Al Roccasecca sembra che quest’anno una parola in particolare sia bandita: continuità.
Dall’inizio della stagione la formazione ciociara vive di alti e bassi che la costringono perennamente sospesa in un limbo, in quella zona d’ombra cui non mancano sprazzi di luce, ma i bagliori sono sempre estemporanei, quasi inaspettati.
La testimonianza prima deriva dall’andamento della squadra negli ultimi due mesi, contraddistinti da un’alternanza quasi sistematica di risultati.
Davide Mancone è membro attivo della comunità roccaseccana, ne conosce alla perfezione gli umori, sa come sia facile passare dai languori di un successo come quello di dodici mesi fa ai brusii dell’attuale campionato.
La sconfitta di Carpineto Romano ha lasciato ferite e lui non le nasconde, pur provando a tamponarle con l’esperienza di chi è nel calcio da troppi anni per accoglierle passivamente.
Mancone, da cosa dipende questa altalena di risultati?
“A questa squadra mancano alcuni fattori che considero decisivi.
Non parlo dell’aspetto tecnico, non è quello il nostro problema.
Ci manca il senso di appartenenza e quel temperamento che ci permetterebbero di vincere le partite in bilico,
Lì giocano un ruolo il coraggio, l’abnegazione ed il cinismo”.
Si spieghi meglio.
“Non siamo una “banda”, siamo una squadra onesta che ha anche buone capacità tecniche, ma è come se i ragazzi viaggiassero su frequenze diverse tra loro.
Dovremmo tirar fuori l’orgoglio di una squadra che affronti le difficoltà e riesca a superarle.
Finora ho visto raramente queste componenti”.
Come se ne esce?
“Urge un cambio di mentalità.
Dobbiamo fare il salto di qualità a livello mentale, altrimenti commetteremo sempre gli stessi errori.
Un messaggio però voglio recapitarlo: chi pensa di venire a giocare qui perchè Roccasecca è un’isola felice sbaglia di grosso.
Non vogliamo gente che vivacchi, ma uomini che diano tutto per la maglia”.
Una qualità che si percepiva nella passata stagione…
“Quest’anno abbiamo seguito strade diverse.
Faccio un esempio: all’inizio abbiamo individuato in Calcagni il profilo giusto per il ruolo di prima punta, poi a dicembre lui ha preferito tornare a giocare a Cassino perchè lì si sentiva un re, mentre a Roccasecca era uno dei tanti.
Per sostituirlo avevamo pensato a gente come Morelli o Giglio, ma portarli qui non era facile…”.
Incombe la partita interna con il Morolo.
In palio tre punti importanti per tenere a debita distanza la zona calda.
“In questi giorni ci siamo concentrati più su noi stessi che sul prossimo avversario.
Delle due ore che compongono la seduta, una l’abbiamo trascorsa nello spogliatoio a confrontarci e l’altra sul campo.
Quello che contà non è solo superare il Morolo, ma dimostrare con i fatti di aver cambiato passo anche nei successivi impegni.
Questo è il momento di lavorare in maniera certosina e superare i nostri problemi.
Io sto facendo del mio meglio, sono un lavoratore ed i ragazzi sanno che a loro ho dato e continuerò a dare tutto me stesso ed anche oltre.
Adesso spetta solo a loro”.
Lei è da tanti anni nel club.
Quali programmi ha per il futuro?
“Per me stare qui rappresenta un impegno morale.
Ormai sono qui da molto tempo e penso di aver contribuito in maniera significativa alla crescita del club.
Debbo essere riconoscente alla società, anche se percepisco che non tutti i tifosi stravedono per me.
D’altronde, nessuno è profeta in patria e stare qui rappresenta una sorta di sfida con me stesso in certe occasioni.
A fine anno tireremo le somme e valuteremo se continuare insieme o procedere per strade differenti…”.