FEDERICI, IL GINOCCHIO FA CRAC MA LUI NON MOLLA: “MONTEROTONDO, TI AIUTERO’ ANCHE DA FUORI”

FEDERICI, IL GINOCCHIO FA CRAC MA LUI NON MOLLA: “MONTEROTONDO, TI AIUTERO’ ANCHE DA FUORI”

Domenica scorsa il capitano del Monterotondo, Matteo Federici, ha subito un brutto infortunio.

In uno scontro di gioco durante il match con il Montefiascone l’attaccante eretino ha infatti riportato la rottura del legamento crociato anteriore, quella del menisco esterno e la distrazione del collaterale del ginocchio destro.

Una brutta tegola per i gialloblu che dovranno fare a meno del loro terminale offensivo per il resto della stagione, visto che i tempi di recupero sono stimati in circa quattro mesi.

Federici però è uno tosto, sa che questi sono i rischi del mestiere e che gli infortuni possono accadere a chi dedica la propria vita allo sport come fanno lui e la sua dolce metà, Eleonora, che gioca a basket in Serie A.

Il motto è scontato: non ci si abbatte, ma si pensa subito al recupero.

Domani il 9 gialloblu si sottoporrà ad un intervento in artroscopia ad Ancona e poi comincerà il percorso di rieducazione dell’arto per essere pronto ai nastri di partenza della prossima stagione.

 

Federici, con il Monterotondo a caccia della salvezza il suo infortunio non ci voleva proprio.

“Purtroppo sono cose che capitano a chi fa sport.

Domenica scorsa ho sentito il fatidico crac, ma sono riuscito a restare in campo altri tre o quattro minuti prima di abbandonare il campo”.

Quali sono stati i suoi primi pensieri?

“Più che al ginocchio ho pensato alla squadra.

Io ne sono capitano e sono nato in questa città ed essere costretto ai box mi mangia letteralmente dentro.

So però che c’è un gruppo forte e che farà di tutto per arrivare alla salvezza”.

E’ vero che ieri le hanno dedicato il ritorno al successo?

“Sì, hanno preparato anche una maglietta per me ed ho apprezzato moltissimo questo gesto.

Io sono andato allo stadio ed ho gioito con loro per la vittoria, anche se dopo il ginocchio si è un po’ gonfiato ma non importa…”.

E’ stata la prima vittoria con Dolce in panchina.

Cosa ha portato il nuovo allenatore?

“A mio avviso, non servivano stravolgimenti dal punto di vista tattico.

Era necessario lavorare su certi meccanismi mentali che erano venuti a crearsi soprattutto nei più giovani per la lunga astinenza dalla vittoria”.

Non vincevate una partita dal derby di andata, tre mesi e mezzo fa.

Perchè?

“Credo sia dipeso dal fatto che tenevamo da matti a vincere quella partita e dopo esserci riusciti abbiamo accusato il colpo, rilassandoci troppo.

Quella gara è stata un crocevia, ma anche una condanna, sotto certi aspetti…”.

Dica la verità: secondo lei, il Monterotondo può ancora puntare alla salvezza diretta?

“Io credo che possiamo ancora farcela, a patto che giochiamo senza pensare alla nostra attuale situazione in classifica”.

C’è un messaggio particolare che vuole dedicare alla squadra?

“Subito dopo l’infortunio pensavo già alla riabilitazione.

Voglio tornare anche più forte di prima ed essere pronto per il raduno estivo.

Ora però ho un chiodo fisso: aiutare la squadra a centrare la salvezza anche da fuori con la mia presenza”.