Boreale, Cardella a cuore aperto: “Gli attaccanti? Una categoria di egoisti. Vi spiego cos’è per me l’amicizia…”

Boreale, Cardella a cuore aperto: “Gli attaccanti? Una categoria di egoisti. Vi spiego cos’è per me l’amicizia…”

E’ di una sincerità che, a tratti, quasi ti disarma, ma lui è fatto così.

Prendere o lasciare.

Federico Cardella non scende a compromessi con se stesso, figuriamoci se fa sconti ad un ambiente che non è esente da difetti ed imperfezioni.

La sincerità in servizio effettivo messa a disposizione della Boreale, la cui salvezza passa in buona misura attraverso le sue reti.

Ne ha già segnate quattordici, non sono poche ma chissà se poi basteranno a garantirgli quella chiamata che egli si augura arrivi prima o poi.

Nella speranza che ciò possa accadere, abbiamo bussato alla sua porta, a quella del Top Player di Eccellenza della scorsa settimana.

 

Federico, cosa rappresenta per te il calcio?

“E’ tutto.

Che devo dirti?

E’ la mia vita, senza non ce la farei.

Vedi, io sul calcio ho puntato tutto.

Ho rinunciato al sabato sera, anche al venerdì se il giorno dopo abbiamo la rifinitura.

La mia ragazza lo sa e lo ha accettato.

Ho smesso anche di studiare a diciassette anni, so che probabilmente è un errore ma è così…”.

Magari un giorno riprenderai gli studi…

“Non so quanto serva il famoso pezzo di carta, ma hai ragione.

Magari un giorno, me lo dicono tutti e me lo ripeto anch’io…”.

Cosa ti ha spinto a giocare lì davanti?

“Non lo so, ma è da quando sono bambino che faccio l’attaccante.

I gol li ho sempre fatti, partendo dalla Petriana per poi passare all’Urbetevere e dopo ancora alla Vigor Perconti, dove ho vinto il titolo di capocannoniere con gli Allievi Elite giocando da punta esterna.

All’inizio ero sempre impiegato da centravanti, poi nel tempo mi hanno provato in tutti i ruoli del reparto offensivo”.

Anche se hai appena compiuto ventitre anni, di gol ne hai già realizzati tanti.

Ne esiste uno al quale sei particolarmente affezionato?

“Me ne viene in mente uno con un bel tiro a giro in un Vigor Perconti-Aprilia, ma anche un altro, da ex di turno, in un Urbetevere-Vigor Perconti che valeva per le semifinali.

All’andata avevamo pareggiato 1-1 in casa nostra ed al ritorno un po’ fui beccato.

Non mi ero lasciato benissimo con loro, anche se poi i rapporti con Stazi e Rapone sono rimasti buoni.

Risultato: dopo dieci minuti avevamo già segnato due gol.

Io feci il secondo ed esultai come un pazzo”.

Personalmente ho sempre visto una gran dose di ipocrisia nel fatto che alcuni calciatori non esultino dopo aver fatto gol alla propria vecchia squadra.

“Sono d’accordo.

Il compito di un attaccante è quello di segnare.

Se lo faccio, devo far finta che mi dispiaccia?

Io credo che si debba esultare sempre, per rispetto della maglia che si indossa”.

cardella

Quanto ti senti cresciuto come calciatore rispetto a quei tempi?

“Moltissimo, specie negli ultimi due anni.

Nella mia prima esperienza in Eccellenza, a Pomezia, feci undici reti, però ero sempre teso, non vivevo bene la partita.

Adesso è diverso.

Riesco a divertirmi lavorando e mi sento più maturo.

Stesso discorso dal punto di vista tecnico.

Prima tendevo un pochino a nascondermi durante la partita, mentre adesso mi piace essere nel vivo dell’azione”.

Nonostante la tua affidabilità, spesso hai militato in formazioni che non avevano l’assillo del successo finale.

Ti senti pronto per la chiamata di un club di categoria superiore o di uno appartenente a quella in cui militi, ma che abbia l’obiettivo di vincere?

“Sotto certi aspetti, questa situazione mi fa pensare.

Prendi Tornatore.

Per me lui è una sorta di punto di riferimento.

Quanti gol avrà realizzato negli ultimi quattro anni?

Centocinquanta?

Diego è fortissimo, però va anche detto che ha sempre militato in squadre dal grande potenziale offensivo ultimamente e questo sicuramente lo ha aiutato.

Intendiamoci bene, lui è il miglior attaccante della categoria in questo momento, però a volte mi domando: se ci fossi stato io al suo posto, come sarei andato?

Me la sarei cavata anch’io oppure no?

Mi piacerebbe verificarlo, mettermi alla prova in una squadra come lo SFF Atletico.

Adesso mi sentirei pronto ad accettare una sfida del genere…”.

tornatore

Cosa invidi a Tornatore dal punto di vista tecnico?

“Innanzitutto, il colpo di testa.

Pur non essendo molto alto, lui riesce a staccare in modo incredibile.

Poi direi anche la freddezza sotto porta.

In certi momenti per un attaccante non è facile prendere la decisione giusta, a tu per tu con il portiere avversario.

Beh, lui quei gol non li sbaglia mai”.

Qual è il pezzo forte del repertorio di Federico Cardella invece?

“Credo la tecnica, intesa non come giocata fine a se stessa ma come mezzo per rendersi utile alla squadra”.

Che valore ha l’amicizia per te?

“Ha un valore enorme.

Se riesci a trovare un amico con cui confidarti nei momenti bui o che sappia darti il consiglio giusto quando serve, hai fatto bingo.

Io ne ho tre o quattro e me li tengo stretti”.

travaglini ladispoli
Filippo Travaglini

Tra questi c’è per caso Filippo Travaglini?

“Tra questi c’è Filippo Travaglini (sorride)…”.

Quando vi affrontate, però, sono sempre scintille.

“Quest’anno ho provato in tutti i modi a fargli gol, ma lui ha parato anche le mosche.

Alla fine gli ho detto: “Certo che sei proprio una brutta persona, eh?” e mi sono dovuto arrendere”.

La vostra amicizia ha resistito anche ai marosi di un Montecelio-Fregene 6-0 della stagione scorsa…

“So che ne avete già parlato in una precedente intervista, ma voglio dire anch’io la mia su quel giorno…”.

Prego.

“E’ tutto vero ciò che ha dichiarato Filippo: gli ho fatto due gol e poi mi ha parato un rigore.

Peraltro, lo ringrazio sentitamente per aver rivelato a tutti come amo tirarli.

Quello che non ha detto è che ha esultato come se avesse vinto la Coppa del Mondo, quando lo ha parato”.

Pare che durante il viaggio di ritorno verso Roma (che avete condiviso), tu non abbia aperto bocca nonostante la rotonda vittoria…

“Filippo mi conosce benissimo ed ha intuito come glielo avrei tirato.

E’ partito cinque minuti prima ed io ci sono cascato…”.

Cosa hai pensato quando hai visto la sua esultanza sfrenata?

“Mi sono detto: “Adesso lo ammazzo”.

Però poi ho pure pensato che, così facendo, sarei rimasto appiedato a Montecelio ed alla fine ho preferito metterci una pietra sopra (ride)…”.

Qual è il maggior pregio di Travaglini?

“Lui c’è sempre quando hai bisogno di lui.

E’ un ragazzo speciale.

Quando l’ho visto nella vostra trasmissione l’altra settimana, mi sono messo a ridere.

E’ più forte di me, appena vedo quella faccia lì con quella barba scoppio a ridere.

E’ permaloso e rosicone come pochi, ma gli voglio troppo bene.

E poi dove lo trovi uno che di faccia sembra Alisson e di corpo Peruzzi?”.

Quindi l’amicizia nel calcio esiste…

“In linea di massima direi di no, anche se ci sono delle eccezioni e per me rispondono al nome di Filippo e di Tommaso (Roselli, ndr), un altro ragazzo eccezionale e sempre disponibile.

Per quanto riguarda il resto, dico che ognuno pensa ai cavoli suoi, altro che gruppo.

Un concetto che vale soprattutto per gli attaccanti…”.

Spiegati meglio.

“Prendi una squadra qualsiasi.

Se tra gli attaccanti in campo segna solo uno, gli altri la prima volta lo abbracciano, la seconda pure e dalla terza in poi non esultano nemmeno…

Funziona così, c’è molto egoismo nella categoria”.

La Boreale alterna periodi positivi a fasi in cui è irriconoscibile.

Da cosa deriva questa discontinuità?

“Per me dipende dal fatto che tendiamo a rilassarci.

Ad eccezione del Ladispoli, con cui abbiamo perso in entrambe le occasioni, con le big del campionato le cose non sono andate male.

Il nostro problema è che pareggiamo con lo SFF Atletico e battiamo la Valle del Tevere, però poi non riusciamo a vincere contro la Vigor Acquapendente e perdiamo tutte e due le partite contro il Tolfa.

Direi che approcciamo male e poi ci cala la concentrazione.

Domenica contro l’Eretum Monterotondo abbiamo disputato un primo tempo imbarazzante, anche se poi nel secondo l’arbitro ci ha danneggiati con alcune decisioni.

Possiamo e dobbiamo far meglio”.

Fabrizio Liberti
Fabrizio Liberti

Lo ha detto anche Fabrizio Liberti nei nostri studi domenica scorsa.

A proposito, che impatto ha avuto il mister nel vostro spogliatoio?

“Lo definirei importante, perchè ci ha dato cattiveria.

Prima eravamo davvero mosci.

Lui da noi pretende intensità e ci tiene sempre sulla corsa.

Durante la partita non strilla mai verso i suoi giocatori, poi però negli spogliatoi si fa sentire eccome…”.

A proposito, oggi c’è la ripresa degli allenamenti.

Auguri.

“Grazie.

Ora che me lo hai ricordato, mi sa che uso il jolly e mi butto malato (ride)…”.

Domenica prossima andrete a giocare sul campo di un’ avversaria rognosa, ma ormai fuori da qualsiasi discorso di classifica, come la Pro Calcio Tor Sapienza.

Se tu fossi nei panni di Liberti, imposteresti una partita difensiva o proveresti a giocartela a viso aperto?

“Loro sono una buonissima squadra, li conosco bene.

E’ vero, non hanno più obiettivi ma non faranno sconti.

La mia mentalità è quella di giocarmela sempre alla pari con tutti, anche perchè questa squadra, con la sola eccezione della capolista, tecnicamente non è seconda a nessuno.

Se andremo a Tor Sapienza per raccogliere un punto, usciremo sconfitti, mentre con un atteggiamento diverso possiamo centrare i tre punti e metterci in una condizione favorevole per le gare restanti”.

Attualmente avete trentacinque punti e di giornate ne mancano sei.

Quanti ne dovete conquistare per essere al riparo da qualsiasi sorpresa?

“Credo che quattro o cinque possano essere sufficienti.

Ci saranno tanti scontri diretti e molte squadre dovranno anche affrontare le formazioni in lotta per il primo o per il secondo posto e lì difficilmente faranno punti.

Se vuoi la mia opinione, probabilmente si giocherà un solo play-out”.

Chi vedi favorito per il secondo posto?

“Il Ladispoli è una bella squadra e sarei contento per Filippo, se ce la facessero, però credo che la Valle del Tevere abbia qualcosa in più.

Giocano un bel calcio e davanti hanno tre grandi giocatori come Danieli, Federici e Neri.

Il Civitavecchia, invece, ha avuto troppi problemi e cambiato troppi allenatori.

Onestamente non penso possa arrivare…”.

cardella montecelio

Ultima e fatidica domanda: qual è il tuo sogno?

“In parte ti ho già risposto in precedenza.

Sogno di poter fare il calciatore e proverò a raggiungere questo obiettivo fino alla fine.

Sono ancora giovane, anche se non più giovanissimo, e penso che per me saranno decisive le prossime due stagioni.

Servirà anche fortuna, perchè si sa come vanno le cose nel calcio, però darò tutto me stesso per mantenere acceso questo sogno.

Non riesco ad immaginare una vita senza pallone.

Non saprei che altro inventarmi (sorride)…”.