SERIE D, OSTIAMARE – PIRO E L’INIZIO DA URLO: “FACCIO POCA FATICA PERCHE’ CORRO ALLA STESSA VELOCITA’ DEI SOGNI BIANCOVIOLA”

SERIE D, OSTIAMARE – PIRO E L’INIZIO DA URLO: “FACCIO POCA FATICA PERCHE’ CORRO ALLA STESSA VELOCITA’ DEI SOGNI BIANCOVIOLA”

A cura di Giovanni Crocé

 

Professione Top Player, questo dovrebbe essere scritto nella carta di identità di Daniele Piro, classe 1989, esterno offensivo che soprattutto in questo primo scorcio di campionato nel gruppo G di serie D sembra essere in tale stato di grazia da apparire totalmente sprecato per la quarta serie italiana, eppure lui si ricorda quando i tempi non erano così luminosi, per lui e per l’Ostiamare di patron Lardone ed il posto in classifica non era tanto inebriante come la prima piazza attuale ed allora lo ritroviamo sempre molto umile e distaccato, perchè sa che il calcio spesso concede ma altrettanto frequentemente toglie. Lui, che in serie C c’è già stato da giovanissimo, dopo una prima stagione in Eccellenza con la casacca dei quartieri dove è cresciuto, la Nuova Tor Tre Teste (Cosenza in C1, Vasto in  C2 e Brindisi ancora nella allora ex serie C2, nel 2010-2011, col record personale di 23 presenze in campionato), pensa solo a gustarsi il momento e a preparare sè stesso nel modo giusto per la sfida di domenica ad Ostia, dove all’Anco Marzio arriveranno i sardi dell’Olbia di mister Scotto, vittoriosi in un rocambolesco 3-2 contro l’Anziolavinio di Venturi.

Daniele, i tuoi gol in campionato sono già 5, degli assist onestamente abbiamo perso il conto tra coppa e campionato, è il miglior Piro di sempre?

In biancoviola senza alcun dubbio, anche alcuni tifosi mi fanno queste battute al riguardo e ammetto che non si può giudicare a lungo un giocatore per la propria fama e per sentito dire, ora credo si stiano togliendo delle soddisfazioni vedendomi giocare perchè cominciano a vedere quel calciatore così come glielo raccontavano. Purtroppo soprattutto nell’ultima stagione tutti sanno che ho avuto un infortunio pesante, un malanno vigliacco, e anche con la pubalgia io so che non potrò mai vincere del tutto, ora è praticamente inesistente ma perchè la sto tenendo a bada con terapie specifiche che non termino mai, è come mettere sempre a punto il motore anche quando tutto va bene, so che era quello il problema, sotto il versante fisico. Ora posso tornare a “regalare velocità in giro” perchè mi sento bene come una volta, ma magari esco la sera molto di meno, sono “invecchiato” e capisco che bisogna davvero essere “professionisti nei dilettanti” ed essere rigorosi con se stessi se si vuole fare calcio al più alto livello possibile.

Però va anche detto che spesso ti tacciavano di essere troppo frenetico e poco lucido in campo, al momento di fare più gol o più assist…

Evidentemente anche queste pecche sono ancora presenti a volte ma il mio momento magico dipende anche da quello dei compagni e della squadra, nulla nasce per caso e senza lavoro, quindi è chiaro che se questa è la mia più bella annata ad Ostia ed è arrivata al quarto campionato, devo dire grazie allo staff, al preparatore Fabrizio Matalone e, anche se so che te lo hanno detto tutti, il jolly vero è mister Chiappara col suo secondo Daniele Berretta. Non vedo più certi atteggiamenti da parte mia e da parte nostra, quindi ho capito che il feeling con l’allenatore e lo staff è quello che fa partire tutto, e anche io ho atteggiamenti diversi. Mi hanno fatto tornare la fame che avevo forse un po’ “addormentato” a causa di annate così così in Eccellenza o Serie D e gli infortuni avevano contribuito a far diminuire.

Tutti parlate dello staff come punto forte e ci crediamo, però anche voi sembrate “monoblocco” come non mai…merito solo degli acquisti?

Lo staff in tanti ruoli chiave è nuovo, Angeletti, Piro e Massella, ma anche Maestrelli ad esempio, non c’erano, quindi ti dico di sì. Ma è la comunicazione che è diversa, Berretta e Chiappara sanno come spiegarsi e farsi ascoltare in poche parole e capiscono quando qualcosa non va anche quando noi pensiamo sia tutto ok, sono tecnici superiori alla media, c’è poco da fare. E’ la stessa differenza che ho capito io vedendo il mister quando ci incita e ci invita a non fermarci mai, a spingere, a metterci intensità anche quando già noi pensiamo di andare al massimo. Prima ci accontentavamo di “giocare a calcio”, rapportandoci con due coach che sono stati ex giocatori professionisti anche in A, credo che molti di noi siano tornati sulla Terra e ci siano messi a lavorare per arrivare ai livelli che dice il mister, non avevamo mai avuto termini di paragone così importanti e vicini a noi. Ho capito che un conto è “giocare a calcio” un altro essere “calciatore” vero al cento per cento, solo questi ultimi vanno a fare i professionisti, in A, B, o C dipende da tanti fattori, ma per arrivare in quel calcio, al di là della classe personale, ci sono degli atteggiamenti dentro e fuori dal campo e della forza fisica e mentale che non possono essere ignorate: o le hai e stai là, o cerchi qualcuno che possa insegnartele, e vanno allenate tutta la vita, perchè calare è un attimo. Noi abbiamo questa fortuna, ora e ce ne rendiamo conto tutte le settimane.

Parlando di te, scherzando coi colleghi spesso ripeto che mi sembra di vedere un Cerci preso in prestito la domenica per giocare in D, ma tu da bambino che idolo avevi sulla fascia?

Anche se non era un ala, da bambino romano, ero pazzo per Cafu, il “pendolino” giallorosso e del Brasile. Poi non ho mai avuto un modello vero, anche perchè non ho mai pensato a termini di paragone, non avrebbe senso, però accostarmi a Cerci o a giocatori simili ci mancherebbe, è un onore e mi fa piacere, oltretutto anche lui è romano e romanista, quindi è abbastanza comprensibile come associazione.

Ma se tu a ormai 25 anni dovessi dire dove puoi arrivare in carriera e se ti senti più punta esterna o più centrocampista puro, cosa dici?

So che spesso si creano confusioni tattiche perchè uno vede un giocatore giocare tanto tempo magari in un 4-4-2 o in un 4-3-3 o in un 3-5-2 e la posizione sull’esterno è la stessa, ma i compiti e le richieste del mister sono totalmente differenti. Credo che la forza dell’attuale tecnico sia proprio quella di farmi sentire importante grazie al fatto che mi fa giocare là dove sa che a me piace, pensando prevalentemente a correre, correre, dribblare e fare gol o passaggi vincenti per il compagno. Io mi sento un ala, un esterno offensivo. Poi invece ci sono altri allenatori che pur sapendo cosa sai fare meglio per necessità della squadra ti chiedono di tornare di più dietro in  difesa ed è normale che il dispendio energetico soprattutto quando ero in C era maggiore, ma il passato è il passato, perchè in questo 4-3-3 e in questa squadra io sto da Dio. Se mi chiedi un sogno realistico, dico andare in C personalmente, ritornarci, se mi dici il sogno dei sogni, allora fare la Lega Pro l’anno prossimo con l’Ostiamare, credo avrebbe il sapore di una rincorsa che si conclude in modo vincente per tutti.

Eppure nessuno vuol sentire parlare di primo posto, vi piace vincere e far gol, ma sembra che non guardiate mai la classifica…

Alla fine conta vincere sul campo, la classifica è una conseguenza e sappiamo che se possiamo cambiare il nostro destino è facendo 3 punti il più a lungo possibile, la nostra forza è che a tutti il presidente ha detto di fare meglio dell’anno scorso, poi noi abbiamo fatto 2+2 e da ragazzi e atleti che si reputano intelligenti abbiamo capito che come minimo vogliamo stare attaccati al sogno del primo posto finchè nessuno ce lo strappi via e ti assicuro che ora che ci abbiamo preso gusto, ci dovranno passare sopra per levarci la testa della classifica. Vedendo quello che abbiamo in casa, dobbiamo valorizzare gli sforzi della società perchè questa è una squadra bellissima che non deve farsi intimorire solo perchè ad esempio Viterbese e Lupa Castelli hanno deciso di spendere più di noi. Noi abbiamo massimo rispetto per tutti, loro hanno le loro “armi” e noi le nostre, ma più vinciamo e più lavoriamo e più crediamo di meritarci dove siamo, non c’è assolutamente stupore, c’è solo una consapevolezza che cresce man mano in noi, ma non stiamo rubando nulla.

Prossima tappa l’Olbia che viene da voi, ci tenente all’imbattibilità casalinga, visto che avete perso solo una volta ad Isola Liri?

Sì, e visto il ritmo di Lupa e Viterbese ci mangiamo le mani, ma se doveva esserci un incidente di percorso meglio presto e col minimo scarto, perchè abbiamo capito ancora di più cosa volesse dire il mister Chiappara, le grandi squadre certi pomeriggi abulici, certe prove molli, le possono fare 1 volta, già due è grave e non siamo più per ora ricaduti in quell’errore, quello di pensare che fosse più facile del previsto battere l’Isola Liri. Prima regola nel nostro spogliatoio più degli altri anni è che si gioca al duecento per cento sia con la prima che con l’ultima, altrimenti è tutta colpa nostra, partiamo già sconfitti senza rendercene conto. Dell’Olbia non so nulla, non conosco nessuno, ma so che a tenere l’Anco Marzio inviolato ci teniamo, e se loro giocano un calcio offensivo come dicono, verrà fuori una bella partita che ovviamente speriamo di vincere, perchè dietro corrono.

Ci sarà una data in cui direte davvero, senza condizionale, proviamo a vincere il campionato, punto e basta?

Più che una data un mese, ed è il solito mese chiave in tutti i campionati, ovvero marzo 2015. Se saremo ancora primi a marzo, o giù di lì, ti dirò senza dubbio che a questo punto ci crediamo al 100 per cento, prima non avrete mai certezze, almeno da me.

Un elogio ai giovani, partendo dallo stopper De Nicolò dietro, e da Maestrelli a centrocampo, sono giovani solo per l’anagrafe, ma per ora non sbagliano un colpo…

La solita storia del giovane più o meno pronto, questi sono pronti da anni ed anni, “Tommy” col Futbol ha vinto la Promozione e la coppa italia di categoria a 17 anni, l’anno scorso è sempre stato titolare con l’Eccellenza più giovane che io abbia mai visto, sempre con gli orange, è uno che gioca a calcio bene e da subito. Era un pallino  del mister che lo ha preso già infortunato ma ci credeva, lo ha fatto recuperare e inserito gradualmente, poi lui ha saputo giocare bene le sue carte e ora complice la squalifica di un altro giovane bravo, l’attaccante Palazzini (altro ’95 fermo anche domenica per squalifica) che aveva preso tre giornate, non si è seduto sugli allori e non sta più uscendo dall’11 titolare. Anche De Nicolò sono tre anni che sta in prima squadra, io ero già qua ad Ostia e quando ci giocai contro in allenamento un pomeriggio, lui era a marcarmi e dissi: “Questo ragazzino è forte ma non ho mai visto uno più scoordinato di lui”, però picchiava, stava sul pezzo, è un osso durissimo. Ora scoordinato non lo è più, anzi, ti dico che è migliorato in tutto tanto da farmi pensare che lui può fare tanta, tantissima strada anche nel professionismo, e più lo vedo non far toccare palla a giocatori esperti e giganteschi, come a quelli agili e veloci, io vi confermo che a 19 anni è veramente sulla retta via per arrivare a prendersi i suoi sogni. Ripeto, forse questo è il segreto: io corro alla stessa velocità dei miei compagni e dei sogni di vittoria che tutta la società nutre, semplice, ma vero.