ASTREA, PARLA DI IORIO: “POTREI CHIUDERE QUEST’ANNO, FARLO TORNANDO IN SERIE D SAREBBE UN SOGNO…”

ASTREA, PARLA DI IORIO: “POTREI CHIUDERE QUEST’ANNO, FARLO TORNANDO IN SERIE D SAREBBE UN SOGNO…”

Tre reti nelle prime due giornate che potevano anche essere quattro, se non avesse colpito un palo calciando un rigore domenica scorsa.

Niente male per un ragazzino di trentasei anni che in tante stagioni di calcio si è sempre fatto apprezzare per le sue qualità tecniche e l’abnegazione messa al servizio delle varie squadre in cui ha militato.

Dici Astrea e pensi a Simone Di Iorio.

Da sette anni l’attaccante originario di Cassino veste la maglia dei ministeriali e lo ha sempre fatto con onore.

La retrocessione della scorsa stagione brucia ancora sulla pelle e, da leader qual è, è rimasto anche per sanare una ferita ancora aperta.

Di rivalsa, obiettivi, desideri e di altri temi parliamo con il “Top Player Sport in Oro” della scorsa settimana.

Simone, partiamo dai doverosi complimenti.

Sei risultato il più votato in Eccellenza sul nostro sito.

“Al di là della categoria in cui militi, questi riconoscimenti fanno sempre piacere e ringrazio chi ha speso un voto per me.

Un ringraziamento particolare devo destinarlo al mio compagno di squadra Cruciani.

E’ stato lui ad avvisarmi che ero tra i candidati ed ovviamente ho votato anch’io per me (ride)…

Venerdì sera ho saputo di aver chiuso al primo posto ed è stata una soddisfazione”.

Nella primavera scorsa la retrocessione dell’Astrea, considerando anche i nomi in organico, ha sorpreso buona parte degli addetti ai lavori.

Che cosa non ha funzionato, a tuo giudizio?

“Quando una squadra retrocede, le colpe vanno sempre distribuite, più o meno equamente, tra i vari protagonisti.

Società, allenatore, giocatori: tutti noi siamo stati responsabili dell’esito della scorsa stagione.

Purtroppo molte cose non hanno funzionato ed avevamo compreso con buon anticipo che non ce l’avremmo fatta.

Adesso bisogna voltar pagina.

Abbiamo preso atto di giocare in Eccellenza, un campionato che personalmente avevo già frequentato un po’ di anni fa ed in cui militano fior di giocatori, come ad esempio Tornatore.

Per il momento noi abbiamo affrontato squadre considerate di medio livello ma che si sono rivelate comunque ostiche, segno evidente che ogni partita riserverà le sue buone difficoltà”.

Con Vigor Acquapendente e Compagnia Portuale avete già raggranellato quattro punti.

Un viatico che fa ben sperare per il futuro.

“Ad Acquapendente abbiamo portato a casa un buon pareggio, rimontando due reti, e questo è positivo, anche se alla fine potevamo anche centrare il colpaccio.

Domenica scorsa, invece, siamo scesi in campo più aggressivi ed abbiamo ottenuto una bella vittoria.

In questa fase stiamo studiando il potenziale e le caratteristiche di questa categoria.

Solo il tempo potrà dirci dove saremo in grado di arrivare”.

Il futuro prossimo si chiama Lepanto.

Il calendario vi offre la possibilità di giocare di nuovo a Casal del Marmo.

“Non sarà semplice, perchè hanno calciatori che conoscono benissimo questo campionato.

In più sono a punteggio pieno e, se centri sei punti in due partite, vuol dire che stai facendo bene”.

Appassionati e addetti ai lavori sono un po’ divisi sul vostro conto.

C’è chi dice che avete un potenziale molto importante per questo campionato e dunque dovete essere inseriti tra le favorite e chi, invece, sostiene che giocatori che hanno militato una vita nelle categorie superiori potrebbero pagar dazio a livello motivazionale in un torneo di minor spessore.

Cosa dobbiamo attenderci dall’Astrea 2016/17?

“Io sono uno dei giocatori esperti in organico e posso parlare di noi grandi e di come vogliamo rapportarci a questa stagione.

Da parte nostra, esiste molta voglia di rivalsa per come è andata l’anno scorso.

Il nostro primo obiettivo è disputare un campionato dignitoso e senza fare proclami.

Si sa che vincere nel calcio è una questione legata a tante componenti.

Noi vecchi dobbiamo essere da esempio ai ragazzi più giovani, specie nei confronti di quelli che non hanno la minima conoscenza di un campionato che non sia di puro settore giovanile.

Da parte nostra posso dire che ce la stiamo mettendo tutta e che siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità.

Poi, come ho detto, sarà il tempo a darci torto o ragione.

Noi dobbiamo continuare così, la strada intrapresa mi sembra quella giusta”.

Domenica scorsa la Serie A ci ha trasmesso per l’ennesima volta l’esempio di un fuoriclasse che continua ad esser decisivo nonostante l’età.

Per un ragazzo che gioca nei dilettanti e che a trentasei anni strappa ancora applausi per quello che riesce a fare immagino che il compito sia ulteriormente complesso.

Qual è il tuo segreto?

“Dipende molto dall’entusiasmo e dall’impegno che ci metti.

Se perdi passione per quello che fai, è finita.

Quando si è giovani, è tutto molto più semplice.

I problemi sorgono quando l’età avanza e diventa sempre più complicato gestirsi fisicamente o recuperare mentalmente nei periodi-no.

Totti merita applausi per quello che continua a fare in campo, però non dimentichiamo che lui è un professionista e che a quei livelli i giocatori hanno gente a loro disposizione ventiquattro ore su ventiquattro.

Per noi è diverso.

Nel nostro piccolo noi siamo costretti a fare da soli, a gestire l’alimentazione ed il recupero”.

E’ vero che potrebbe essere la tua ultima stagione?

“Sì, lo confermo, ho trentasei anni ed è verosimile che questo sia il mio ultimo da calciatore.

In futuro chissà…

Mi piacerebbe restare nel calcio ed un paio d’anni fa ho anche conseguito il patentino Uefa B, però non ho ancora deciso quale strada intraprendere”.

Appendere gli scarpini al chiodo, riportando magari l’Astrea in D.

“Sarebbe un sogno chiudere la mia carriera, aiutando la società a risalire immediatamente.

Posso assicurare che il mio impegno sarà totale e che proverò a realizzare più reti possibile, anche per far alzare le nostre percentuali di successo finale (sorride)…

Ripeto, non sarà però un’impresa facile.

Può sembrare un paradossi, ma nella mia esperienza ho notato che più scendi di categoria e più le cose si fanno difficili per tutta una serie di fattori.

Per vincere dovremo curare al massimo ogni dettaglio, sia dentro che fuori dal campo”.