FEROCE SI PRENDE L’ALBALONGA: “QUI PER FORMARE UN GRUPPO DI UOMINI, I NAZIONALI ESPERIENZA STIMOLANTE

FEROCE SI PRENDE L’ALBALONGA: “QUI PER FORMARE UN GRUPPO DI UOMINI, I NAZIONALI ESPERIENZA STIMOLANTE

Di Alessandro Bastianelli.

Ripartire dopo l’esperienza a Montespaccato – ed i problemi personali patiti a fine Agosto – non era semplice, oltretutto in un contesto macchiato da una tragedia orribile come quella occorsa al compianto Fabio Ronconi, ma per Fabrizio Feroce ogni sfida ha sapori e motivazioni diverse.

Da cinque partite in sella alla Juniores Nazionale dell’Albalonga, l’ex tecnico di Pro Roma e Certosa si è calato in un progetto serio e fortemente incentrato sui giovani, reso più avvincente da quella Serie D che alberga da mesi nei pensieri del presidente Camerini.

Abbiamo scambiato due chiacchere con l’allenatore di Torpignattara, per capire sensazioni e opinioni dopo queste prime cinque giornate – che hanno fruttato dieci punti -all’ombra del Pio XII.

Feroce, ci eravamo lasciati all’indomani delle dimissioni dal Montespaccato, siete già tornato in sella?

Come potevo dire di no? Ho preso il tempo per mettere apposto alcune situazioni e poi mi si è presentata questa bella possibilità, un’esperienza che non avevo mai vissuto.

Come si è approcciato ad un gruppo scosso dalla tragedia della morte di Ronconi? Su quali aspetti ha lavorato?

E’ chiaro che, in primis, occorreva lavorare sulla testa dei ragazzi, ho cercato di farlo però senza tralasciare il discorso tecnico – tattico e la preparazione atletica. Non volevo lasciare niente al caso, nonostante la situazione, prendendo al volo questa grandissima responsabilità che mi ha dato la società, che ha prodotto in me enormi stimoli.

In secondo luogo non ho voluto rinunciare ad essere me stesso, non volevo recitare una parte ma soltanto fare gruppo, rispettando il passato ma anche il lavoro che abbiamo davanti. Sono arrivato di giovedì e il sabato abbiamo subito giocato, dovevamo stare sul pezzo e ho provato ad entrare subito nel cuore e nella testa dei ragazzi.

Cosa le ha chiesto la società? Le finali o la preparazione dei ragazzi?

La prima cosa che ho appreso del Camerini-pensiero è stato “fare gruppo”. Mi ha voluto per questo, voleva che curassi il morale dei ragazzi e spero di aver imboccato la strada giusta.

Poi chiaramente ci sono le finali, che sono il sogno – neanche troppo velato – del presidente e del DS, i quali mi hanno chiesto però in primis di preparare qualche giocatore in vista del prossimo anno.

Che tipo di presidente è Bruno Camerini?

E’ un papà, anzi, è il papà dell’Albalonga.

Come ogni padre, cura i suoi figli e li segue in maniera continua, è sempre presente, io credo che viva per l’Albalonga e che senta come sua questa realtà.

Ho potuto toccare sin da subito l’atmosfera familiare di questa società, è una cosa che si nota in maniera lampante.

Certo, però, guai a far arrabbiare un padre… (ride, ndr).

Fra gli addetti ai lavori c’è poca considerazione verso la Juniores Nazionale, considerata una categoria “serbatoio” e con scarso interesse agonistico, c’è anche chi ha proposto di unificarla all’Elite.

E’ davvero così?

Non credo avrebbe senso unificare Elite e Nazionali, parliamo di mettere nello stesso campionato società che hanno la prima squadra in Serie D con altre che giocano la Prima Categoria, francamente non ha molto senso.

Probabilmente, nella media, il livello è leggermente più basso, ma se vuoi essere ai vertici devi essere competitivo, poche storie.

Quest’anno ci sono società gloriose come Parma, Turris, Torres e Ravenna, ed in ballo c’è uno Scudetto che vuol dire storia. Siamo davvero sicuri che questa categoria valga così poco?

Io non credo, e mi piacerebbe che da parte delle testate giornalistiche ci fosse più attenzione nei riguardi di questa competizione.

Oltretutto ci sono allenatori bravissimi in questa categoria: penso a Centra del Serpentara, Minieri del Fondi, è un campionato ricco di mister bravi, eccetto il sottoscritto.. (ride, ndr).

Chiudiamo con uno sguardo al futuro.

Il vostro obbiettivo come squadra ed il suo personale per questa stagione.

Il mio obbiettivo è quello di formare una squadra che giochi con il sorriso, un gruppo nel quale ognuno lotti e giochi per l’altro, il che vorrebbe dire andare a fare le finali.

Solo uniti e con il sorriso potremmo permetterci di volare alto e rispettare il sogno del Presidente, che anche prima del mio arrivo voleva che questa Juniores non avesse limiti.

Personalmente, spero di poter ripagare la fiducia del Presidente e guadagnarmi la riconferma in questa bella realtà.