Luca Bendia, centrocampista e fantasista tuttofare classe 1995 del Montecelio in lotta per la salvezza nel gruppo A alla sua prima esperienza nel massimo campionato calcistico regionale, si racconta partendo dalla scuola calcio con l’Almas sino ai grandi successi nelle giovanili del Savio, dove l’anno scorso con mister Roberto Belardo è stato campione regionale e vicecampione d’Italia. Sperando che il torneo delle regioni vinto sia con Allievi che con la Juniores di Giannichedda gli spalanchi le porte del grande calcio
A cura di Giovanni Crocè
Luca la tua vita di sportivo è cambiata in fretta proprio quest’anno: dalla Juniores del Savio al Montecelio in Eccellenza, felice della scelta?
Certo che si e spero di poter partire dall’inizio con la casacca del Montecelio in Eccellenza l’anno prossimo perchè vuol dire che ci saremmo salvati, sono felicissimo perchè una possibilità a stagione in corsa e giocando subito da titolare arrivando nel mercato di riparazione non me l’aspettavo così bello e appagante.
La tua carriera dove è iniziata, quali sono le tue squadre finora?
Io abito vicino all’Almas che è stata la società “sotto casa” dove mio nonno, che ringrazierò sempre, mi portava fin da piccolo. Poi dopo un brevissimo periodo alla Cisco Roma sono stato al Savio dove ho costruito la mia pur breve carriera finora arrivando anche a vincere il titolo Allievi Elite a livello regionale proprio l’anno passato e perdere la finalissima contro i toscani della Tau Altopascio Lucca con mister Belardo, come molti sapranno. E ora questa bella esperienza che spero si concluda con la salvezza, ci crediamo tanto, nonostante la quasi certezza di dover disputare i playoff.
Luca, in questa prima esperienza in Eccellenza, quale compagno ti ha fatto sentire meno il peso del passaggio dal settore giovanile al “calcio dei grandi?
Molti direbbero un veterano, ma in realtà ho legato benissimo e da subito con il mio coetaneo Luca Migliozzi, anche lui campione regionale con Giannichedda che era a montecelio sin dal ritiro estivo e quindi comunque avendo avuto un po’ di apprendistato in più mi ha potuto dare qualche dritta in più, siamo molto legati anche fuori dal campo.
In tanti criticano la Juniores Elite perchè meno formativa di Promozione ed Eccellenza tu come la vedi?
Io ci sono stato per mezza stagione cone mister Papotto al Savio e posso dirti che la differenza esiste soprattutto a livello di passo, di atletismo, di rapidità di pensiero e giocata, ma la mia esperienza dimostra che si può imparare tutto anche in corso d’opera, arrivando come rinforzi di gennaio. Certo dipende se la società vuole giocatori pronti immediatamente, ma con qualche mese di allenamento ci sono diversi giocatori del campionato elite che possono calarsi subito nella realtà di una Eccellenza o una Serie D, magari devono avere solo la fortuna di essere notati e avere osservatori che credano in loro.
Un tuo gol al 50′ alla selezione della Liguria è stata fondamentale nel 2-2 all’esordio allo scorso torneo delle Regioni Juniores. Ricordi di quel gol?
Un gol che è un misto tra follia e disperazione! In realtà io avevo anche fretta di calciare la palla verso la porta perchè era praticamente finita la partita e come ricordavi tu eravamo in pieno recupero e stavamo perdendo, la posizione era defilatissima, il tiro era molto difficile perchè la palla spioveva velocemente dopo una ribattuta e per fortuna l’ho colpita bene, collo pieno e palla in rete. Uno dei gol più importanti della mia carriera, per le modalità in cui è avvenuta e per i risultati a cui ha portato. Da lì abbiamo capito che dovevamo crederci giocando giusto un po’ più attenti e forse meno presuntuosi. E alla fine mister Giannichedda con mister Spogani hanno avuto ragione, anche se sotto età ce la potevamo fare e ce l’abbiamo fatta.
Tu sei più un numero 10 o un numero 8?
Io fin da piccolo ho fatto il trequartista però a Montecelio mi adatto a fare l’esterno, ho imparato a correre, perchè quel che mi mancava era correre di più e meglio e smistare prima il pallone, ma sostanzialmente faccio le stesse cose di prima magari in una zona di campo o da esterno o da mediano, quindi lotto di più perchè ricopro più ruoli, ma ho giocato anche dietro le punte che poi è il mio ruolo naturale. Al Savio ci insegnano a cercare di fare un po’ tutto ed è una grande scuola di vita e calcio. Magari se non venissi dal Savio il mio adattamento sarebbe stato un po’ più laborioso al campionato d’Eccellenza
Ti manca il Savio?
Tantissimo, ti ringrazio di avermelo chiesto, dalle piccole alle grandi cose, dalle persone più note, come i compagni di squadra e tutti gli allenatori che ho avuto, tra i quali Miccio, Papotto e Belardo, al presidente, ma anche i dirigenti accompagnatori, il segretario, tutti. Non ci mancava nulla, il Presidente Fiorentini era uno che sapeva e sa tutto di tutti, parlava poco ma con cognizione di causa, e anche se ha un aspetto un po’ burbero ha una parola buona per tutti quando serve, è un vero presidente vecchio stampo che mescola affetto e professionalità in dosi giuste insomma. Oltretutto, particolare non trascurabile, anche il Savio bene o male, come l’Almas ai tempi della scuola calcio, è vicino a dove abito a Roma, mentre Montecelio logisticamente è molto più distante. Torno dagli allenamenti a pezzi alle 10 di sera e con l’anno scolastico in corso, direi che è stato un bel cambio di vita anche quello ma chiunque al mio posto l’avrebbe capito e accettato, è stata una crescita anche nel chilometraggio!
Tra i tuoi vecchi compagni di Juniores chi ti manca maggiormente in campo?
A parte il fatto che giocando io la domenica col Montecelio se posso, e posso spessissimo, sono sempre al campo il sabato per vedere le gare di campionato della mia vecchia squadra al “Raimondo Vianello” perchè per fortuna sono ancora uno “di casa”, ma mi manca un altro che anche lui è andato a giocare altrove a dicembre, ovvero Flavio Santarelli. A livello di militanza al Savio ho fatto diversi campionati con lui e formavamo una bella cerniera di centrocampo, ci trovavamo a meraviglia, era il compagno di squadra per eccellenza. Ora è alla berretti dell’Aprilia e gli auguro tutto il bene del mondo, è un grande.
Parlando proprio di scuola, che rapporto hai con i libri, che studente sei?
Riesco a conciliare abbastanza bene credo, a volte anche qualcosa di più della sufficienza anche perchè sono uno che ci tiene, mi dà fastidio essere superficiale e poi dover recuperare, se posso cerco di fare subito un buon compito anzichè poi dovermi ammazzare per recuperare. Anche i miei genitori cercano sempre di ricordarmi di non dimenticarmi della mia cultura e di cercare di sposarla con la professione di calciatore, un domani potrebbe servirmi saper fare qualcos’altro. Anche se in realtà ovviamente ora è tutto troppo nuovo e troppo bello per pensarmi fuori dal calcio, ne parliamo tra un po’. Una cosa è sicura, io sono sempre stato il classico bambino romano che se aveva una palla tra i piedi non giocava con altro ed anzi, se la portava anche sotto le coperte.
Molti parlano di Attili come il Re del torneo delle regioni, eppure scopriamo che il vostro centrocampo e la vostra difesa in sardegna erano tra i più stimati…
Vero, ma Vittorio è fantastico, dategli una professionista, segna da prima punta e dribbla da campione, deve fare il calciatore a grandi livelli. Io sono cresciuto magari un po’ sottotraccia a fari spenti e non nego che l’assenza di richieste concrete subito dopo la vittoria della finale allievi col Savio a livello regionale e il titolo di vicecampione d’Italia mi abbia deluso. Però sapevo che qualcosa si poteva muovere per dicembre e per fortuna così è stato. Vincere due volte questo torneo per me è un orgoglio, tornando al Torneo delle regioni ed effettivamente soprattutto Bensaja in mediana e Perelli e Rebecchini in difesa si vede che giocano da qualche mese in più in Eccellenza e Promozione e tornando tra i pari età sembravano ancora più forti, neppure io me li aspettavo tanto bravi!
Possibile che tu non abbia mai fatto neppure un provino con una big professionistica?
Lo feci a 13 anni quando avevo appena finito i giovanissimi fascia B quando andai a Novara, poi si sa, anche se credo di essere andato bene ero piccolo e il giocatore le trattative le apprende solo se sono andate positivamente. Quando vanno male non si sa mai la verità e ti dicono solo che ci sono problemi imprecisati. Però sono desideroso di fare in modo che mi capiti una nuova chance, è per questo che gioco a calcio, ora magari non mi sfuggirebbe.
Tu sei romanista, mai fatto gol alla Lazio?
Io sono profondamente romanista ma alla lazio ho fatto gol in una partita col savio credo 2-3 anni fa dove perdemmo con gli allievi fascia B, ho anche rimosso la categoria, quindi figuratevi quanto mi dà fastidio perdere contro quei colori. Certo, se mi chiamasse la Lazio mi adatterei ben volentieri, ma tanto tutto l’ambiente saprebbe della mia fede giallorossa e comunque siamo nel campo del sogno più profondo.