TRAVAGLINI, L’ANGELO DEL LADISPOLI NON HA PAURA: “CI SOTTOVALUTANO? MEGLIO COSI’…”

TRAVAGLINI, L’ANGELO DEL LADISPOLI NON HA PAURA: “CI SOTTOVALUTANO? MEGLIO COSI’…”

Ventun anni sono forse pochi per definire pienamente la personalità di un individuo, ma c’è anche chi riesce a strutturarsi anzitempo.

Questione di carattere o magari anche di genetica.

Lo sport, di certo, aiuta.

Se lo interpreti nel modo giusto, coltivando la tua passione e comprendendone a fondo gli inevitabili sacrifici che comporta, la vita ti porta ineluttabilmente a crescere prima rispetto ai tuoi coetanei.

Filippo Travaglini è entrato da poco nella grande famiglia del Ladispoli.

Estremo difensore classe 1994 di scuola-Ostiamare, è arrivato alla corte di patron Paris dopo l’ottima stagione trascorsa a Fregene alle dipendenze di Paolo Caputo.

Filippo si gioca il posto con un altro portiere di talento come Agostini, di un anno più anziano di lui ed al quale è subentrato dopo una decina di minuti dall’inizio della sfida, poi vinta, a Tor Sapienza.

Proprio la grande prestazione offerta da Travaglini al Castelli ha permesso al numero uno rossoblu di aggiudicarsi la seconda tappa del “Top Player di Eccellenza” del mese di settembre sul nostro sito.

 

Filippo, i complimenti sono doverosi.

Il nostro è solo un gioco, ma è comunque apprezzato dagli addetti ai lavori.

“Lo so e e per questo provo molta gratitudine nei confronti di chi mi ha votato.

Soddisfazioni come questa ripagano anche dei sacrifici che compi per seguire la tua passione”.

Le prime tre giornate di campionato hanno evidenziato in modo netto la bontà del vostro lavoro.

Pur riconoscendo al Ladispoli una grande qualità, in pochi ipotizzavano una partenza così lanciata da parte vostra.

“Noi invece ce l’aspettavamo onestamente.

Nello spogliatoio siamo tutti consapevoli di essere un grande gruppo, composto da under molto forti e da senatori che tutti conoscono.

Tutto sommato, però, sono contento che si parli poco di noi”.

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Siete a punteggio pieno e domenica affronterete proprio la formazione che attualmente divide la vetta con voi.

Che partita ti aspetti al Paglialunga?

“Penso sia una di quelle sfide che tutti vorrebbero giocare.

La immagino tirata, equilibrata, emozionante.

Noi andremo lì per mettere in mostra la nostra identità di gioco e loro faranno altrettanto.

Più di qualcuno sostiene che non dovremmo nemmeno presentarci al campo.

“Che ci andate a fare?”, dicono.

Va bene così, continuassero pure a darci per spacciati.

Noi non abbiamo paura di nulla.

Diremo la nostra, come sempre.

Obiettivi non ce ne poniamo, preferiamo ragionare domenica dopo domenica.

Mettiamola così: ci mancano una trentina di punti alla salvezza…”.

Com’è stato l’impatto con il club rossoblu?

“Ottimo.

Questa società ha una struttura davvero invidiabile sotto il profilo organizzativo e non ci fa mancare davvero nulla.

Come ho già detto in precedenza, il nostro è uno spogliatoio compatto e mi sto trovando benissimo”.

Manca ormai poco all’inaugurazione del nuovo stadio.

Sei consapevole che potresti essere tu l’ultimo portiere del Ladispoli a parare sulla storica pozzolana del Martini Marescotti?

“Io e Lorenzo (Agostini, ndr) scherziamo di continuo su questo argomento e pensiamo costantemente al momento in cui potremo finalmente smettere di cercare qualunque tipo di imbottitura per allenarci (ride)…

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Scherzi a parte, il nuovo stadio è bellissimo ed ormai mancano solo i dettagli per completarlo.

Arriverà, ma non deve essere un chiodo fisso per noi.

Intanto, facciamo il callo al “croccante” del Martini Marescotti e proviamo a lasciarlo da imbattuti”.

 

Nel calcio il ruolo del portiere è da sempre considerato uno dei più affascinanti ed è vasta la letteratura in materia.

Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo?

“Credo sia stata un questione d’istinto.

La prima volta che entrai su un campo di calcetto avevo cinque anni e mi diressi immediatamente verso la porta.

Il ruolo del portiere t’impone una grande passione ed altrettanto spirito di sacrificio, doti che penso di aver sempre avuto”.

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Secondo te, quale altra qualità non deve assolutamente mancare in un estremo difensore?

“Direi l’umiltà, ma questo vale anche per i giocatori di movimento.

A questa aggiungerei la capacità di caricare i tuoi compagni e la forza mentale.

Se ne sei privo, questo è un ruolo che ci mette un attimo a distruggerti”.

 

A Tor Sapienza sei stato catapultato a freddo in campo per l’infortunio occorso ad Agostini ed hai subito dovuto incassare il rigore che ha portato in vantaggio gli avversari.

Come hai reagito?

“Ho provato immediatamente a caricare i miei compagni.

Sono uno che dialoga molto con la difesa perchè ritengo che chiamarsi l’uomo, segnalare una diagonale o una copertura dimezzi le fatiche.

A volte, però, esagero e mi spingo anche a parlare con gli attaccanti (sorride)…”.

Chi era il tuo modello quando hai cominciato?

“Sono cresciuto con il mito di Buffon ed appartengo alla generazione che ha avuto il privilegio di ammirare l’apice della carriera di questo fenomeno.

Indico lui ma, per un discorso di somiglianza nella costituzione fisica, anche Peruzzi.

Un portiere straordinario che ha avuto soltanto la sfortuna di incappare in qualche infortunio di troppo”.

E’ per questo che i tuoi compagni ti chiamano Angelo?

“Sì, mi prendono in giro ma va bene così.

Mi chiamano Angelo oppure Pippo, il diminutivo di Filippo”.

E “Angelo” Travaglini cosa fa al di fuori del terreno di gioco?

“Studia Economia all’Università e nel tempo libero ama socializzare e relazionarsi con gli altri.

Le mie grandi passioni sono due: la Roma, di cui sono tifosissimo, e la montagna.

Fino a sei o sette anni fa andavo sempre in settimana bianca.

Ora ho smesso per non correre il rischio di farmi male, sciando”.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

“Sono due anche in questo caso: il primo è vincere un campionato.

Nella mia vita mi sono aggiudicato solo tornei di poco conto a livello giovanile e sarebbe stupendo assaporare un’emozione del genere.

Il secondo è invece legato alla speranza di tornare un giorno a giocare in Serie D.

Ho ancora tanta voglia di confrontarmi con quella categoria”.