Rieti, tre (ottimi) motivi per conquistare la Lega Pro

Rieti, tre (ottimi) motivi per conquistare la Lega Pro

Di Alessandro Bastianelli.

Fra i gonfaloni che sventolano sulla vetta del girone G, c’è anche il rossoblu reatino, declinato dalla realtà calcistica nell’amaranto che rappresenta la ridente cittadina, i cui rappresentanti calcistici saranno impegnati domenica prossima a Sansepolcro.

Il Rieti ha decisamente cambiato marcia nelle ultime tre giornate, dopo la clamorosa sconfitta di Lanusei che fece eruttare il presidente Curcio.

Ostiamare, Torres e Arzachena: la rinascita dei reatini è passata attraverso tre scontri diretti. Ma tre sono anche i motivi che rendono l’occasione Lega Pro unica per una piazza che vi manca da dieci anni.

Investimenti e credibilità – La società reatina ha predisposto degli investimenti corposi, mirati alla vittoria del campionato. Investimenti che, se disattesi dai risultati, potrebbero costare un ridimensionamento nella prossima stagione.

A Paris è stata affidata una rosa lunga, coperta in ogni reparto da giocatori affidabili. Il tecnico reatino sta impastando bene gli ingredienti a lui forniti: giovani, giocatori esperti e di categoria superiore costituiscono un preparato di qualità, sicuramente più maturo rispetto a quello in tavola nella stagione 2015-2016, quando il sogno svanì ai play off.

Investimenti del genere assicurano, nel breve termine, la credibilità della nuova dirigenza, insediatasi appena un anno fa.

Una dirigenza che ha costruito un gruppo che, visto nei “ventidue” piuttosto che negli undici titolari, sembra avere le carte in regola per la scalata al professionismo. Magari privo della stella che brilla il doppio rispetto alle altre, ma nel complesso più sostenibile delle rose allestite dalle altre squadre, in passato, per tentare la vittoria del campionato.

In caso di mancato approdo in Lega Pro, sarebbe ben più complicato per la proprietà ri-programmare investimenti del genere, chiaramente oltre le attuali possibilità. Farlo in una Lega Pro che assicura un aiuto importante in termini di contributi federali sarebbe ben diverso, ed aiuterebbe la dirigenza a mantenere l’attuale credibilità senza bisogno di svenarsi ulteriormente, bensì assicurando soltanto la dovuta continuità al progetto attuale.

Filosofia giovane – Escludendo l’Ostiamare, che non ha ambizioni di play-off, la rosa del Rieti è la più giovane fra le squadre di vertice. Basti pensare che i giocatori più esperti del gruppo sono due classe ’88 (Cosentini e Bianchi) e un ’90, Luigi Scotto.

Fra di essi, ci sono molti giocatori che hanno già calcato il professionismo, come Biondi, Orchi e lo stesso Marcheggiani. Gente che ha sposato la causa reatina strizzando l’occhio a un passato recente da rinverdire.

Anche il reparto under è stato assemblato con meticolosità, frutto di un lavoro di scouting dal respiro laziale: Tiraferri è cresciuto nella Tor Tre Teste, Valeri nel Futbolclub, Lazzazzera nella Lupa Roma, tanto per citarne alcuni, mentre l’unico forestiero è Masala, “falso” under dalla buona esperienza e prospettiva.

La presenza di così tanti giovani, unita alla tranquillità ed alla fedeltà della piazza, permette una politica di prospettiva altrove difficilmente attuabile. Certo, la Lega Pro non è il semiprofessionismo e occorrerebbe puntellare ulteriormente la rosa, ma stando al rendimento attuale molti di questi ragazzi stanno dimostrando sul campo di poter ambire a disputare un campionato di Lega Pro.

Stadio – Il tassello finale ha la forma, perfettamente ellittica, del Manlio Scopigno.

Lo stadio del Centro Italia è omologato per il professionismo, e mentre gli avversari – ad eccezione de L’Aquila – sarebbero costretti a migrare altrove o a pesanti interventi di ristrutturazione, il Rieti dovrebbe occuparsi solo di alcuni piccoli lavori di manutenzione.

Lo stadio è elemento essenziale, imprescindibile, per giocare nel professionismo. Il Rieti ce l’ha già, ed anche questo potrebbe contribuire al salto di livello di un club che rappresenta una piazza ancora piuttosto fredda nei riguardi del gioco del calcio.

Tolte quelle centinaia di fedelissimi, il calcio non è mai stato sport di riferimento nel territorio reatino, spesso oscurato dai successi del basket o del rugby.

La Lega Pro “in casa” potrebbe invece accendere la fiamma della passione per il pallone a scacchi, spesso sopita, ma sempre latente negli abitanti di una città che, mai come in questo momento della sua storia calcistica (e non) ha bisogno di sognare.