SERIE D, LA LUPA CASTELLI BALLA IL TANGO DI NICOLAS CHIESA: “PASSIONE ARGENTINA PER VINCERE UNA CATEGORIA CHE CONOSCO BENE”

SERIE D, LA LUPA CASTELLI BALLA IL TANGO DI NICOLAS CHIESA: “PASSIONE ARGENTINA PER VINCERE UNA CATEGORIA CHE CONOSCO BENE”

A cura di Giovanni Crocé

CHIESA NICO

Nicolàs Hernan Chiesa, classe 80′, argentino. Uno dei più noti e vincenti stranieri del calcio dilettantistico del Lazio e non solo, ti ci rivedi?

Ho fatto il mio con grande entusiasmo come sempre e sono passato da una Lupa all’altra (dalla Lupa Roma, con cui ha vinto la stessa categoria l’anno passato) trovando lo stesso grande desiderio di vittoria che rivedo in patron Virzi come lo vedo ancora presente con Cerrai. Quindi sono sempre stato in parte bravo di mio in parte anche fortunato ad essermi trovato in contesti vincenti, per meglio dire, dove c’era davvero tutto per vincere e anche quest’anno vedo da ben prima di essere primi come ora, che abbiamo tutto per farcela. Ti ringrazio del complimento, ma per me conterà quello che faccio domenica dopo domenica, e alla prossima c’è il Fondi che come tutti sappiamo si è rinforzato al massimo, tutta un’altra squadra.

Adesso sei anche centrocampista di fatica, tanto lavoro sporco in mezzo al campo, senza perdere spesso nè la “dieci” nè il gol, ritrovato domenica…

La maglia numero dieci se me la danno mi fanno felice perchè sono sempre stato fantasista, giocando più avanti ma ho già giocato in passato in questo ruolo da vero centrocampista centrale e con le mie proprie caratteristiche sto cercando di farmi sentire, di farmi rispettare e recuperare sempre velocemente il pallone senza perdere la qualità del tocco, questo è sempre stato un concetto presente sia nella scuola argentina dove sono cresciuto, all’Argentinos Juniors, sia nella mentalità del nostro mister Giorgio Galluzzo, che per prima cosa a noi centrocampisti, che mi trovi in coppia con Traditi, Conti, Icardi, con chiunque, vuole che andiamo subito ad aggedire il portatore di palla giocando il più alti possibile, per imporre il gioco e questo a me va benissimo.

Tu hai giocato fin da bambino all’Argentinos Juniors dove ti sei formato, con Cambiasso, ma adesso sembri più un Pizarro che picchia il doppio, se serve, una mutazione necessaria?

Si, come detto, non essendo un gigante, devo mettere sempre la sfida sul piano della velocità del recupero palla e se serve picchio il dovuto, in questo sono molto argentino, ma sempre nel massimo rispetto dell’avversario, Oltretutto io sono in italia da ormai nove anni e in varie occasioni ho fatto questa cateogoria a partire da Pisa, Benevento e Martina Franca, prima ancora che a Frascati, e so bene che se non metti queste cose dentro alla tua partita, se non capisci come e quando dare intensità, alla fine non solo non vinci il campionato ma puoi perdere in partenza anche tante partite, più che nel professionismo, la corsa e l’intensità sono il nostro primo requisito e io per primo cerco di trasmetterlo ai compagni. Per quanto riguarda l’amicizia col “Chuchu” Cambiasso, non ho bisogno di dire che è uno dei miei più grandi amici nel calcio e non solo, lo sento anche adesso che è in Inghilterra, anche 2-3 volte la settimana, finchè lui a 16 anni non spiccò il volo per il Real Madrid siamo stati sempre insieme e sempre lo saremo.

CHIESA

Hai qualche altro aneddoto della tua vita calcistica in argentina?

Ricorderò per sempre un Boca Juniors-Argentinos Juniors quando giocammo la stessa partita a livello di campionato primavera prima della sfida di campionato tra le stesse prime squadre e noi giovani della primavera avevamo appena finito di giocare questa sfida a livello di under 18 e Riquelme, proprio quel famosissimo Juan Roman Riquelme che tutti conoscete e che è 2 anni più grande di me, rispose ad un giocatore in campo che non poteva dargli la sua maglia a fine partita, perchè la aveva promessa  a me, ragazzino della primavera per di più di una squadra avversaria, perchè mi conosceva e aveva rispettato la parola data, visto che sapeva che ero rimasto al campo per vedere la partita e avere anche la sua maglia. Una gioia che come potete immaginare mi è rimasta dentro: il grande Riquelme che regala la maglia a un ragazzino, è il simbolo che per certi uomini la parola data è ancora sacra, e mi è rimasto dentro per sempre come insegnamento.

L'attuale centrocampista del Leicester City, ex Inter e Real Madrid, Esteban Cambiasso, da bambino in maglia Argentinos Juniors con Nicolàs Chiesa in Argentina.
L’attuale centrocampista del Leicester City, ex Inter e Real Madrid, Esteban Cambiasso,  (a sinistra) da bambino in maglia Argentinos Juniors con Nicolàs Chiesa in Argentina.

Tornando alla attualità, adesso voi siete sempre più padroni del vostro destino, o temi anche Viterbese, Ostiamare e Fondi più di voi stessi?

No, hai ragione, prima di tutto temo noi e voglio che la tensione sia sempre alta perchè tutti possono sbagliare, ma è normale che visto che non perdiamo da una eternità tutti vogliano batterci e anche dopo il mercato, Viterbese, Fondi, ma anche altre sono più forti di prima. Ma ora noi siamo là sopra e quindi siamo padroni del nostro destino, che è la cosa migliore, e abbiamo un grandissimo allenatore, ripeto. Oltretutto anche noi abbiamo fatto mercato in una rosa già forte, quindi non siamo stati certo a guardare.

Cosa ti ha colpito di mister Galluzzo?

La sua capacità di passare subito dal campo alla panchina, con la stessa forte mentalità vincente è straordinaria e anche come persona, cosa non secondaria, ha grande personalità ma sa guardare al lato umano, credo diventerà un grandissimo allenatore. E poi ama sperimentare, parlare ai calciatori il giusto e con lui sto sperimentando schemi e metodologie di allenamento mai viste prima neppure in Argentina, quindi, anche se ho 35 anni, posso dire forte che con lui sto crescendo anche io, che sono uno dei più esperti di questo gruppo di giocatori.

Nico, però in molti credono che presto o tardi devi toglierti lo sfizio di giocare in C o comunque tra i professinisti, dopo tanta serie D fatta alla grande…

Concordo anche io e mi piacerebbe, sono ambizioso come tutti i calciatori, ma so anche che prima bisogna usare la testa e sapete che ho moglie e figli che amo più di tutto e quindi da anni le mie scelte calcistiche e professionali tengono prima di tutto conto di questo, e quindi se sono importante per vincere o provare a vincere una serie D, piuttosto che andare in C, prima guardo a loro, ai miei familiari e a garantirgli la giusta sicurezza economica, e poi alle mie ambizioni tecniche di calciatore. Perchè prima di essere calciatore, sono uomo, padre e marito. Certo che avrei potuto fare la C, ero vicinissimo a farlo al Pisa nel 2010 quando avevo appena vinto la D e poi non fecero la C2 ma la C1 perchè il Pisa chiese e ottenne di salire di categoria ancora di più, venendo ripescata in C1 e allora tutti i piani societari cambiarono. Stessa cosa alla Lupa Roma, dove pure sono in rapporti più che meravigliosi con il Presidente Cerrai, tanti giocatori e tutto lo staff dirigenziali. Ma capisco anche che oggi la terza divisione in Italia impone obblighi di giovani da schierare, costi maggiori e quindi sono ripartito con grande entusiasmo dalla Lupa Castelli. Però certo, se quest’anno la vinco, anche se mi ricordo che sono del 1980, mi piacerebbe giocare la serie C che mi sono conquistato sul campo e togliermi soddisfazioni che neanche io ora posso immaginare. Ma prima facciamo il nostro e poi del mio futuro ci sarà tempo per parlare.