al centro del villaggio e riportando l’Anzio dove merita di stare (ride)“.
A proposito di accoglienze, com’è stata quella di due neroniani doc come Mario Guida e Simone Rizzaro?
“Quando sono arrivato al Bruschini, praticamente c’erano solo loro due.
Se il mio processo di integrazione all’interno dello spogliatoio è stato semplice e rapido, devo ringraziare loro due ed anche quei ragazzi che avevano già indossato questa maglia, vincendo, come Piccheri, Dell’Aguzzo e Lauri.
Da uomini come questi è ripartito l’Anzio”.
Che ricordi ha della partita di domenica?
“Erano presenti circa settecento persone, non poche di questi tempi, però dico pure che il derby fino a una decina d’anni fa era un’altra cosa.
Salvo poche eccezioni, adesso i giocatori lo sentono poco.
Per la maggior parte di loro equivaleva a qualsiasi altra partita.
Alla fine, mi facevano il gesto del tre con la mano ed a me non tornavano i conti perchè Paolo (Loria, ndr) aveva segnato anche il quarto gol.
Solo dopo ho capito che significava: “Mister, siamo terzi”.
Una bellissima soddisfazione”.
Una soddisfazione che permette di alzare l’asticella rispetto agli obiettivi iniziali?
“Durante la scorsa estate ci eravamo ripromessi due obiettivi: far cambiare idea alla gente che considerava l’Anzio una società in grande difficoltà e raggiungere una salvezza tranquilla.
Attraverso i sacrifici del club, il primo obiettivo lo abbiamo centrato.
Quanto al secondo, dobbiamo ancora guadagnarcelo, anche se…”.
Continui.
“La squadra si diverte e mi diverte giocando.
Troviamo la via del gol con una certa facilità, lo dicono i numeri, ma possiamo migliorare ancora tanto sull’equilibrio.
Io sono convinto che i ragazzi abbiano espresso solo il 70% delle proprie potenzialità e che, se riusciranno a svilupparle in forma completa, non siano inferiori a nessuno.
Fermo restando che probabilmente sia il Città di Ciampino che la Vis Artena attualmente hanno possibilità economiche superiori alle nostre”.
Nelle ultime cinque partite avete raccolto tredici punti ed avete scalato numerose posizioni in classifica.
“Da allenatore io guardo con più interesse alle prestazioni e so che possiamo migliorare ancora molto.
E’ evidente però che i risultati ottenuti fanno sorridere la classifica e dunque vorremmo proseguire in questo modo”.
Lentamente il pubblico sta tornando allo stadio.
Un incentivo in più.
“Il calore della gente ci piace tanto.
Anche in occasione della trasferta di Colleferro ci ha seguito un centinaio di fedelissimi.
Certo, i risultati aiutano, però questa squadra segna spesso e questa è una componente che fa divertire gli spettatori”.
Se le dico Gaeta, cosa risponde?
“Solo scorrendo i loro nomi, ad inizio campionato pensavo che avrebbero vinto il torneo a mani basse.
Hanno giocatori del calibro di Marzullo, Vitale, Longobardo, Infimo, Bellucci.
Gente che conosco bene, alcuni di loro sono stati anche miei compagni.
Da fuori è difficile giudicare quali problemi abbiano accusato nelle ultime settimane, anche se potrebbero essere legati agli equilibri tattici.
Da questo punto di vista, pensavo che l’ingaggio di un portiere esperto come Ioime potesse aiutarli, invece paradossalmente le difficoltà si sono acuite.
Conoscendo la realtà di Gaeta, credo che in mancanza di risultati l’atmosfera lì potrebbe farsi pesante.
Noi però a questo non dobbiamo minimamente pensare, ma l’obiettivo deve essere solo quello di giocare la nostra partita e possibilmente vincerla, consapevoli che dispongono di giocatori in grado di fare la differenza ed ai quali sarà necessario non far prendere ritmo.
Abbiamo l’opportunità di restare in scia alle prime due e forse anche di staccare il gruppone che le insegue.
Non dobbiamo lasciarcela sfuggire, anche se non nego che l’assenza per squalifica di Piccheri non mi lascia tranquillo”.
Incombe il mercato.
Che sensazioni le suscita?
“Sono preoccupato.
I ragazzi stanno andando bene e non mi stupirei se qualcuno di loro ricevesse offerte indecenti.
E’ vero che abbiamo più di un giocatore under in prestito nelle categorie superiori e l’eventuale ritorno di qualcuno di loro potrebbe anche essere utile alla causa, però il nostro vero obiettivo sarà cercare di trattenere quelli che già ci sono”.
Tra questi immagino ci sia Barile.
“E’ innegabile che il suo arrivo, così come quelli di Fatati, Piccheri e Dell’Aguzzo, uno che lo scorso anno ha fatto otto gol da terzino, è stato molto importante”.
Otto gol sono lo stesso bottino messo a segno dall’ex Serpentara.
“L’anno scorso ne segnò undici nella stagione regolare più tre durante i play-off, giocando in prevalenza da trequartista e divertendosi nel ruolo di assistman.
Ora sta ritrovando piacere nel ricoprire il ruolo di punta.
Qualche giorno fa, scherzando, gli ho detto che ho dovuto rigenerarlo io sotto il profilo realizzativo.
Daniele è un ragazzo eccezionale, siamo stati anche compagni di squadra ed ha fatto una carriera inferiore alle sue capacità.
Se fosse nato in un altro momento storico, avrebbe fatto il suo bel percorso tra i professionisti.
Ha vinto quattro campionati di fila nelle ultime stagioni e questo ci ha fatto compiere un bel salto in avanti, perchè questi sono i giocatori che ti aiutano a vincere.
Per lui l’esperienza con Fabio Lucidi, uno dei migliori allenatori della nostra regione, è stata molto importante.
Quando Fabio ha lasciato Bellegra, ci siamo sentiti e lui mi ha manifestato il desiderio di essere allenato da me.
Da parte mia non posso che ringraziarlo per tutto quello che ha dato alla squadra dal suo arrivo in termini di gol e di motivazioni.
Sicuramente avrà un mercato micidiale tra poche settimane, ma io mi auguro che il nostro ambiente lo abbia soddisfatto a tal punto da indurlo a restare qui ad Anzio con noi”.