JUNIORES ELITE, FEROCE – PRO ROMA E’ ADDIO: “LASCIO UN PEZZO DI CUORE E UN GRANDE GRUPPO”

JUNIORES ELITE, FEROCE – PRO ROMA E’ ADDIO: “LASCIO UN PEZZO DI CUORE E UN GRANDE GRUPPO”

Di Alessandro Bastianelli.

Ad un mese di distanza dal termine del campionato, le strade di Fabrizio Feroce e del Pro Roma si dividono.

Un percorso che, fra rettangolo verde e panchina, è durato qualcosa come tredici anni; una parte importante, se non fondamentale, non solo della vita del Feroce uomo.

“Forse mia moglie ne sarà contenta, perchè a Luglio facciamo l’anniversario dei nostri primi tredici anni e per lei, o per noi, sarebbe il sorpasso su un altro grande amore” esordisce, sorridendo, Fabrizio Feroce ai nostri microfoni.

Di divorzio dal Pro Roma, però, non si può parlare perchè la decisione “è maturata con un accordo consensuale: ci siamo divisi con serenità e rispetto reciproco dopo un biennio nel quale sono stati raggiunti gli obbiettivi prefissati – precisa l’ex tecnico giallorosso – Il risultato stagionale, una salvezza tranquilla, lo abbiamo acquisito dopo un inverno strepitoso ed una grande serie di risultati positivi, durante il quale abbiamo attraversato mille difficoltà, fra infortuni e assenze.

Personalmente mi ero prefissato di arrivare nella parte sinistra della classifica e così è stato, naturalmente si poteva fare di più, ma per quanto mi riguarda si può far meglio anche quando si arriva primi”

Non è stato però un cammino facile, quello dei giallorossi. Partiti in sordina, si erano ritrovati a Dicembre con un piede nei play out, al culmine di una serie di risultati negativi. Nel girone di ritorno sono arrivati i risultati ed i preziosi punti salvezza.

“Il mio gruppo era tecnicamente molto valido, ma c’erano diverse lacune su cui lavorare: l’approccio alle partite e la tenuta mentale durante l’arco dei novanta minuti. Spesso – sottolinea Feroce – ci siamo fatti rimontare anche due gol di vantaggio, come con il Fregene all’andata, ma la reazione che mi aspettavo è arrivata ben presto”.

Due sono le fotografie della stagione che l’ex allenatore dei giallorossi scatterebbe, “la prima a Montespaccato, quando vincemmo dopo un periodo fortemente negativo: dopo otto partite senza vincere tornammo ai tre punti con un bel tre a zero, la prima soddisfazione tangibile per i nostri sacrifici.

La seconda ha un significato più profondo, che trascende anche il calcio. Era la sesta di ritorno di ritorno e, al Futbolcampus, stavamo esultando per la quinta vittoria consecutiva, che in quel momento ci avrebbe dato un bel margine sulla zona salvezza.

I ragazzi sapevano che non stavo attraversando un bel periodo a livello personale, e a fine gara corserò verso di me ad abbracciarmi. Pensavo fossero già rientrati negli spogliatoi, mi ritrovai sommerso da tutti in pochi secondi, e fu un gesto che per me valse molto più di qualsiasi risultato.

A questi ragazzi, ai  portieri  97′ e 98′, Cittadini e Morgante, al portiere dei ’99, Boncompagni, ed a Simone Santoloci (il vice ndr) che mi hanno accompagnato durante questa prima esperienza in Elite posso solo dire grazie, sono stati un gruppo unito e meraviglioso e me l’hanno dimostrato tutte le settimane, non solo quando abbiamo vinto”.

Chiusa una stagione importante sia dal punto di vista personale che tecnico, sul futuro di Feroce regna ancora l’incertezza.

“Per la prima volta dopo tanti anni che alleno mi ritrovo senza squadra, non mi piace questa situazione ma sono realista e so che bisogna accettare questi problemi, d’altronde i guai veri sono altri.

Aspetto l’occasione giusta senza mettermi fretta, mi piacerebbe restare in questa categoria o cercare una prima squadra, anche una formazione Allievi sarebbe una bella sfida.

Sono zemaniano nell’anima, per i valori che un grande allenatore sa esprimere, più che per la sua identità di gioco. Non mi vedo come un’integralista e le sei partite senza subire reti nel girone di ritorno, che credo rappresentino un record nella Juniores Elite, lo dimostrano.

Spero che l’occasione giusta arrivi prima dell’inizio del campionato – chiosa Feroce – la aspetto restando fedele al mio imperativo categorico: il risultato è casuale, la prestazione no”.