Urbetevere, Lumaca e Ranieri: “L’obiettivo è vincere, ma senza ansie”

Urbetevere, Lumaca e Ranieri: “L’obiettivo è vincere, ma senza ansie”

A cura di Matteo Lanzi

Lottare per il vertice, ma farlo nel modo sano. E’ questo il diktat in casa Urbetevere, dove la prima squadra veleggia nelle zone della classifica del girone A di Promozione, grazie anche ai grandi investimenti che hanno visto protagonista la proprietà in estate. Se la caccia al salto di categoria è dichiarata, fondamentale è però farlo nel modo giusto, quindi con la giusta dedizione al lavoro accompagnata da un clima sereno ed attento alle esigenze del singolo. Una visione condivisa da tutti i membri dello staff tecnico e societario, come raccontano il Presidente Mauro Lumaca, che per primo si è concesso alle nostre domande, seguito dal tecnico Fabio Ranieri.

Presidente, tornando all’Urbetevere si può dire che siete tornati a casa?

Direi proprio di sì. Ho conosciuto questa struttura diversi anni fa, avendo già avuto qui una prima squadra. Mi sono allontanato poi per motivi lavorativi ma 2 stagioni fa ho avuto l’onore di vincere proprio qui un campionato di Promozione con l’Aurelianticaaurelio. Da quando sono entrato in società con il mio amico fraterno Claudio Cicchetti, rilevando il 40% dell’Urbetevere, ho promesso che sarei tornato qui con una prima squadra almeno di Promozione. Dopo il successo dello scorso anno con lo Sporting Tanas in Prima Categoria il cerchio si è chiuso: qui mi sento a casa“.

Quest’anno, per quanto riguarda la prima squadra, avete mantenuto la guida tecnica e parte della rosa dello scorso anno. Soddisfatto di come sta andando?

Moltissimo. La squadra esprime un gran calcio ed ogni gara la disputiamo a testa alta: anche nell’unica sconfitta nella quale siamo incappati finora, quella contro la Sorianese, i ragazzi non hanno mai demeritato, anzi. E’ una rosa di livello, con 4-5 giocatori esperti e parecchi giovani, di cui una decina hanno fatto già parte della cavalcata trionfale della scorsa stagione, mentre qualcuno è “made in Urbetevere”. Possiamo contare su un settore giovanile di primo livello e questa è una grande risorsa: non sono tante le squadre che ogni anno possono fregiarsi del vanto di disputare finali giovanili di categoria a livello regionale e nazionale. Per quanto riguarda il tecnico posso solo dire che Fabio Ranieri è un professionista molto preparato, meticoloso ed esperto. Il direttore Massimo Corinaldesi non lo devo di certo presentare io, il suo curriculum parla da solo. Tutti qui dentro respirano un’aria vincente, figlia di una mentalità vincente“.

Un’aria vincente ma contraddistinta da serenità e passione, senza le ansie ed i retroscena negativi del “calcio dei grandi”.

Per noi questa è una passione, una dolce passione. Quando la domenica vado a vedere la mia Urbetevere smetto di pensare ai problemi della vita vera. Vogliamo sia così anche per i ragazzi, a prescindere dall’età: allenarsi col sorriso, vivere lo sport in maniera sana è uno dei fondamenti del nostro credo. Vogliamo creare un senso di appartenenza forte, basato su valori positivi, che permetta ai ragazzi di primeggiare nelle categorie sempre nel rispetto dell’etica dello sport. Ovviamente il nostro focus è permettere agli atleti più giovani di fare tutta la trafila nelle varie categorie per giungere poi alla prima squadra, ma sempre con l’attenzione a formare prima uomini poi calciatori“.

Il girone A è, a detta di molti addetti ai lavori, il più complicato.

Condivido pienamente: piazze come Cerveteri, Ronciglione, Santa Marinella, Tolfa, Soriano nel Cimino sono difficili da incontrare in un campionato di Promozione, figuriamoci se messe tutte nello stesso girone. Il nostro percorso non sarà semplice ma sono fiducioso, visto anche che siamo reduci da un campionato dominato in quella che personalmente ritengo la categoria più difficile, la Prima. Ho massima fiducia in ogni componente del mio staff“.

Gli investimenti che ha messo in campo da quando fa parte di questa società sono ingenti. Quali sono i progetti per il futuro?

Diciamo che con il mio amico Claudio (Cicchetti, ndr) abbiamo già diverse idee in mente. Stiamo aspettando alcune licenze per far iniziare i lavori di rifacimento degli spogliatoi ed ampliamento del bar. Poi servirebbero due uffici per noi, visto che di solito li lasciamo sempre ai direttori e siamo quindi costretti a spostarci (ride, ndr). I progetti sono tanti ed il mio impegno nel realizzarli è massimale: questa creatura è la mia grande passione“.

Una passione, quella per il calcio dilettantistico, che trova in lei radici profonde.

In passato ho giocato anche io, prima di crescere 3 figli anch’essi con la passione per il calcio. Uno di questi, Patrizio, dopo diversi anni alla Lazio andò a giocare negli Allievi Nazionali della Tivoli, dove conobbi il direttore Raffaele Minichino, padre dell’allora giovane promessa Filippo, compagno di mio figlio. A tal proposito, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il direttore per la splendida serata organizzata per il quarantennale del Premio di Cultura Sportiva Beppe Viola. La bontà del suo lavoro è tangibile e sono sicuro che Filippo ne saprà ripercorrere le orme“.

 

Parola ora al tecnico, Fabio Ranieri.

Da qualche mese sei al timone della prima squadra dell’Urbetevere, dopo l’esperienza con lo Sporting Tanas. Come procede l’ambientamento nella famiglia gialloblu?

Come tutti sanno tutto il blocco dello Sporting Tanas che lo scorso anno ha dominato il campionato si è trasferito, titolo compreso, all’Urbetevere. Conosco bene la struttura perché già lo scorso anno ci allenavamo lì una volta a settimana e c’abbiamo giocato le gare interne degli ultimi 2 mesi. E’ un ambiente ideale per fare calcio, dove vi sono persone competenti“.

Persone competenti come il direttore sportivo Massimo Corinaldesi e il Presidente Mauro Lumaca.

Siamo un gruppo di lavoro eccezionale, sempre sul pezzo. Col direttore ci sentiamo quotidianamente, con telefonate anche di un’ora (ride, ndr). E’ estremamente preparato, oltre che esigente, ma non ti fa mai mancare nulla a livello di sostegno e di vicinanza. Così come il Presidente Lumaca: un uomo di sport, sempre vicino alla squadra e pienamente concentrato sul progetto. Condividiamo tutti una mentalità vincente“.

In 5 partite avete raccolto 10 punti, con 3 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta. Soddisfatto dell’avvio?

Sì, anche se mi aspettavo ci fosse meno differenza tra la Prima Categoria e la Promozione. Mi sbagliavo: finora abbiamo incontrato tutte squadre attrezzate e combattive, che non lasciano nulla al caso. C’è preparazione e ci sono strutture che a me piacciono molto, soprattutto nel girone A, che ritengo il più difficile tra i raggruppamenti: piazze come Santa Marinella, Cerveteri, Soriano nel Cimino hanno storia e tradizione. Io metto queste, insieme a noi ed al Tolfa, tra le principali candidate alla vittoria finale“.

Tra quelle citate avete pareggiato col Tolfa e perso con la Sorianese. Cosa vi sta mancando negli scontri diretti?

Sicuramente paghiamo il non aver mai avuto la rosa al completo: conviviamo ormai con una situazione cronica di 4-5 assenze pesanti a settimana. Nella partita contro la Sorianese, che a mio avviso non meritavamo di perdere ed alla quale penso ancora, non avevamo a disposizione Simone Trincia e Di Giovanni, solo per fare 2 nomi, oltre ad altri giocatori di spessore. Siamo una squadra giovane, con tutti ragazzi del 2000 o più piccoli, fatto salvo per 2-3 eccezioni. In queste sfide l’esperienza conta, ma non mi lamento: sono pienamente soddisfatto di chi sta giocando, credo di avere una rosa di 26 titolari ed anche chi partiva più dietro nelle gerarchie mi sta sorprendendo. Non mi nascondo: ho un gruppo forte, compatto, sempre presente e di gran qualità. E’ stata costruita una squadra secondo le mie richieste e per questo ringrazio profondamente gli sforzi economici della società e, soprattutto, della Presidenza“.

Da giocatore hai giocato e vinto in campionati professionistici: ricordiamo la C1 vinta col Perugia e la C2 col Castel di Sangro. Vista l’esperienza, qual è il consiglio che ripeti più spesso ai tuoi ragazzi?

Oltre al professionismo ho giocato 10 anni in Serie D tra Civitavecchia e Cerveteri, dove abito e dove ho vinto un campionato. Ho avuto la fortuna di giocare fino a 42 anni sempre col sorriso: io voglio gente che si diverta in mezzo al campo, che sia serena e fiduciosa nei propri mezzi. Alla fine è uno sport e dobbiamo viverlo nella maniera corretta. Solo così avremo la possibilità di lavorare bene e giocare con qualità, puntando ovviamente all’obiettivo finale: il salto di categoria“.

Ambizione sì, ma senza esasperazione. In casa Urbetevere troviamo tutto quello che troppo spesso manca al calcio dilettantistico, ormai sempre più triste imitazione, in negativo, di quello professionistico.