Nulla di fatto per il Serpentara BellegraOlevano.
Il ricorso proposto dal club dopo la pesantissima sanzione di dover giocare cinque gare lontano da casa e senza il supporto del proprio pubblico è stato respinto nel tardo pomeriggio dalla Corte d’Appello Federale.
A nulla è valso il lavoro dello studio Tonelli che aveva portato in esame casi analoghi e sui quali ci si era pronunciati in maniera assai differente.
Il petardo esploso nel corso dell’intervallo del match con i marsicani del Paterno, un gesto sconsiderato, esecrabile e duramente stigmatizzato dalla società e dall’intera comunità dei due paesi, priverà tutte quelle persone che sulla squadra hanno fatto brillare soltanto il proprio amore dall’inizio della stagione, della possibilità di incoraggiare i propri beniamini nei decisivi novanta minuti della stagione domenica pomeriggio a Monterotondo.
Si sperava nella sospensiva della pena, beneficio goduto da altre società in passato, ma tale speranza è rimasta disattesa.
Non resta che incassare una condanna durissima e che d’ora in poi dovrà necessariamente fare giurisprudenza in un calcio troppo spesso abituato a trattare le proprie vicende con scarso buonsenso ed ancor più latente sensibilità.
Un calcio che finisce per allontanare la gente che lo ama, inquinando la purezza di un sentimento con colpi di teatro che si faticano a comprendere.
Serpentara e Monticelli daranno dunque vita ad una finale fantasma, ad una gara per pochi eletti.
La vedranno soltanto i dirigenti inseriti in lista dalle due squadre ed un pugno di giornalisti che avranno il compito di raccontarla.
Ed i tifosi?
Non sappiamo come si comporteranno quelli ascolani, finiti anch’essi nelle maglie di una vicenda con cui non hanno nulla a che spartire.
Su quelli del Serpentara abbiamo pochi dubbi: loro a Monterotondo verranno comunque ed in tantissimi e si disporranno tutt’intorno al Fausto Cecconi, cercando di trasmettere dall’esterno vibrazioni positive a Lucidi ed ai suoi ragazzi.
Basterà?
Difficile a dirsi.
Quel che è certo è che, ancora una volta, il calcio, inteso come fenomeno di aggregazione sociale prima ancora che come sport, ha dovuto incassare una dolorosa sconfitta.