Travaglini lancia il guanto di sfida: “Per il primo posto la partita non è chiusa. Il duello a distanza con Cardella? Nasce da lontano…”

Travaglini lancia il guanto di sfida: “Per il primo posto la partita non è chiusa. Il duello a distanza con Cardella? Nasce da lontano…”

Il peggior incubo della Boreale ha assunto le sembianze di un ragazzo con la maglia numero uno del Ladispoli.

Parliamo di Filippo Travaglini, estremo difensore dei tirrenici che ieri al Salaria Sport Village ha parato anche le mosche, come si dice in gergo, regalando alla formazione di Pietro Bosco il sesto risultato utile consecutivo di un entusiasmante inizio d’anno.

Una vittoria, quella conquistata contro i viola di Alessandro Radi, che ai rossoblu ha permesso anche di allungare sulle dirette concorrenti per il secondo posto, mantenendo inalterate le distanze rispetto alla capolista.

Insomma, una domenica da incorniciare per la squadra cara ad Umberto Paris e per un ragazzo che al suo primo anno da “vecchio” (è un classe 1994) attraverso dedizione ed impegno si sta rivelando una delle armi principali della squadra.

 

 

Cominciamo dal match di ieri.

Qual è stato l’intervento più complicato?

“C’è stato un momento, all’inizio della ripresa, in cui avevamo appena perso Lupo per doppia ammonizione.

Della Penna ha tirato da fuori ed io ho respinto lateralmente, poi loro hanno rimesso il pallone in area ed il pallone, deviato, stava per entrare nell’angolino a rimbalzella.

Non so se hai presente.

Sai, quelle palle “fastidiose”…

Credo sia stata quella la parata più difficile di ieri”.

So che ieri c’era una sfida nella sfida con il tuo amico Cardella…

“Io e Federico abbiamo giocato insieme ad Ostia alcuni anni fa e da allora è nata una grande amicizia con lui e con i suoi genitori.

Io e lui ci sentiamo e ci vediamo spesso.

Per me lui è uno dei giocatori più forti che esistano in questa categoria: mancino puro, grande tecnica.

Poco da aggiungere”.

cardella

Se non qualche punzecchiatura prima di affrontarvi…

“Accade sempre.

Lo scorso anno lui giocava a Montecelio ed io a Fregene.

All’andata loro hanno vinto 6-0 e lui me ne ha fatti due, però una soddisfazione me la sono tolta…”.

Quale?

“Gli ho parato un calcio di rigore.

Lo conosco troppo bene, lui di solito apre per calciare alla destra del portiere avversario ed io, facendo leva sul fatto della nostra ottima conoscenza reciproca, ho immaginato che avrebbe incrociato ed ho indovinato.

Tornammo a casa in macchina insieme e lui rimase zitto per tutto il tragitto, fu un viaggio molto difficile.

L’ha presa malissimo (ride)…”.

Quindi, suppongo che anche ieri le cose non siano andate bene tra voi al termine della gara.

“No, a fine partita mi ha atteso e mi ha abbracciato.

Anche durante i novanta minuti abbiamo riso e scherzato a distanza.

Ad un certo punto lo stesso Di Gioacchino ha dovuto richiamarmi all’ordine (sorride)…”.

Che partita è stata?

“Dura, difficile.

Loro sono una buona squadra e sono difficili da affrontare.

Non dimentichiamo che hanno preso anche un palo ed una traversa.

La possiamo definire una vittoria importantissima e venuta attraverso una grossa prestazione di squadra”.

Una vittoria che vi ha permesso di rafforzare il secondo posto, guadagnando punti su Civitavecchia e Valle del Tevere.

La società però continua a vestire i panni del pompiere.

“Io credo che il club preferisca mantenere questo atteggiamento per un pizzico di scaramanzia mista alla paura di ritrovarsi poi con un pugno di mosche.

Sarò sincero: già dal ritiro di Rivisondoli, la società aveva fissato in una tranquilla salvezza l’obiettivo stagionale, però scorrendo i nomi della nostra rosa e di quelle degli avversari io mi sono immediatamente convinto che, nell’undici, saremmo stati in grado di giocarcela con tutti e credo di averci preso.

Io penso che il Ladispoli sia una squadra molto solida dal punto di vista del gruppo e, sotto certi aspetti, possiamo dire che il nostro rendimento rappresenta una sorta di sfida nei confronti della società che inizialmente non dava molto credito a questa squadra”.

vegnaduzzo-civitavecchia

Domenica al Martini Marescotti arriva il Civitavecchia.

Un eventuale risultato positivo da parte vostra potrebbe indurre il club a fare ragionamenti differenti…

“Indubbiamente sarà uno scontro diretto importante ed il risultato dell’andata ci brucia ancora per come è maturato (rimonta nerazzurra da 2-4 a 4-4 nel finale, ndr).

Mancano ancora tante partite, però dico che l’esito di questo campionato dipende da noi e da come approcceremo le gare.

Di loro temo certamente il parco-attaccanti, che è di spessore, ma noi al match ci arriveremo con un vantaggio di quattro punti.

Non dobbiamo rilassarci, ma imporci di vincere ogni partita di qui alla fine”.

Da dove nasce questa mentalità?

“Credo che buona parte di questa convinzione ce l’abbia fornita il match di due domeniche fa con lo SFF Atletico, tutta un’altra storia rispetto a quello d’andata.

La differenza tra noi e loro?

Per me sta nella cattiveria.

Faccio un esempio: i loro due gol al Marescotti sono stati fortunosi sotto certi aspetti, ma comunque cercati e realizzati con grande determinazione.

I nostri, invece, sono giunti attraverso precise trame di gioco.

Loro mantengono un’andatura formidabile, però noi non dobbiamo rallentare.

Finchè la matematica non ci condanna, dobbiamo credere nelle nostre possibilità di riprenderli.

Loro sono un po’ come la Juventus: impongono un ritmo alto anche alle rivali più vicine.

Se riusciremo a riprenderli, bene, male che vada saremo pronti a sferrare l’attacco decisivo al secondo posto, per il quale le rivali più pericolose sono Civitavecchia, Valle del Tevere e Cre.Cas., come recita la classifica”.

Di recente c’è stato un periodo in cui mister Bosco ti ha preferito Agostini.

Naturale turnazione, problemi fisici o c’è dell’altro?

“No, affatto.

Stavo molto bene e venivo da una serie di prestazioni positive.

Il Ladispoli è una delle poche squadre che dispone di un portiere esperto, se così si può definire un ’94, e di un under.

bosco-ladispoli

Tra me e Lorenzo Agostini c’è una competizione leale per il posto in squadra.

Lui è un portiere molto preparato ed il mister sa che può stare tranquillo qualunque scelta compia.

In più vorrei sottolineare che, a mio giudizio, disponiamo di uno dei migliori preparatori dei portieri che esistano in regione: mister Cascianelli”.

Tra i tanti colleghi affrontati nel corso della stagione chi ti ha impressionato di più?

“Una grande impressione me l’ha fatta Alessandri, il portiere dell’Eretum Monterotondo.

Bellissimo è stato anche il confronto a distanza con il portiere del Cre.Cas., De Angelis, un altro mostro sacro”.

In una stagione che per il Ladispoli si sta rivelando quasi un sogno ad occhi aperti, sotto quale aspetto ti senti particolarmente arricchito o cresciuto come estremo difensore?

“Ragionando nell’ottica del gruppo, direi che ciò che stiamo facendo nasce all’interno delle quattro mura di quello spogliatoio che condividiamo da mesi quasi tutti i giorni.

Personalmente mi sono sempre dovuto sudare il posto e tutte le volte che sono riuscito a conquistarmelo ho chiaramente provato una certa soddisfazione.

Tecnicamente parlando, insieme al preparatore dei portieri proviamo sempre a correggere il dettaglio e la lettura delle situazioni che possono verificarsi in partita.

Credo di essere cresciuto nelle uscite a contrasto.

Un episodio del genere mi è capitato proprio contro la capolista…”.

Cosa passa per la testa di un portiere che all’ultimo minuto di una gara equilibrata si trova di fronte il capocannoniere del campionato?

“Devi avere in testa tutte le variabili che analizzi in settimana durante gli allenamenti ed unirle al tuo istinto.

Hai a disposizione una frazione di secondo per operare una scelta, sperando che sia quella giusta.

Credo che in quel frangente abbia giocato un ruolo la cattiveria con cui sono andato incontro a Tornatore”.

La stessa cattiveria che deve esibire il Ladispoli da qui al prossimo sette maggio?

“Esattamente”.

 

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