MORELLI SCALDA IL COLLEFERRO: “FARE LA LEPRE E’ ADRENALINICO”

MORELLI SCALDA IL COLLEFERRO: “FARE LA LEPRE E’ ADRENALINICO”

Una rete alla Pippo Inzaghi più un’altra (annullata ingiustamente) alla John Charles.

In mezzo la consueta dose di sportellate, rincorse, sponde e sacrificio tattico.

Nel pronto riscatto della capolista del Girone B di Eccellenza c’è tanto Emanuele Morelli.

Consapevole della delicatezza del momento rossonero, l’attaccante forlivese si è caricato la squadra sulle spalle e, da capitano vero, l’ha condotta alla vittoria contro la temibile Albalonga, ricacciando a debita distanza i castellani nella lunga corsa per il titolo.

Un obiettivo che in via Berni non si è mai tenuto nascosto e che, al di là di ogni comprensibile scaramanzia, è ben vivo nella testa dei calciatori del Colleferro.

Tra un passato in cui aleggia sempre il termine “riscatto” ed un futuro ancora tutto da scrivere, Morelli illustra con la consueta dose di sincerità l’attimo fuggente.

 

Cominciamo dalla sue prestazione di ieri.

E’ stato il miglior Morelli della stagione?

“Devo dire che quest’anno mi sento molto bene dal punto di vista fisico e mentale.

Credo che il mio rendimento sia stato buono anche nelle domeniche in cui non ho trovato la via del gol.

Spesso noi attaccanti veniamo valutati in base alle realizzazioni, però quest’anno la forza del Colleferro è nel gruppo.

Leggendo le statistiche, i migliori marcatori della nostra squadra hanno tutti segnato tra i sette ed i nove gol”.

Si ritrova in testa come accadde qualche stagione fa a Terracina.

Trova similitudini con quell’esperienza?

“Nella stagione di Terracina si combinarono un grande gruppo di giocatori e la fame di una piazza che non gioiva da circa vent’anni.

Anche il Colleferro Non gioca in Serie D da troppi anni e la gente vuole tornare a giocare in quella categoria.

La similitudine può essere questa”.

Dopo una settimana assai turbolenta, ieri avete dato un segnale importante.

“Quando giochi e perdi meritatamente contro un’Audace Sanvito Empolitana imbottita di giovani vuol dire che c’è qualcosa che non va.

La sconfitta della scorsa settimana è stato il culmine di un periodo in cui non riuscivamo a ripetere prestazioni come quella contro il Cassino.

Sappiamo tutti come funziona il calcio: in questi casi per dare la scossa cambi il tecnico o tutti i giocatori.

A pagare è stato Fraioli, però voglio sottolineare che il mister ha messo tutto se stesso nei sei mesi in cui è stato qui e che non è stata assolutamente colpa sua.

Anzi, saluto lui ed il preparatore De Filippis che hanno svolto un ottimo lavoro”.

Adesso c’è Paris, cui la lega il ricordo di quel duello a distanza tra voi del Terracina e la sua Monterotondo Lupa.

“Non lo conoscevo personalmente, ma di certo in questi giorni ha avuto un grande impatto con noi ed ha lavorato molto sulla nostra testa.

Vivendolo quotidianamente, ora capisco come ha fatto ad avere la meglio sul mio Terracina, sebbene quell’anno noi avessimo una rosa qualitativamente superiore alla sua.

Paris è una persona molto meticolosa ed attenta anche ai minimi dettagli”.

Torniamo al successo di ieri sull’Albalonga.

I tifosi rossoneri hanno aspramente contestato la direzione di Panozzo.

“Credo che l’arbitro sia incappato in un errore di valutazione, sia nel caso della rete annullata a Marco (Sfanò, ndr), sia quando non ha convalidato la mia nel secondo tempo.

Dopo una vittoria, tuttavia, non mi sento di recriminare per l’arbitraggio.

Va però detto che alla fine l’Albalonga ha avuto un paio di occasioni per agguantare il pareggio.

Diciamo che in partite così delicate non dovrebbero verificarsi certi errori…”.

Tralasciando il fatto che il punteggio ieri poteva essere diverso, non crede che, a volte, al Colleferro manchi un pizzico di cattiveria in più nel chiudere le partite?

“Durante la stagione ci sono state gare in cui alla fine il nostro portierino Zazzaro è stato fondamentale, vedi quelle di Borgo Podgora e Nettuno.

Per me questa è la mentalità che differenzia il dilettante dal giocatore vero.

Se vogliamo cercare il pelo nell’uovo, possiamo dire che in alcuni casi ci manca un po’ di cattiveria, ma noi siamo comunque consapevoli di essere una grande squadra e vogliamo giocarci questo bellissimo torneo fino alla fine”.

Il vostro successo di ieri ha tagliato fuori dalla corsa l’Albalonga?

No, e non vedo fuori dai giochi neppure il Cassino.

C’è ancora molta strada da fare e restano avversarie pericolose.

L’Albalonga, ad esempio, rimane un’ottima squadra con calciatori di prim’ordine”.

Ad oggi però le vostre avversarie si chiamano Nuova Itri e Serpentara BellegraOlevano.

Se le aspettava così competitive?

“Nelle valutazioni d’inizio campionato pensavo che avrebbero fatto un campionato più che dignitoso.

Le vedevo compagini importanti, ma probabilmente non ancora pronte per certi livelli.

Dopo ventidue giornate di campionato, ormai i valori sono venuti fuori e va dato merito a queste due squadre di essere lì.

Per entrambe abbiamo molto rispetto, ma non possiamo permetterci di averne paura”.

Il Colleferro viaggia ad un’andatura molto sostenuta.

Non c’è il rammarico di non essere riusciti a fare il vuoto per la tenacia di queste due squadre?

“Personalmente sono orgoglioso di far parte del Girone B, perchè è sempre stato più caldo e complicato dell’altro raggruppamento.

Sicuramente loro stanno facendo un campionato super, mentre noi stiamo semplicemente rispettando gli obiettivi iniziali.

Noi siamo primi praticamente dalle battute iniziali del torneo e questo, sotto certi aspetti, è complicato dal punto di vista delle pressioni.

Tutto sommato, però, a me non causa fastidio, anzi lo trovo eccitante.

Fare la lepre ti dà un surplus di adrenalina”.

Domenica prossima il campionato vivrà un altro snodo importante: Nuova Itri e Serpentara si troveranno di fronte, mentre voi avrete il derby ad Artena.

“Onestamente non voglio sprecare troppe parole su questo derby.

Per me sarà un piacere tornare su un campo dove sono stato protagonista per un paio di stagioni e rivedere vecchi amici come Padovani.

So che i presidenti tengono in modo particolare a vincere questa partita, ma io lo considero solo un match tra due squadre separate da una trentina di punti e noi dobbiamo vincere.

Per me conta il traguardo finale.

Il giorno in cui l’unico obiettivo della mia stagione dovesse diventare la vittoria in un derby significherebbe probabilmente la fine della mia carriera agonistica.

Quando leggo certe cose sui social network, m’innervosisco.

Per me le partite belle da giocare sono quelle in cui affronti le avversarie per il titolo, tipo quella di ieri con l’Albalonga”.

Lei è nel Lazio ormai da cinque stagioni.

Quanto si sente cresciuto come calciatore e come uomo?

“Credo di aver raggiunto un equilibrio importante, anche grazie all’aiuto della mia famiglia.

Se avessi avuto questa testa dieci anni prima, probabilmente avrei potuto aspirare ad una carriera diversa.

Ciò non toglie che mi trovo benissimo nell’Eccellenza laziale e lottare per vincere un campionato è sempre molto stimolante”.

A livello personale qual è il prossimo traguardo che ambisce di raggiungere?

“Nel 2010, quando sono arrivato a Gaeta, ero conosciuto soltanto per le mie esperienze televisive ed i tifosi mi prendevano in giro per questo motivo.

In questi anni credo di essermi preso delle rivincite.

Con quella di ieri sono arrivato ad 84 reti e mi piacerebbe raggiungere quota cento per ritagliarmi un piccolo spazio negli annali dei campionati laziali”.

A trentadue anni la pensione è ancora lontana.

Le chiedo comunque se ha già cominciato ad immaginare il suo futuro dopo il calcio.

“Solo uno scellerato non penserebbe al futuro, dovendo provvedere alla sua famiglia.

In futuro mi vedo dirigente, perchè credo sia il ruolo più affine alle mie caratteristiche.

Facendo una vita sana, sento però di poter continuare ancora a lungo.

Il mio obiettivo è giocare finchè mi sentirò bene e perchè so già che il campo mi mancherà moltissimo, dopo che avrò smesso”.

Colleferro a parte, c’è una maglia nel calcio laziale che le piacerebbe indossare prima di smettere?

“Amo le piazze calde.

Non penso ad una maglia specifica, ma penso a quella di una squadra che nella sua storia abbia fatto calcio vero e che abbia un bel seguito di tifosi alle spalle.

Penso ad una situazione simile a Terracina, dove con un paio di tifosi ho avuto anche dei confronti serrati, ma poi dagli altri ho ricevuto una grande carica”.

Quando parla di Terracina, il suo tono di voce si ammorbidisce.

E’ stata quella l’esperienza calcistica più bella della sua carriera?

“Per ambiente e per la fame di vincere che avevamo noi tutti, direi proprio di sì.

Quel campionato lo avevamo vinto noi, poi per le note vicende ce lo hanno soffiato sotto il naso.

Siamo stati costretti a prenderci la Serie D ai play-off, ma lo abbiamo fatto comunque sul campo.

Se la promozione fosse arrivata attraverso ripescaggio, non avrei certamente provato la stessa gioia”.

E questo campionato chi lo vince?

“Per motivi esclusivamente scaramantici non rispondo a questa domanda (ride).

Dico solo che si deciderà tutto nelle prossime 4/5 partite e che abbiamo tutto nelle nostre mani”.