FABIO IENGO SI RACCONTA: IL MIO MENTORE E’ ANGELONI… E IL MIO PUPILLO…

FABIO IENGO SI RACCONTA: IL MIO MENTORE E’ ANGELONI… E IL MIO PUPILLO…

di Serena Di Ceglie

 

BUONGIORNO FABIO! RACCONTACI DELLA TUA NUOVA AVVENTURA…

Nuova e fortunata, perchè come sai, Virzi voleva lasciare il calcio! Poi invece ha capito che voleva lasciare solo Genzano perchè non si sentiva a casa ed è ripartito da Frascati, dove ha tutto il suo mondo lavorativo comunque e dove quindi ha deciso di ricominciare a “giocare”! Ci siamo rimessi in gioco, perchè ancor più che come presidente lo stimo come uomo ed ho accettato di buon grado un progetto comunque interessante, nonostante abbiamo dovuto rinunciare ad una categoria. Ci lega un grande affetto. E’ leale e sincero e soprattutto nonostante abbia messo in piedi un impero è rimasto estremamente umile ed umano. Il calcio passa, ma queste amicizie restano…quella con Virzi è una delle poche!

OBIETTIVI?

Come indole sia io che il presidente che il direttore generale Rosato che il mister siamo estremamente competitivi. Per questo ci piace vincere anche nelle scommesse più sciocche! Ci rendiamo conto che ogni campionato ha le sue insidie ma siamo anche consapevoli della rosa allestita…credo il primato sia alla nostra portata, no?

E SE E’ VERO CHE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO VOI SIETE DAVVERO A BUON PUNTO…

Io non vedo mai le prime gare come banco di prova, perchè poi col passare delle giornate fai i conti con squalifiche ed infortuni che ti penalizzano, o cali fisici e mentali. Devo dire che la prova di domenica è stata senz’ altro di livello,   è fuori dubbio,  però è presto per poter tirare le somme…

QUAL’ E’ IL VOSTRO PUNTO DI FORZA?

Il gruppo. Io sono solito, ed ho trovato terreno fertile nel presidente, scegliere i ragazzi per il loro essere come uomini ancor prima che come giocatori. Ovviamente bado anche al tasso tecnico, non faccio il filosofo di mestiere… però credo che lo spessore che poi apportano allo spogliatoio sia fondamentale, il loro essere leader, la sete di vittorie… il tutto, ovviamente, agevolato da Mister Gagliarducci che è stato ancora più bravo di noi forse ad amalgamare la squadra…

PARLANDO DI TE PIU’ IN GENERALE, COM’ E’ INIZIATA LA TUA AVVENTURA NEL CALCIO?

Mi sono avvicinato al calcio grazie a Balducci ed Anemone. Ero il loro direttore sportivo al Salaria Sport Villagge, e nel momento stesso in cui decisero di acquisire i titoli del Fidene hanno segnato il mio cammino, facendo le mie fortune. Avevo 25 anni ed ero pieno di idee e motivazione, ma soprattutto mi rendevo conto che quello che facevo mi riusciva piuttosto bene. Devo moltissimo a quella presidenza, mi hanno insegnato a gestire un’ azienda prima di un gruppo, un’ azienda che maneggiava milioni di euro con tutti i rischi e le difficoltà che ne conseguono. Avevano creato un gruppo unico, si preoccupavano del management della squadra e soprattutto riflettevano su di noi il grande spessore che avevano al di fuori del calcio. Erano di un altro livello, lontano anni luce dal calcio di oggi. Dopo tre anni stupendi, peccando fors eun po’ di presunzione o godendo forse di lungimiranza, approdai al corso di Covercaino, cosa che logorò i miei rapporti col Fidene… non riuscivo più a vederli come la mia “serie A”! Coverciano mi portò ad Ascoli, dove divenni capo degli osservatori. Feci il grande salto, entrai nei professionisti,  sapevo che era un nuovo inizio…

HAI UN MENTORE?

Valentino Angeloni, conosciuto proprio ad Ascoli. Oggi è al Sunderland e all’ epoca era anche capo degli osservatori dell’ Udinese. Aveva un metodo unico, che mi segnò profondamente. Posso dire che è stato lui a plasmare il Fabio Iengo di oggi… ho camminato per due anni sulle sue orme e non smetterò mai di ringraziarlo per quanto mi ha lasciato…

MENTRE UN TUO PUPILLO? SE PUOI SVELARCELO…

Sei abbastanza intelligente da immaginare le conseguenze di una mia risposta! (Ride… ndr) Posso dirti cosa deve avere il mio giocatore tipo…e posso quindi sintetizzarlo fondendo ognuno dei miei “fedelissimi”! Il mio “pupillo” ha dentro di sè la determinazione e la classe di Fanasca, la visione di gioco di Emanule Mancini, la forza fisica di De Gol, la schiettezza di Iannotti, la leggiadria e l’ eleganza di Gamboni…il genio e la follia di Antonini e la mentalità barcellonista di Colantoni… perchè lui è un giocatore del Barcellona ma ancora non sa di esserlo!Ha sbagliato dimensione! (Ride… ndr) Li porto sempre con me per questo e perchè innanzi tutto sono “Uomini” con la u maiuscola!

MOVIMENTIAMO L’ INTERVISTA! UN RICORDO SULL’ ESPERIENZA AL SAN CESAREO?

San Cesareo. San Cesareo è come l’ “Odi et amo” di Catullo! San Cesareo mi ha dato una delle più grandi soddisfazioni professionali, quale è stata la promozione in D, ed una delle più grandi delusioni personali, quale è stata la rottura e con i presidenti e con Ferrazzoli. Non ho condiviso le scelte di Carpentieri e Cantatore e non sono mai stato uno “yes man”, anzi! Quindi preferii allargare il mio sguardo verso quello che mi sembrava un nuovo bellissimo orizzonte… ma andiamo con ordine! I presidenti decisero di sciogliere le righe, se vogliamo usare una metafora, sciolsero molti contratti ed io non riuscii ad accettarlo, quindi con il massimo del rispetto presi le valigie ed andai via,avendo per le mani solo tanti sogni e ancora nessun accordo siglato ad onor del vero! Ma è stato con Ferrazzoli che ho avuto il colpo peggiore però, perchè non mi colpì professionalmente ma come uomo… e proprio perchè io mi ritengo uomo e di un certo spessore, non verrò qui a divulgare certi retroscena! Il mio orizzonte si chiamava Lupa Frascati. Il mio futuro si chiamava Alberto Cerrai, personaggio nel quale rivedevo la grinta ed il carisma che avevo visto in parte a Fidene. Vedevo in lui un progetto serio e all’ avanguardia, una visione lungimirante di una squadra, fatta di marketing, con una struttura da vera azienda… vedevo il calcio che voglio o che vorrei! Nutrivo serie speranze… ma poi, purtroppo, non so per quale ragione… non andò in porto! Probabilmente ero solo la persona giusta nel momento sbagliato e nel calcio gli attimi non si ripetono mai…

QUAL E’ LA TUA VISIONE DEL CALCIO MODERNO?

Il mio ideale di calcio, come avrai potuto capire, è con un presidente lungimirante, che abbia a cuore la squadra e che la viva e la veda come un’ azienda vera e propria. Si deve lavorare ogni giorno per rendere il futuro migliore e più solido, curando il proprio team e fidelizzandolo, cercando di creare una sorta di famiglia che prenda a cuore la causa squadra. Ovviamente…siamo ad “Utopia” di More se guardiamo il calcio di oggi! Io amo definirlo “usa e getta”, perchè i progetti nascono al tramonto e muoiono l’ alba seguente…non c’è più passione nè stabilità…ci si vuole solo fare pubblicità. Io stimo i presidenti come Cellino che combattono per ciò che fanno, giusto o sbagliato il fine, portando a termine comunque la propria battaglia in maniera sanguigna! Mi spaventa l’ instabilità che consegue dal nuovo modo di vivere il calcio…

QUAL’ E’ IL SEGRETO DEL TUO SUCCESSO?

Innanzi tutto grazie. Io non mi sento mai arrivato e credo questo sia il primo punto, poi sicuramente la passione e l’ estro… e per finire ma non meno importante… la sincerità!

COSA ODI DI PIU’ NEL PROSSIMO?

L’ ipocrisia…

MENTRE SE TI CHIEDO TRE PREGI E TRE DIFETTI DI TE?

Pregi…competenza, determinazione e capacità di amare, cosa molto rara oggi. E tra i difetti…sono presuntuoso, permaloso e pigrone…un disastro! (Ride ndr)

SIAMO AI SALUTI! CHIUDIAMO CON LA DOMANDA DI RITO, LA PRIMA DELL’ ANNO: CHI VINCERA’ IL TUO GIRONE DI ECCELLENZA?

Continuando a peccare di presunzione, anche se in questo caso si chiama consapevolezza… devo dirti noi!

GRAZIE FABIO! IN BOCCA AL LUPO…

Crepi e grazie a te!

 

Prima intervista dell’ anno ad un mostro sacro del calcio dilettanti. Fabio Iengo è travolgente, sa esprimere perfettamente la passione che riesce a mettere nel suo lavoro e porta avanti sempre con successo e determinazione le proprie cause. La Lupa Castelli Romani è una di queste, la sua nuova causa, e noi che lo conosciamo sappiamo che può davvero scrivere una parte importante della storia della squadra di Frascati. Ironico e pungente sa perfettamente cosa vuole… e riesce ad ottenerlo con grande compartecipazione e coinvolgimento, dettaglio non irrilevante del suo essere. Leale, futuristico e senza peli sulla lingua è un eroe positivo del calcio di oggi, un’ eroe come ce ne vorrebbero molti…un’ eroe che merita davvero altri palcoscenici!