Domenica scorsa il Morolo ha conquistato il primo pareggio nel suo fluttuante avvio di campionato che fino a quel momento aveva visto i biancorossi vincere o perdere con inequivocabile continuità.
Stefano Campolo, che da calciatore è stato centrocampista di fosforo e di nerbo, siede sulla panchina del club ciociaro dall’estate del 2016.
Nella scorsa stagione è stato tra gli artefici principali di una salvezza che ha avuto quasi del miracoloso e che è arrivata raggiungendo in maniera quasi rabbiosa i play-out (poi vinti ai danni dell’Itri, ndr) attraverso successi contro squadre come Aprilia, Audace e Serpentara nella seconda parte del torneo.
Quest’anno a Campolo è richiesta un’altra impresa.
L’allenatore, aduso a metter sempre la faccia in quel che fa, non si sottrae alle sue responsabilità e fissa lo sguardo sul presente e sul futuro della sua squadra.
Mister, dopo una serie di vittorie alternate a sconfitte domenica scorsa è scattata l’ora del primo pareggio in campionato.
Questione di equilibrio?
“Quello dobbiamo sicuramente trovarlo (sorride).
Va però aggiunto che in certi casi potevamo raccogliere qualcosa in più.
Ad Anagni, per esempio, abbiamo disputato un primo tempo gigantesco e, se lo avessimo chiuso in vantaggio con due o tre reti di scarto, non sarebbe stato certamente uno scandalo per nessuno.
Poi sono venuti fuori loro, che sono una buonissima squadra, e siamo andati in difficoltà, anche a causa di alcuni episodi.
Contro il Serpentara stesso copione: abbiamo giocato benissimo per larghi tratti del match e potevamo segnarne anche cinque o sei di gol, poi alla fine non riesci ad essere concreto sottoporta e paghi dazio…”.
Manca dunque lo stoccatore?
“No, direi piuttosto che è una questione legata alle caratteristiche della squadra che ho a disposizione.
Non è un caso che nelle partite da noi disputate non sia mai emerso un migliore in campo ma che, di contro, tutti abbiano avuto un rendimento costante, nel bene e nel male.
E’ compito mio e del mio staff mettere i giocatori nelle condizioni di esprimere al massimo il talento di cui sono provvisti”.
Ad un certo punto della scorsa stagione le cose per voi si erano messe decisamente male, poi alla fine avete raggiunto una salvezza quasi miracolosa.
Quest’anno da dove bisogna ripartire per raggiungere il medesimo obiettivo?
“Io ritengo che ogni stagione sia differente dall’altra.
Lo scorso anno fummo artefici di una grande rimonta negli ultimi turni, battendo squadre che si chiamavano Aprilia, Serpentara e Audace.
Il segreto fu di giocare con la mente aperta e libera da ogni paura.
Alla Pochesci, per intenderci.
Se riusciremo a replicare questo atteggiamento, saremo a buon punto”.
Magari fin dalla gara di domenica prossima a Pomezia…
“Sarà una partita difficilissima.
Loro avranno delle assenze importanti, ma ai miei occhi non significa nulla.
Da giocatore qualche campionato l’ho vinto e so che squadre del genere hanno in organico molti giocatori di livello e spesso chi è chiamato a sostituire i presunti titolari è spinto a dare anche di più.
Per uscire dal loro campo con un risultato positivo, dovremo provare a giocare in modo spensierato.
Se invece ci presenteremo impauriti a Pomezia, non avremo alcuna possibilità”.