ENRICO VALLONI HA VINTO LA SUA BATTAGLIA: “ORA POSSO TORNARE A GIOCARE”

ENRICO VALLONI HA VINTO LA SUA BATTAGLIA: “ORA POSSO TORNARE A GIOCARE”

Qualche mese fa avevamo parlato della vicenda di Enrico Valloni, figlio di Massimo, ex portiere della Ternana ed ex allenatore del Fonte Nuova.

Promettente attaccante classe 1993, Enrico aveva fatto alcuni mesi fa un brutto incontro lungo il suo percorso di crescita.

Un male, infido e pericoloso, aveva bussato all’improvviso alla sua porta, scatenando in lui e nella sua famiglia le angosce e le paure che momenti come questi portano naturalmente in dote.

Eppure Enrico, supportato al cento per cento da una famiglia che gli è stata accanto in ogni istante e da una ragazza, Sara, che lo ha reso ogni giorno più forte attraverso il suo amore, ne è uscito fuori alla grande.

Vinte le paure, battute le angosce, annichilito il male, ora Enrico è tornato a sorridere, come solo i ventenni riescono a fare.

Adesso riprendere l’attività agonistica non rappresenta più soltanto un’idea da accarezzare, ma una prospettiva concreta e che lo rende felice più che mai.

Perchè le sensazioni che ti trasmette il dividere lo spogliatoio ed il campo insieme ai tuoi compagni è un qualcosa che solo chi si è allacciato gli scarpini può comprendere.

 

Enrico, la prima domanda è la più banale e me ne scuso.

Come stai?

“Ora posso dire con grande contentezza che sto molto bene.

Mi manca solo un po’ l’attività agonistica, ma volevo prendermi un po’ di tempo, prima di ricominciare a pieni giri…”.

Il calcio è una delle tue due grandi passioni.

Quanto ti manca?

“Mi manca tantissimo.

Gioco a calcio dall’età di otto anni e mi manca tutto ciò che al calcio è connesso.

Mi manca allenarmi e poi svagarmi con i compagni di squadra, mi manca la partita, mi manca tutto il contesto del calcio.

Tra poco però tornerò a giocare.

Sia il Mentana che il Fonte Nuova mi hanno già fatto sapere che mi accoglierebbero a braccia aperte e sin da ora desidero ringraziare queste due società”.

Qual è stato il momento più difficile degli ultimi mesi?

“Non ho dubbi, penso all’ultima seduta di chemio.

Stavo male, mi veniva da rimettere ed hanno dovuto ricoverarmi.

Preferisco non pensarci più…”.

Pensiamo allora a quello più bello.

“Non ce n’è stato uno in particolare.

Credo che i momenti migliori siano legati alla consapevolezza di avere accanto tante persone che tenevano a me.

Questo mi ha trasmesso una grande forza interiore”.

A chi ti senti di dire grazie?

“A mio padre ed a mia madre, innanzitutto.

Loro ci sono stati sempre, in ogni istante.

Nei momenti in cui non eravamo fisicamente insieme, ci sentivamo anche cinque o sei volte al giorno.

Insieme a loro ringrazio Sara, la mia ragazza.

Senza di lei sarebbe stato tutto più difficile.

E’ stata fantastica.

Poi gli amici, quelli veri.

Altri, invece, li avrei voluti con me in questo periodo della mia vita, ma si sono allontanati.

La malattia mi ha regalato qualche delusione umana, ma mi ha anche fatto capire molte cose della vita…”.

Ora puoi tornare a dedicarti alla seconda grande passione della tua vita insieme al calcio…

“Sì, la pesca (ride).

Ci vado spesso, con papà o con Simone, il mio fratellone.

Chi di noi è più bravo?

Non saprei, è una bella lotta…”.

Dopo un 2014 così intenso, cosa chiedi all’anno che verrà?

“L’ultimo anno è stato duro e non lo dimenticherò facilmente.

Al 2015 chiedo solo serenità e magari un lavoro per rendermi indipendente”.

Chi esce vincitore da battaglie come quelle che hai affrontato tu meriterebbe un premio.

Tu quale ti assegneresti?

“Premi non ne voglio, neppure se chiudo gli occhi e mi metto a fantasticare.

L’esperienza che ho passato mi ha fatto comprendere che nella vita nessuno ti regala nulla, ma devi farcela da solo e con l’aiuto di chi ti vuol bene veramente”.