PARLA FASCIANI, IL “VECCHIETTO” DEL FUTBOLCLUB: ” ERANO ANNI CHE NON MI ENTUSIASMAVO COSI’ “

PARLA FASCIANI, IL “VECCHIETTO” DEL FUTBOLCLUB: ” ERANO ANNI CHE NON MI ENTUSIASMAVO COSI’ “

E’ certamente uno dei personaggi più controversi e discussi del calcio laziale.

Ermanno Fasciani è uno di quelli senza mezze misure, lo adori oppure lo detesti, ma lui va comunque per la sua strada e, quando arriva il momento di far sentire la sua voce, la sua la dice in maniera schietta e diretta.

Oggi ha scelto i nostri microfoni per farlo e ne è venuta fuori una lunga chiacchierata che ci auguriamo possa fornire spunti d’interesse, come peraltro merita il personaggio in questione.

 

Fasciani, siamo alle battute conclusive della stagione.

Che bilancio può trarre il Futbolclub?

“La mia opinione è che abbiamo fatto benissimo dopo tutto quello che è accaduto lo scorso dicembre”.

Torniamo a quei giorni piuttosto movimentati…

“Qualcuno tra gli sponsor si è tirato indietro a pochi mesi dall’inizio della stagione e questo ci ha causato dei problemi.

Per prima cosa abbiamo messo al corrente della situazione i giocatori, proponendo loro la possibilità di restare con rimborsi ridimensionati.

Loro si sono consultati ed hanno deciso di chiedere lo svincolo.

Questo ci ha obbligati ad affrontare metà campionato con ragazzi classe ’95 e ’96, togliendo alla Juniores qualche chance in più di essere competitiva per il titolo.

Potevamo fare scelte differenti, ma abbiamo preferito salvaguardare i sacrifici compiuti nella passata stagione per salire di categoria.

Vanno comunque fatti i complimenti a mister Magro per essere comunque riuscito a mantenere la squadra su certi livelli”.

Tornando alla prima squadra, ormai siete ad un passo dalla salvezza.

La si può considerare un’impresa?

“Per certi versi lo è.

Non dimentichiamoci che molte delle squadre che ci sono dietro in classifica a dicembre hanno fatto un mercato di riparazione vero, mentre noi abbiamo attinto al serbatoio della Juniores per rinforzarci”.

Dal suo punto di vista, è più emozionante un campionato come quello dello scorso anno in cui vinceste tutto o uno come quello attuale in cui state per centrare una salvezza che sembrava molto complicata, valorizzando dei ragazzi che ora vi inviadiano in molti?

“Sono soddisfazioni diverse.

Lo scorso anno ci siamo confrontati con quello che tutti consideravano il girone più complicato del Campionato di Promozione e siamo riusciti a dominarlo, confrontandoci con il calcio dilettantistico vero.

Se non ci fossero stati i problemi di cui parlavamo in precedenza, sono convinto che anche quest’anno saremmo stati in grado di fare un grandissimo campionato e di collocarci nella zona in cui ora si trovano Sorianese e Villanova.

Però mi lasci dire una cosa…”.

Prego.

“Erano anni che non mi entusiasmavo così.

Questi ragazzini terribili sono tornati a farmi emozionare per il loro attaccamento alla maglia e per il loro modo di giocare.

Prendete la partita con il Rieti, era molto che non se ne vedeva una del genere.

Solo noi ed il Villanova seguiamo una certa filosofia in Eccellenza.

Anche altri dovrebbero seguire il nostro esempio…”.

Cosa pensa del campionato Juniores?

“Se fossi nella Federazione, io quest’anno avrei obbligato a comporre le squadre con soli elementi del ’97 e magari due elementi del ’96 come fuoriquota.

E’ inutile tenere incollati i ragazzi per un triennio nel torneo Juniores senza dar loro l’opportunità di crescere.

Chi ha una prima squadra dovrebbe esordire lì o mettersi sul mercato per fare esperienza in Eccellenza o Promozione.

Le società di livello non hanno problemi, ma le altre sono costrette a fare i salti mortali con materiale umano scarsamente competitivo.

La Juniores è un campionato carino, non bello”.

E sulla Juniores Nazionale qual è la sua opinione?

“Ritengo che abbia poco senso far giocare questo torneo a giocatori classe ’94 e ’95.

E’ tempo perso per le società, che invece dovrebbero puntare su elementi del ’96 per prepararli adeguatamente alla stagione successiva”.

Cosa prevede nel futuro del Futbolclub?

“Quest’anno abbiamo già fatto esordire alcuni ’97 e negli ultimi turni daremo spazio anche a ragazzi del ’98.

Questa filosofia la seguivo anche venti anni fa ai tempi in cui allenavo il Collatino ed il Fregene, quando costituiva un sacrificio e non tutti i presidenti erano d’accordo nel seguirla.

Se club come la Viterbese ed il Rieti avessero pensato prima agli under e poi ai senatori, forse avrebbero avuto meno problemi nell’affrontare questa stagione”.

Chi la spunterà nel rush finale tra gialloblu ed amarantocelesti, a suo avviso?

“Domenica scorsa ho visto il Rieti e debbo dire che l’ho trovato in perfette condizioni atletiche, altrimenti non sarebbe riuscito a spuntarla con una squadra come la nostra in inferiorità numerica.

Ho visto una squadra tranquilla, forse dipende dal ritorno in panchina di Francesco Punzi o forse da un atteggiamento diverso da parte del presidente Fedeli.

Detto questo, però, credo che il distacco dalla Viterbese sia ormai difficile da recuperare.

Gregori è un tecnico bravo, preparato e non guarda in faccia nessuno.

Va anche detto che ha avuto anche la fortuna di ricevere in dote una Ferrari preparata da altri ed in cui la maggior parte dei problemi erano già stati risolti da chi lo ha preceduto.

Diciamo che il suo compito non è stato facile, ma di certo è stato più semplice.

Occhio comunque a dare già per spacciato il Rieti.

I sabini possono ancora farcela, a patto che qualcuno eviti le esternazioni…”.

La presenza di Viterbese e Rieti è stato un fattore positivo o ha creato squilibri allo svolgimento del torneo?

“Quando ci sono corazzate simili, tutti fanno a gare per batterle.

Il problema è un altro e faccio un esempio: lo scorso anno, noi eravamo consapevoli di aver costruito un gruppo in grado di giocarsela per il salto di categoria, ma non abbiamo suonato la fanfara.

Una strategia che quest’anno ha condiviso anche la Lupa Castelli Romani, che è partita in sordina eppure ha battuto ogni record.

Inoltre, come noi lo scorso anno anche la Lupa ha puntato su giocatori seri, collaudati, prima ancora che bravi.

Questi sono aspetti che fanno la differenza.

Guardate i nostri ex giocatori, tutta gente che dopo essersi svincolata ha fatto le fortune del calcio laziale.

Io penso che in una squadra un “matto” te lo puoi permettere, ma due sono già troppi”.

Nei mesi scorsi qualcuno ha ventilato l’ipotesi che in futuro il Futbolclub possa tornare ad occuparsi unicamente di settore giovanile, un’ipotesi peraltro smentita durante una delle ultime puntate di “Sport in Oro” dallo stesso presidente Midulla.

Cosa possiamo aggiungere in merito?

“Stiamo già lavorando per il futuro, anche se non sono ancora state stabilite le cariche per la prossima stagione.

L’idea è di comporre una squadra con qualche giocatore esperto, ma sempre imperniata su un gruppo importante di under”.

Centioni e Sancricca hanno lavorato benissimo.

Saranno riconfermati a fine stagione?

“Questa domanda va rivolta al presidente Midulla.

Io non sono un dirigente, ma solo un collaboratore tecnico.

Dipendesse da me, me li terrei stretti, perchè sono davvero due tecnici in gamba”.

Ermanno Fasciani sarà ancora di stanza al Futbol Campus nella prossima stagione?

“Io mi preparo i compiti a casa, conosco a memoria gli organici e le caratteristiche dei giocatori presenti in rosa.

Il mio ruolo è capire cosa può servire per il futuro.

A questo proposito, ho già le idee chiare per quanto concerne i ’97 ed i ’98, se Centioni e Sancricca mi chiedono un’opinione in merito”.

Se lei potesse identificare il suo ruolo all’interno del Futbolclub, che qualifica si darebbe?

“Io sono un “vecchietto”, ossia una figura che alleggerisce il lavoro dei tecnici perchè consiglia loro gli elementi che possono essere lanciati, evitando che loro perdano tempo a studiarli.

Il Futbolclub ha una persona di fiducia con me, ecco perchè Bergamini mi paga profumatamente (ride)…”.

Ci può segnalare qualche nome?

“Segnatevi questi: Innocenti, Cicchetti, Piacente e Catese.

Sono tutti in rampa di lancio”.

Tra le piazze in cui lei ha lavorato, credo che Fregene occupi un posto speciale nel suo cuore.

E’ vero che ultimamente qualche sirena ha cantato dal Paglialunga?

“Ho una certa età e sono un po’ stanco di girare.

A Fregene occorrerebbe una nuova spinta, una nuova organizzazione.

So che la società non sta vivendo un momento positivo per quanto concerne il settore giovanile e penso stiano cercando di sistemare le cose.

Garantisco di non essere stato contattato, anche se non nascondo di aver ricevuto un paio di offerte da parte di club che hanno capito quanto sia importante trovare una figura come la mia.

Ciò detto, se il Futbolclub decidesse di avvalersi ancora delle mie competenze, sarei ben felice di restare qui”

Avere in organico un “vecchietto” ti permette di accorciare i tempi”.

Dica la verità, le manca la panchina?

“Assolutamente no, però confesso che vedere queste nostre “cavallette” mi ha fatto rivivere tempi andati.

Ricordo quando vinsi un campionato all’ultima giornata a Torrimpietra segnando in inferiorità numerica al 93′.

Quel giorno feci uno scatto per abbracciare i miei giocatori da far impallidire Mourinho.

Ebbene, vedere questi ragazzi che non hanno paura di affrontare squadre come Viterbese e Rieti è l’unica cosa che mi fa un po’ rimpiangere la panchina.

Per il resto no, nessuna nostalgia.

Sono stato allenatore quando i presidenti si chiamavano Vilella, Spurio, Casarelli, Di Paolo.

Con loro tornerei in panchina, ma adesso?

Vedo poca competenza nel calcio.

Vedo presidenti che non conoscono neppure l’allenatore cui affidano la panchina e le sue metodologie di lavoro.

Ai giorni nostri andrebbe rivisto il modo di gestire una società”.

Se avesse la bacchetta magica, quali dei giocatori che ha avuto nei suoi anni da allenatore collocherebbe adesso nel Futbolclub?

“Ne ho avuti tanti e con loro lavoravo molto sulla parte mentale.

All’inizio della mia carriera allenai l’INA Casa in Prima Categoria e lo stesso gruppo di calciatori me lo portai dietro l’anno successivo a Lavinio in Promozione e l’anno dopo ancora in Interregionale, avendo sempre ottime risposte.

Mi viene in mente Turchi, attualmente marito della presidentessa del Lanciano ed allo stesso tempo giocatore della squadra abruzzese.

Un giorno, lo incontrai in un bar, aveva deciso di smettere di giocare dopo aver chiuso con la Primavera della Roma.

Lo convinsi a rimettersi gli scarpini ed a giocare a Fregene.

Da lì ha fatto una buona carriera, mi pare (ride)

Un rimpianto, però, ce l’ho e si chiama Moscardelli”.

Si spieghi meglio.

“All’epoca ero un collaboratore del presidente del Sabinia, Luciano Di Giacobbe.

Avevo convinto la società ad investire su quel ragazzo ed erano pronti dieci milioni dell’epoca, una bella cifra per uno che giocava e non giocava nel Maccarese.

Purtroppo fui bruciato dal Guidonia”.

Ci aveva visto lungo…

“L’occhio per vedere c’è, ma nel calcio servono anche altre cose.

Innanzitutto servono le motivazioni.

Senza non vai da nessuna parte”.

Mi faccia il nome di un allenatore giovane in grado di far bene negli anni a venire.

“Vincenzo Palluzzi.

E’ stato il mio capitano, prima al Collatino e poi a Fregene.

Il nostro rapporto è nato male, ma poi è durato otto anni.

Quando il Collatino mi chiamò a stagione in corso, le cose andavano male.

La prima volta che incontrai la squadra e mi misi a parlare, lui stava lì e sorrideva con quell’espressione che ha sempre avuto.

Io gli dissi di prendere le sue cose e lasciare lo spogliatoio.

Beh, a fine allenamento lo trovai lì con la borsa e ci chiarimmo.

Da lì è cominciato un rapporto che è durato nel tempo.

L’unico anno che sono retrocesso è stato quando Palluzzi è andato via a dicembre per colpa mia, perchè gli avevo mancato di rispetto, accettando che la società garantisse un rimborso più cospicuo ad un paio di elementi giunti a stagione in corso.

Una mancanza di cui mi sono pentito, perchè lui era il mio uomo di fiducia in campo.

Un uomo, lo sottolineo, non un quaquaraqua, perchè se hai quelli, non vai da nessuna parte.

Purtroppo è stato frenato da una squalifica che non meritava, altrimenti per me già in questa stagione avrebbe potuto compiere il grande salto.

Ora allena l’Aranova e sta facendo bene.

Palluzzi è molto bravo e preparato, credo che diventerà un buon allenatore.

Parola di Ermanno Fasciani”.