Dopo una marcia inarrestabile di tredici risultati utili consecutivi, la Play Eur è caduta proprio sull’ultimo ostacolo prima della sosta natalizia.
Poco male, per la legge dei grandi numeri lo scivolone poteva starci e nessuno ha fatto un dramma del ko contro il Formia, anche perchè le distanze tra le pretendenti nell’affollatissima camera con vista sulla Serie D del Girone B di Eccellenza restano ridottissime.
Daniele Scarfini attende con curiosità la ripresa delle ostilità dopo i bagordi natalizi, da sempre bivio di fondamentale importanza per i dilettanti.
Nell’attesa che la sfera riprenda a rotolare ci si può comunque prestare a bilanci e ad altre tematiche collaterali.
Partiamo dai tredici risultati consecutivi conquistati fino al capitombolo casalingo con il Formia.
“Nulla arriva per caso.
Direi che sono soprattutto figli di un’applicazione importante da parte dei ragazzi.
Quando sei chiamato a sostituire un collega che aveva già impostato un lavoro non è mai semplice, ma il gruppo è stato ricettivo fin da subito.
Il nostro intento era e resta quello di far bene e restare vicini alle nostre competitor”.
Che cosa non ha funzionato contro il Formia?
“Per la cosiddetta “Legge dei grandi numeri” la sconfitta, prima o poi, poteva arrivare.
Peccato che sia giunta in un match dove, a mio giudizio, per almeno i primi trentacinque minuti si è vista la miglior Play Eur della stagione.
Forse loro sono stati più bravi di noi negli episodi decisivi, anche se in seguito abbiamo appurato che la rete del loro raddoppio era viziata da un fuorigioco nettissimo.
Pazienza, noi andiamo avanti, senza perdere di vista il nostro obiettivo, pur consapevoli che per il club questo è il primo anno in Eccellenza”.
Il Girone B è davvero così inferiore per qualità all’altro raggruppamento?
“Per me no.
Io credo che nel Girone A si conoscano maggiormente i giocatori e spesso i loro nomi vengano associati di riflesso agli obiettivi della squadra in cui militano, ma anche nel nostro torneo non mancano gli elementi di spessore.
Due nomi?
Penso ad Onorato ed Aquilani che sono fortissimi, ma ce ne sono anche altri che magari sono ancora poco conosciuti.
Personalmente in questo girone ho trovato tante squadre organizzatissime”.
Una di queste è l’Audace del tuo ex allievo Greco, che ti troverai di fronte domenica prossima.
“Conoscendo Daniele, so che a lui piace giocarsele fino in fondo le partite ed in questo siamo simili.
Credo che sarà una gara divertente e contraddistinta da temi calcistici importanti tra due formazioni propositive.
Il rientro dalla sosta?
Speriamo che i ragazzi si siano gestiti al meglio, fermo restando che noi non siamo professionisti e dunque è dura monitorarli tutti (ride)…”.
L’ultima finestra di mercato vi ha sottratto un calciatore importante come Barile, ma vi ha portato in dote un altro talento straordinario come Morini…
“Emanuele è un giocatore dalle qualità indiscutibili e che può farci sognare.
Purtroppo veniva da un periodo di inattività causata da alcuni problemi muscolari e questo stop si fa sentire soprattutto negli allenamenti.
La mia opinione va in controtendenza rispetto all’idea generale: secondo me, un calciatore non più giovanissimo non deve gestirsi, anzi possibilmente deve allenarsi di più rispetto agli altri per rendere al meglio in partita.
Questa settimana l’ho visto in crescita ed il suo impiego in partita è probabile”.
Durante il girone d’andata avete avuto risposte incoraggianti anche dagli elementi meno esperti…
“Come società siamo molto attenti alla crescita dei nostri ragazzi.
Gente come Mellucci, Necci e Rambaldo, ad esempio, ci sta dando numerose soddisfazioni.
Se continuano così, nel prossimo futuro potranno dire la loro anche nella categoria superiore”.
Capitolo-deroga: il Presidente Zarelli ha già chiarito che l’obiettivo sarà quello di continuare con lo stesso numero di under in età di lega anche nel prossimo futuro.
“Personalmente è una regola che non mi piace e che abolirei.
Da calciatore ho vissuto un’epoca in cui non c’era ed un ragazzo doveva sempre tirar fuori il 100% in ogni singolo allenamento per tenere testa a gente più esperta.
A far la differenza era la voglia che ci mettevi, una caratteristica che, spiace dirlo, oggi si vede raramente nei giovani e che invece è determinante.
Purtroppo, se già sai che il tuo allenatore è costretto a schierarti per un obbligo e non per quello che esprimi giorno dopo giorno, fatalmente riuscirai a dare solo il 60, il 70% di te…”.
Chiudiamo con un amarcord: giorni fa, ho visto che sulla tua pagina Facebook hai nuovamente pubblicato una foto della rimpatriata che qualche anno fa facesti insieme ai tuoi vecchi compagni di quel favoloso Civitavecchia.
Se per magia Daniele Scarfini potesse restituire la freschezza atletica ad uno solo di loro per fargli vestire la maglia della Play Eur, chi sceglierebbe?
“In quella squadra erano tutti illegali, chi per acume tattico (Lucci), chi per cattiveria agonistica (Caputo) e via via tutti gli altri.
Se potessi, però, mi prenderei Stacchiotti.
Uno come Fabrizio oggi giocherebbe sicuramente in Serie A.
Lui aveva il calcio in testa, leggeva lo sviluppo dell’azione tre secondi prima degli altri.
Ho avuto la fortuna di giocarci in più fasi della mia carriera ed ogni volta ho provato a rubargli qualcosa con gli occhi.
Era mostruoso”.