Città di Anagni, parla Mancone: “Prevenzione e pianificazione, il futuro dei dilettanti è scritto in due parole”

Città di Anagni, parla Mancone: “Prevenzione e pianificazione, il futuro dei dilettanti è scritto in due parole”

L’ultima uscita ufficiale del Città di Anagni è datata 18 ottobre, giorno della sconfitta casalinga con il Falaschelavinio.

Di lì in poi, il club biancorosso è stato prima costretto ad incassare il rinvio del match con l’Arce e poi la sospensione definitiva dei campionati regionali stabilita dall’ultimo dpcm.

“Siamo completamente fermi in questo periodo – esordisce ai nostri microfoni il tecnico Davide Mancone – La società ha preferito non dar luogo a sedute di allenamento individuali anche perché, non dimentichiamolo, in questa fase non possiamo ancora disporre del nostro campo, ma siamo ospiti del Città di Paliano.

Alcuni mesi fa dissi che il virus avrebbe cambiato la traiettoria delle nostre vite, oggi penso possa condurre ad una vera e propria rivoluzione nel nostro calcio.

La mia impressione è che si vogliano tutelare le due o tre categorie principali, rendendo il nostro sport ancora più dilettantistico.

Il piccolo raggio di sole che provo ancora ad intravedere poggia sull’enorme voglia di calcio che ho percepito la scorsa estate da parte di tutti e dall’entusiasmo di quegli imprenditori che, nonostante tutto, provano ad investire risorse ingenti in questo settore.

Al netto di queste considerazioni, tuttavia, mi rendo conto che programmare è davvero complesso, ora come ora.

Personalmente l’amarezza che provo è grande: dopo dieci anni di gavetta e di esperienze di vario genere, da una stagione a questa parte sono diventato allenatore professionista.

Ora però mi chiedo: le cose dobbiamo continuare a vederle dalla stessa prospettiva o bisogna cominciare a cambiare punto di osservazione?”.

Domande legittime da porsi in una fase in cui i dubbi investono ogni aspetto della nostra vita.

“Da mesi siamo tutti coinvolti in una sorta di tribuna politica, dove ciascuno si sente in dovere di sfornare soluzioni – prosegue Mancone – Le misure economiche di sostegno messe in atto nei mesi scorsi sono state importanti, però mi domando se invece di destinare quelle cifre ai singoli, non si potesse strutturare un fondo dedicato alla prevenzione.

Il protocollo della Serie A sarebbe di difficile applicazione tra i dilettanti, però mettere in condizione le società di effettuare due tamponi a settimana ed isolare i singoli casi positivi, considerandoli alla stregua di semplici infortunati, e non l’intero gruppo squadra avrebbe ridotto il numero di rinvii.

Sono d’accordo con quanto sottolineato da Marco Scorsini nel corso della vostra ultima trasmissione circa la possibilità di cominciare in anticipo l’attuale stagione.

Se fossimo partiti ad agosto e visto l’andamento della pandemia nel periodo estivo, è probabile che adesso sarebbe stato più “ammortizzabile” uno stop a stagione in corso.

Purtroppo si è invece optato per una formula che, invece di alleggerire la mole di partite da disputare, ha reso il torneo di difficile effettuazione per l’alto numero di gare che dovranno essere recuperate in vista di una fase finale che quest’anno prevede anche l’effettuazione dei play-off.

Ora sono pessimista: se tutto andrà bene, temo che non riusciremo a ripartire prima di febbraio, con tutte le conseguenze del caso anche sul piano psicologico”.

Una soluzione che all’ex allenatore del Roccasecca convince assai poco per come è stata strutturata.

“In un play-off a tre come sarà quello che metterà di fronte le prime di ciascun girone è inevitabile pensare che la prima partita potrebbe rivestire un ruolo determinante e che poi cominceranno i calcoli.

Avrei trovato più sensato procedere ad un play-off allargato anche ad altre squadre in classifica.

Sarebbe stato più democratico e, probabilmente, anche più spettacolare.

In questo modo si rischia concretamente di non riuscire ad accedere alla categoria superiore neppure nel caso in cui si arrivi al primo posto.

Io avrei trovato più avvincente una sorta di roulette russa rispetto ad una soluzione che rischia di penalizzare chi è riuscito a far meglio degli altri.

Il tutto, poi, alla fine di un campionato dove salvarsi potrebbe essere paradossalmente ancor più complicato che arrivare primi e dove ogni partita sarà combattutissima.

Insomma, sono dell’opinione che si sia fatto tutto tranne che rendere più snello il torneo”.

Negli ultimi giorni ha creato un appassionante dibattito l’idea lanciata da Adani che, in una diretta Instagram con l’ex compagno di squadra Vieri, ha suggerito ai calciatori professionisti di destinare il 5% delle loro entrate stagionali a quel calcio dilettantistico dal quale tutti provengono.

“Considero Adani una persona molto profonda e sono d’accordo con lui – afferma Mancone – In condizioni straordinarie si possono fare compiere atti straordinari e questo certamente lo sarebbe.

Non dimentichiamo che l’Italia è storicamente abituata a cadere per poi rialzarsi.

Trovo che la sua sarebbe un’iniziativa certamente applicabile, non solo da parte dei calciatori ma anche da parte degli allenatori di Serie A e di Serie B.

Il 5% del totale dei loro proventi permetterebbero ai club dilettantistici di pianificare almeno tre stagioni.

Sarebbe un’attività di mutuo soccorso e darebbe un nuovo slancio al nostro calcio.

Attenzione, però: gli introiti dovrebbero andare direttamente alle società che in questo modo avrebbero la piena facoltà di investirli nel modo più appropriato e non alle leghe”.

Chiusura dedicata ad un mini-bilancio relativo alle poche partite fin qui disputate dai suoi.

“Quanto alla volontà di costruire, ai ragazzi assegnerei un bel dieci – riflette il tecnico – Per quanto concerne il gioco espresso in campo, invece, il voto giusto potrebbe essere 7,5.

Abbiamo un potenziale importante che non abbiamo ancora pienamente espresso e che mi auguro possa uscire al momento giusto.

La squadra deve imparare ad essere più cattiva in alcuni momenti del match, senza pensare a gestire il risultato, cosa che non è davvero nelle nostre corde”.