ASSOGNA: “STIAMO FACENDO UN MIRACOLO, MA A FREGENE QUALCUNO NON SE NE E’ ACCORTO…”

ASSOGNA: “STIAMO FACENDO UN MIRACOLO, MA A FREGENE QUALCUNO NON SE NE E’ ACCORTO…”

Ieri la soddisfazione di essere risultato determinante nel successo di Ladispoli con due interventi da applausi, oggi che festeggia il suo compleanno la consapevolezza di essere ancora uno dei migliori portieri della nostra regione.

Daniele Assogna ha impresso anche il suo marchio personale nella grande rimonta che il Fregene sta compiendo in campionato dall’arrivo suo e di altri colleghi durante la sessione invernale di mercato.

Domenica tornerà al Villa dei Massimi per affrontare una squadra, il Grifone Monteverde, con cui ha cessato presto un rapporto che forse non era neppure mai sbocciato.

Non c’è rivalsa, nelle sue parole esiste solo la speranza di dare continuità ad un periodo altamente positivo per i tirrenici di Vigna.

 

Assogna, narrano le cronache che lei ieri è stato determinante prima del gol-vittoria di Nanni.

“Diciamo che è andata bene sia personalmente che a livello di squadra.

Quella contro il Ladispoli è stata una vittoria fondamentale, anche perchè è arrivata contro una buona squadra e su un campo tradizionalmente non facile come il Martini Marescotti.

Prima della partita ero un po’ preoccupato, perchè venivamo da una grande vittoria con la Viterbese Castrense e temevo che fossimo un po’ scarichi, invece abbiamo dimostrato di saper soffrire ed abbiamo centrato una grande vittoria”.

Questo è il primo lunedì dall’inizio della stagione in cui apri il giornale e non trovi il Fregene in zona-play out.

Quanta soddisfazione c’è da questo punto di vista?

“Tanta, e pensare che a Fregene qualcuno non se n’è ancora accorto…

Quando io e gli altri ragazzi siamo arrivati a Fregene nel mese di dicembre, eravamo ultimi e la società ci ha chiesto di fare un miracolo.

In tre mesi abbiamo risalito la china e se il campionato fosse finito ieri, non dovremmo diputare i play-out.

Non dobbiamo mollare però, manca ancora molto alla fine ed abbiamo solo un punto di vantaggio sulla sestultima.

Dobbiamo assolutamente rimanere sul pezzo”.

Lei è stato tra i protagonisti anche nella scorsa stagione, quando il Fregene giunse ad un soffio dalla Serie D.

Quest’anno le strategie e gli obiettivi del club sono diversi.

Perchè ha deciso di tornare al Paglialunga?

“L’anno scorso è finita male, ma è stata comunque una stagione entusiasmante.

Avevo dei buoni ricordi della piazza e quando mister Vigna mi ha richiamato non ci ho pensato due volte prima di rispondere positivamente”.

Che rapporti hai con il tecnico?

“Con il mister ci siamo conosciuti piano piano.

Inizialmente lui era il secondo di Manolo Liberati, uno dei migliori amici che ho nel calcio, e se devo essere onesto, i primi tempi non c’era molto dialogo tra noi.

Mano a mano la situazione è però cambiata ed oggi posso dire che abbiamo raggiunto il nostro equilibrio.

Vigna è una persona molto schietta ed umile, che si confronta con i giocatori più esperti e sa incamerarne i suggerimenti”.

Domenica sarete di scena al Villa dei Massimi.

Quella contro il Grifone Monteverde è una partita che “senti” in maniera particolare?

“A dire il vero, sono stato lì talmente poco tempo che quasi non mi considero neppure un ex.

Non posso mettere il Grifone sullo stesso piano di squadre che mi sono rimaste nel cuore come Cynthia, Flaminia o Cisterna, per esempio.

E’ semplicemente una partita in cui dovremo provare a dare continuità al momento che stiamo attraversando.

Mi farà piacere rivedere i vecchi compagni, anche se con la società non si è mai sviluppata empatia”.

Tra loro ci sarà il baby-prodigio Mazzoleni.

Che opinione hai di lui?

“Riccardo ha la stoffa per arrivare su certi livelli, anche se servono una serie di componenti per riuscirci.

E’ un ragazzo più maturo di molti suoi coetanei e sinceramente non credevo che un ’97 come lui riuscisse a tenere botta mentalmente per tutta la stagione in una categoria come questa”.

Cosa è mancato invece ad un portiere come Daniele Assogna per affermarsi nel calcio che conta?

“Forse sono arrivato troppo giovane su determinati palcoscenici.

A ventidue anni ero in B a Pescara con un quadriennale ed un bell’ingaggio in tasca.

Forse mi sono giocato male le mie carte, anche se poi qualche buona stagione in C me la sono fatta negli anni.

Non ho rimpianti.

Certo, avessi avuto allora la testa che ho oggi, magari le cose sarebbero andate diversamente.

Sono maturato tardi probabilmente.

C’è stato un momento in cui nella Nazionale di C io ero il titolare e Castellazzi mi faceva da secondo.

Poi però lui è arrivato, perchè a vent’anni sembrava averne quaranta a livello mentale”.

A proposito di livello, come trova quello dell’attuale torneo?

“Lo dico senza mezzi termini, io credo ci sia stato un crollo verticale in Eccellenza ed anche in Serie D, mi dicono.

Vogliamo parlare di Viterbese e Rieti, ad esempio?

Io vedo la “pazzia” totale di due società che fanno e poi disfano con altrettanta naturalezza.

Per organico sono superiori, nettamente superiori, alle altre e dovevano fare un campionato come quello che sta portando avanti la Lupa Castelli Romani nell’altro girone.

E invece…”.

Pochi giorni fa avete affrontato i gialloblu.

Lei era squalificato, ma ha visto la partita.

Che opinione si è fatto?

“Ho visto una squadra nettamente in difficoltà.

Conosco molti dei giocatori presenti nella loro rosa, gente forte, eppure li ho visti impauriti e non al top fisicamente”.

Per lei chi vincerà il duello alla fine?

“Penso che sarà decisivo lo scontro diretto.

Se devo sbilanciarmi, dico Rieti per l’amicizia che mi lega a Roberto Gasparri dai tempi dell’Astrea”.

Lei oggi soffia su un certo numero di candeline.

Ci sveli il suo segreto: come si mantiene inalterata questa passione dopo tanti anni?

“La risposta è nella domanda.

Dipende dalla passione che ho per questo gioco.

Chi mi conosce sa che non voglio mai perdere neppure in partitella ed in allenamento sono sempre tra i primi a trainare il gruppo.

Gli anni passano ed anch’io certe volte mi domando se questo sarà l’ultimo.

Poi però accade come in questa stagione che mi sento meglio di quella precedente ed allora mi domando: perchè dovrei appendere i guanti al chiodo?”.

Ha pensato a cosa farà, quando sarà arrivato quel momento?

“Ho già preso il patentino per allenare, ma non penso sarà quello il mio futuro.

Piuttosto mi piacerebbe fare il preparatore dei portieri, sia a livello di settore giovanile che di prima squadra”.

Secondo lei, qual è la prima qualità che deve possedere un portiere?

“Ne dico due: la freddezza e la concentrazione”.

Il collega più bravo che si è trovato di fronte da quando è sceso tra i dilettanti?

“Non ho dubbi: Marco Apruzzese.

L’anno in cui noi del Cynthia duellavamo per il successo finale con la Lupa Frascati si era creata questa rivalità tra di noi.

Entrambi venivamo dalla Serie C e molti addetti ai lavori si chiedevano chi di noi fosse il più bravo.

Non nascondo che inizialmente la cosa mi faceva un certo effetto ed io facevo il mio personale campionato anche su di lui.

Negli anni poi ho avuto modo di conoscerlo ed è un bravissimo ragazzo, oltre che un gran portiere”.

Tutti abbiamo un sogno nel cassetto.

Qual è  quello di Daniele Assogna?

“A livello personale ho passato un paio di anni difficili per motivi privati.

Ora non posso che augurare a me stesso ed ai miei due bimbi un po’ di serenità”.